Pubblicato su politicadomani Num 65 - Gennaio 2007

Emergenza
Psicofarmaci ai minori
La prescrizione e la somministrazione di farmaci psichiatrici ai bambini, in Italia, sta assumendo proporzioni preoccupanti: c'è il rischio di allevare una generazione "farmacodipendente"

di Claudio Ferrante

"Giù le Mani dai Bambini" è il nome della campagna di farmacovigilanza che si è svolta a Roma il 17 novembre scorso alla vigilia della "Giornata Mondiale dell'Infanzia". Più di 100 le Associazioni e 230mila gli addetti ai lavori del settore della Salute rappresentati dal Comitato composto da Luca Poma, portavoce di "Giù le Mani dai Bambini", e Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell'età evolutiva. Scopo della manifestazione: sensibilizzare e dare informarsi. "Dare psicofarmaci ai bambini italiani, è uno scandalo. Troppi e somministrati con troppa leggerezza. In cinque anni in Italia la prescrizione di psicofarmaci ai bambini è aumentata addirittura del 280 per cento. Negli Usa, dove i bambini in terapia sono più di undici milioni, l'aumento è stato del 150 per cento. Si stanno aprendo in Italia, su tutto il Territorio 82 Centri per la somministrazione di psicofarmaci ai bambini "iperattivi". E pensare che le Autorità di controllo sanitario avevano garantito di istituire un solo Centro di eccellenza per regione in modo da prevenire gli abusi. E il rosario degli scandali continua: l'Emea, l'Agenzia Europea per i farmaci, ha autorizzato la somministrazione del Prozac, la discussa e potente "pillola della felicità", ai bambini già da otto anni dopo appena 4-6 sedute di psicoterapia senza risultati. Di scandalo, in scandalo: le scuole non hanno risorse per affrontare il problema dei "bambini-giamburrasca" e così si sono già registrati i primi casi di alunni allontanati da scuola". Pensare che una terapia possa concludersi in un così breve lasso di tempo è sbagliato, considerato anche il fatto che chi viene sottoposto all'indagine medica è un bambino o, nel migliore dei casi, un adolescente. Difficile interpretare subito correttamente l'atteggiamento di un bambino e prescriverne quindi la terapia farmacologica. Un bambino è infatti molto meno collaborativo di un adulto il quale lavora dove è possibile con più razionalità consentendo così di individuare più velocemente la terapia.
Dal punto di vista dell'informazione e della divulgazione scientifica ci ritroviamo poi di fronte a paradossi di proporzioni gigantesche. Il mezzo mediatico è sempre in prima linea, oggi più di prima, per la trasmissione di notizie che dovrebbero scoraggiare l'assunzione di farmaci inutili e avviare a soluzioni alternative.
Ecco un esempio.
"Il mal di testa è dato anche da disturbi depressivi ed è presente molto spesso nei bambini. Può essere causato dalla voglia del bambino di qualcosa. La maggior parte dei mal di testa è di origine psicologica. Ci sono moltissimi farmaci che possono curarlo." È questa una delle indicazioni che con sempre maggiore frequenza viene data in programmi ad indirizzo medico e che passa regolarmente sulle reti nazionali del servizio pubblico. Questa indicazione contrasta radicalmente con alcuni dati molto meno pubblicizzati che riguardano i risultati di alcuni sondaggi. "Dei 1600 italiani dai 16 ai 65 anni di età, ai quali era stato chiesto cosa pensassero dell'uso degli psicofarmaci ai bambini, hanno rispost per il 97 per cento "no" all'uso degli psicofarmaci per risolvere i disagi psichici dei minori; il 97,1 per cento inoltre dice che le diagnosi fatte oggi con i questionari non sono affidabili". Questo è quanto si legge nella relazione presentata dall'associazione "Giù le Mani dai Bambini " e che testimonia le contrapposizioni fra l'opinione pubblica e certi meccanismi che vedono nei bambini i malati adulti del futuro. In proposito sono esemplari le prese di posizione di personalità del mondo sociale, sanitario e politico. Giovanni Pirone, Direttore Generale dell'Istituto Italiano di Medicina Sociale, ha detto in una nota che "i piccoli consumatori di oggi rischiano di diventare adulti farmaco-dipendenti. Va arrestato il materialismo sanitario incentrato su una soluzione farmacologica anche di problemi che attengono alla sfera psichica ed emozionale".
La superficialità con cui sono spesso trattati i piccoli pazienti stride con la volontà degli specialisti che, al di fuori di certe logiche, invitano alla cautela, alla riflessione ad un livello sempre più alto di attenzione. "Le troppe prescrizioni di psicofarmaci ai bambini - dice Massimo Di Giannantonio, Ordinario di psichiatria all'Università di Chieti - sono dovute a diagnosi non corrette formulate da medici di medicina generale e da pediatri che non hanno il necessario bagaglio di informazioni per compiere un passo così importante come quello di somministrare uno psicofarmaco ad un bambino. Ma sono dovute anche a diagnosi formulate da medici competenti come neuropsichiatri infantili e psichiatri adolescenziali, che ritengono che alla base del disturbo dei bambini ci sia un fattore biologico curabile quindi solo con i farmaci".

 

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Num 65 Gennaio 2007 | politicadomani.it