Pubblicato su politicadomani Num 66 - Febbraio 2007

Thomas Sankara
Il "Che" africano
In soli quattro anni di governo il Presidente Thomas Sankara ha trasformato il paese da una terra senza speranza ad una nazione decisa a migliorare

 

Yako, Alto Volta, 21 dicembre 1949 - Ouagadougou, Burkina Faso, 15 ottobre 1989.
Presidente della regione a cui egli stesso cambiò il nome da Alto Volta in Burkina Faso, "il paese degli uomini onesti", Thomas Sankara, il "Che Guevara" africano, è ancora un mito per tanta gente di questo continente.
Di famiglia cattolica, doveva diventare prete. Diventò invece un ufficiale dell'esercito e come tale fondò con altri giovani ufficiali l'RCO, il Raggruppamento degli Ufficiali Comunisti. Molti dicono che non perse mai la sua fede cattolica nonostante le sue convinzioni marxiste.
Fu segretario di Stato nel 1981 e primo ministro nel 1982. Salì al potere a 33 anni, in seguito ad una rivolta popolare e a un successivo colpo di stato nel 1983. Una carriera fulminante.
Ma così, fulminante e instancabile, era Sankara. Un eroe "diverso" che a soli 34 anni si trovò a capo di una nazione prostrata da decenni di colpi di stato; che la desertificazione e la carestia avevano ridotto alla fame; percorsa da scioperi selvaggi; invasa dalla miseria. Sankara decise che era necessario cambiare radicalmente. La sua politica si ispirò a quella di Castro e al Ghana. Lottò contro la corruzione, promosse la riforestazione, l'accesso all'acqua potabile per tutti, e fece dell'educazione e della salute le priorità del suo governo. Soppresse molti dei privilegi detenuti sia dai capi tribali, sia dai politici, e attraverso dichiarazioni e gesti molto chiari, applicò con grande coerenza le sue idee. Ad esempio: il suo governo incluse un grande numero di donne, condannò l'infibulazione e la poligamia, promosse la contraccezione; fu il primo governo africano a dichiarare che l'Aids era la piú grande minaccia per l'Africa. Sankara e i suoi collaboratori viaggiavano sempre in classe economica e a ranghi ridotti nelle visite diplomatiche;vendette la maggior parte delle Mercedes in forza al governo e proclamò l'economica Renault 5, l'automobile ufficiale dei ministri.
In soli quattro anni realizzò riforme sociali epocali e mutò il volto del paese. In tre settimane fece vaccinare il 60% dei bambini contro il morbillo, la meningite e la febbre gialla (l'Unicef dichiarò questa una delle più belle imprese mai realizzate). Impose ai capi villaggio di seguire corsi di formazione di primo soccorso e promosse nelle zone rurali una campagna rapida di alfabetizzazione. Risollevò le sorti dell'agricoltura: eliminò la tassa di captazione (500 franchi da pagare in denaro, o in natura, o in lavoro forzoso alle autorità); nazionalizzò le terre coltivabili, le distribuì alle famiglie secondo le necessità e istituì un catasto; reinvestì i capitali dello Stato liberati con i risparmi nella costruzione di strade, dighe per l'irrigazione, formazione agricola. Rifiutò polemicamente gli aiuti internazionali e le politiche del fondo monetario internazionale. "L'africa si salverà da sola, diceva. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno sta nella nostra terra e nelle nostre mani". Promosse una campagna contro il debito estero dei paesi africani. Le sue parole scandalizzavano le cancellerie occidentali: "Dopo essere stati schiavi, ora siamo schiavi finanziari. Dobbiamo avere il coraggio di dire ai creditori: siete voi ad avere ancora dei debiti, tutto il sangue preso dall'Africa". Impose a tutti, compreso se stesso, una severa politica di austerità nei consumi e pretese che tutti lavorassero per il paese. Si fece molti nemici, specie fra le potenze occidentali, che mal sopportavano i suoi modi di fare spicci e populisti e mal vedevano la sua amicizia con Gheddafi, Fidel Castro, Menghistu e il mozambicano Samora Machel. Cambiò però il paese e, soprattutto, restituì alla sua gente e a tutti gli africani la dignità e l'orgoglio di essere africani. Era un pericolo, però: i tanti giovani africani dei quali era diventato l'idolo e le giovani nazioni africane, appena da poco uscite dalle strette del colonialismo, potevano cercare di imitarlo. Per questo doveva essere fermato. E fu fermato, il 15 ottobre 1987, ucciso in un golpe militare organizzato dai suoi stessi collaboratori.

 

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