Pubblicato su politicadomani Num 65 - Gennaio 2007

Grandi "sprechi"
Un paese in perdita di capitale sociale
Se l'impegno politico è la misura della vitalità di una collettività, nonostante tanto parlare di politica l'Italia rischia il declino

di Maria Mezzina

La vitalità di una società e di uno Stato si misura anche dal grado di partecipazione alla politica dei suoi giovani. L'indicatore è entrato solo recentemente a far parte della sociologia contemporanea. L'Italia, che sta invecchiando e ha poche speranze di cambiare il trend demografico, risulterebbe anche per questo motivo irrimediabilmente sul viale del tramonto. Lo confermano i dati sulla partecipazione degli adolescenti alla politica, riportati nell'ultimo Rapporto Eurispes sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza.
La preoccupazione è condivisa da molti, ad iniziare dai responsabili dell'Eurispes e di Telefono Azzurro i quali hanno fatto delle 13 pagine su questo argomento (a fronte delle oltre 800 del poderoso volume) il tema dominante della presentazione del Rapporto alla stampa. Fra il poco che si fa per approfondire e porre rimedio a questa situazione c'è appunto lo studio dell'Eurispes che, in poche paginette, cerca di far capire le ragioni di questo declino e di indicare qualche soluzione nelle esperienze di alcuni enti locali.
L'indifferenza all'impegno politico dei nostri ragazzi va inquadrata in ambito socio-culturale e richiede un chiarimento dei termini del problema. Usiamo allora, con l'Eurispes, una terminologia specifica e facilmente comprensibile partendo dal concetto di "capitale sociale": "Mentre il capitale fisico si riferisce ad oggetti fisici e il capitale umano alle proprietà dei singoli individui, il capitale sociale si riferisce alle relazioni fra individui e cioè ad una rete sociale fatta di norme di reciprocità e di fiducia che si generano fra gli individui. In questo senso il capitale sociale è strettamente correlato con ciò che alcuni hanno chiamato "virtù civiche"" (Robert Putnam, "La tradizione civica nelle regioni italiane", Mondadori, Milano, 1993). Stiamo parlando quindi di rapporti di fiducia, "norme che regolano la convivenza, reti di associazionismo civile, tutti elementi che regolano l'efficienza dell'organizzazione sociale promuovendo iniziative prese di comune accordo" (Rapporto, pg.627). Capitale sociale come senso civico (civicness) e impegno civile: si tratta cioè di una realtà concreta, fatta di mille facce, che opera all'interno della comunità costituendone il lievito capace di generare e far crescere "un tessuto di valori, di norme, di istituzioni e di associazioni che sono alla base dell'impegno civile, un impegno caratterizzato da solidarietà, fiducia e tolleranza. Il capitale sociale stimola una modalità di partecipazione alla vita politica caratterizzata dal desiderio di promuovere e difendere interessi collettivi generali che talvolta diventano perfino universalistici" (Rapporto pg.628).
Non si tratta quindi di una entità numerica di individui di buona volontà dotati di senso civico, è piuttosto, e soprattutto, tensione morale collettiva, capacità cioè di stimolare la partecipazione dei cittadini alla vita politica, sociale e culturale della comunità particolare e globale, una comunità, cioè, che di volta in volta è locale, regionale, nazionale o internazionale.
Il capitale sociale è in grado di influenzare positivamente le istituzioni perché è capace di proposte costruttive e perché ha la forza del controllo sulle istituzioni medesime, garantendo così la democrazia.
Questa tensione morale è agli antipodi del "familismo amorale" che Edward Banfield descrive come quell'atteggiamento volto a soddisfare con qualsiasi mezzo solo i vantaggi materiali e immediati del nucleo famigliare ristretto. Il familismo amorale è la chiave per spiegare l'arretratezza economica, sociale e culturale delle regioni meridionali italiane. È questa la tesi sostenuta da Banfield nel suo libro "Le basi morali di una società arretrata" del 1958 (ripubblicato nel 1976 da il Mulino, Bologna). Nel volume - risultato della esperienza di vita dello studioso in un paesino della Basilicata nei primi anni '50 - l'assenza di senso civico viene vista quasi come un tratto antropologico dei cittadini meridionali. Questa tesi, che fece scalpore e girò il mondo, è contestata da coloro che invece ritengono che è proprio l'impegno delle istituzioni a generare nei cittadini il senso civico collegato al concetto di capitale sociale e che la mancanza di senso civico è conseguenza del disimpegno delle istituzioni. Probabilmente, come quasi sempre, la verità sta nel mezzo.
Rimane tuttavia incontrovertibile il fatto che esista una stretta correlazione fra capitale sociale e sviluppo economico sulla quale a noi tutti converrebbe riflettere.
Inoltre il legame fra capitale sociale e impegno politico fornisce un'importante chiave di lettura del grado di disaffezione politica di certi strati della popolazione giovanile. La maggiore distanza dalla vita politica e istituzionale si ha soprattutto fra i giovani che vivono una condizione sociale di marginalità: "Si tratta di giovani disoccupati, delle periferie, delle zone ad alto degrado e basso tenore di sviluppo socio-economico" (Rapporto, pag.631), situazioni in cui l'emergenza diventa quotidianità e non c'è spazio alla normalità del vivere quotidiano, nel quale trovano posto anche momenti di partecipazione pubblica. "II legame esistente fra la partecipazione politica e gli altri indici di 'vitalità sociale' ci inducono a guardare con maggior interesse alle realtà che 'urlano' la loro inerzia al loro contributo alla vita pubblica; queste realtà nascondono spesso vere e proprie faglie sociali sempre pronte - come dimostra la recente esperienza delle banlieu francesi - ad esplodere avendo nel tempo accumulato energia antisociale. Un potenziale che può detonare drammaticamente come nei fatti di Parigi o implodere silenziosamente nell'anomia e nell'inerzia sociale, nutrendo quel circolo vizioso costituito da emarginazione istituzionale-sottosviluppo economico-inerzia sociale." (Rapporto pag.633)
Per questo la distanza dalla politica dei nostri adolescenti evidenziata nel Rapporto, si risolve in un grave "spreco" di opportunità e di energie positive ed è sintomo di una situazione tendenzialmente ad alto tasso di pericolosità.

 

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