Pubblicato su politicadomani Num 65 - Gennaio 2007

L'evoluzione dell'istinto
La Riflessoterapia
L'Organizzazione Mondiale della Sanità definisce lo stato di salute: "uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non solo l'assenza di malattia e di debolezza". La riflessoterapia potrebbe essere di aiuto

di Eryka David

È dai tempi dell'uomo primitivo che ci tramandiamo un bagaglio di antiche gestualità che forse è diventato parte del nostro patrimonio genetico. Quando diamo dei piccoli colpetti sulla schiena di un bambino perché digerisca, facendogli fare il "ruttino", facciamo una semplice manovra d'esperienza che ci tramandiamo di generazioni, una manovra che facciamo istintivamente quando è necessario. Anatomicamente questa manovra si spiega come lo stimolo esercitato sulla terza, quarta vertebra dorsale da cui partono le terminazioni nervose che vanno a regolare l'ultima parte dell'esofago e la valvola del cardias, interposta tra quest'ultimo e lo stomaco.
Dagli organi interni si dipartono linee energetiche che attraversano l'intero corpo e scorrendo arrivano in superficie mettendo in evidenza sulla pelle lo stato di salute o di malattia dell'organo corrispondente. Esistono zone in cui questi canali di "scorrimento" sono più concentrati: le zone terminali del nostro corpo, la testa, le mani e i piedi. Mantenere questi punti di passaggio liberi da impedimenti aiuterebbe l'equilibrio psico-fisico del corpo umano, agevolando la sua funzionalità. Da queste tesi si sono sviluppate le medicine naturali, tra cui anche la Riflessologia (come studio dei riflessi), e la conseguente Riflessoterapia (metodo terapeutico consistente nel cercare di guarire una malattia anche mediante l'aiuto di "riflessi" determinati artificialmente con l'eccitazione a distanza dei centri nervosi, intesi come zone corrispondenti e riflesse di precisi organi collocati in un diverso punto del corpo umano).
Riflesso sta per riflettere ovvero deviare, in questo caso ad esempio, un'energia. Il riflesso è anche una mano che si ritrae a contatto con il fuoco, o le pupille che si contraggono se stimolate dalla luce. Perciò il riflesso è una risposta involontaria obbligata, innata, stereotipata ad uno stimolo sensoriale.
Il primo studioso a pubblicare un trattato sulla riflessologia fu il dottore in medicina William H. Fitzgerald nel 1917 con il libro dal titolo "Terapia zonale, come alleviare il dolore a casa propria".
Mentre era a capo del reparto di Otorinolaringoiatria dell'Ospedale Centrale di Londra integrò il suo lavoro con gli studi effettuati all'Istituto di Studi Orientali di Vienna dove ebbe modo di scoprire e imparare l'antichissima cultura della digitopressione. Sempre a Vienna, presso il dott. H. Bressier si occupò della possibilità di trattamento degli organi interni mediante la compressione di punti del corpo lontani. Sperimentò una mappa di zone che diede origine alla teoria secondo la quale il corpo umano è attraversato da un reticolo longitudinale che partendo dalle dita del piede e della mano si congiunge alla sommità della testa. Secondo questa mappa, per intervenire sul paziente il dott. Fitzgerald, comprimeva determinate zone della mano del paziente, ottenendo un effetto analgesico sull'organo corrispondente.
Questa terapia ha un grande potere di prevenzione e data la sua grande capacità di rilassare il corpo e la mente può essere fonte di giovamento per quelle persone che si trovano a vivere particolari momenti di stress e di tensione.
La riflessoterapia, come altre pratiche rivolte al miglioramento del benessere e della qualità della vita delle persone, ha lo svantaggio di essersi fondata su culture differenti da quella ufficiale, come le università, le scuole, per cui ricopre un ruolo marginale. Ancora ora esse incontrano moltissima resistenza da parte della medicina ufficiale. Eppure se entrassero a far parte della pratica terapeutica normale e fossero svolte sotto accurato controllo medico sarebbero di notevole aiuto per la prevenzione e la cura di molte malattie, considerata anche la loro caratteristica di non essere invasive.

 

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