Pubblicato su politicadomani Num 65 - Gennaio 2007

Soldi che profumano di umanità
E adesso parliamo di ... finanza etica
Fra utopia e realtà, la finanza etica pone al centro dell'interesse non il capitale che deve moltiplicarsi, ma la persona che deve crescere

di Maria Mezzina

Cos'è la finanza etica? Un'utopia, o poco meno, a leggere la definizione che ne dà l'Associazione Finanza Etica: "... un tentativo di riagganciare l'uso del denaro alla realtà, aggirare l'alienazione dell'economia immateriale e riportare le relazioni sociali al centro dello scambio. La finanza etica e solidale nasce per sostenere le attività di promozione umana e socio ambientale. Essa propone una reale alternativa all'idea tradizionale di finanza senza tuttavia rifiutarne i meccanismi essenziali: pone come suo punto di riferimento la persona e non il capitale, l'idea e non il patrimonio, la giusta remunerazione dell'investimento e non la speculazione. Un'idea ambiziosa che ha un obiettivo ambizioso: cambiare radicalmente il sistema bancario, garantendo credito ai soggetti che hanno un progetto economicamente sostenibile e socialmente importante, ma che sono considerati dagli istituti finanziari tradizionali come 'non bancabili', non degni di fiducia perché privi di garanzie patrimoniali".
Ed ecco l'affondo finale: "Quest'idea di finanza propone in questo senso un progetto di vita al quale aderire in semplice trasparenza; solo attraverso l'adesione totale e trasparente si potranno infatti valutare la significatività e l'innovatività dell'impatto sul territorio socio ambientale: nuovi indicatori per una nuova economia, nuove idee per un nuovo mondo".
Utopia, utopia, utopia. C'è quanto basta per scuotere la testa, sorridere, pensare "ma che brava gente che vive fuori dal mondo" e poi ritornare alle faccende di sempre.
Eppure che ci sia bisogno di un po' di etica nell'economia e nella finanza lo riconoscono tutti. Anzi, tutti si sentono offesi, perfino nella loro dignità, quando le banche caricano di spese il conto corrente, concedono denaro solo a chi già ne ha, usano i nostri soldi per finanziare le guerre, fanno con i nostri risparmi, e quindi sulla nostra pelle, investimenti fallimentari in operazioni avventate o in paesi che non danno garanzie, quando, addirittura, non rubano oppure non ci fanno vedere le classiche lucciole per lanterne, come è il caso di tanti promotori finanziari tanto abili nel parlare quanto privi di responsabilità e coscienza sociale.
Hanno fatto gridare allo scandalo il triste caso della Enron, il colosso americano dai piedi di argilla crollato sulle sue stesse macerie; le banche argentine che, chiudendo i battenti per insolvibilità, hanno costretto la gente in piazza a reclamare indietro almeno una parte dei loro risparmi a suon di pentole e casseruole; i casi delle nostre Cirio e Parmalat, in cui tanti piccoli risparmiatori - pensionati, casalinghe, operai - avevano riposto la loro fiducia e i loro risparmi; fanno gridare allo scandalo anche i casi delle squadre di calcio quotate in borsa come società per azioni la cui solidità poggia sui volteggi di una palla e sui legamenti di pochi (strapagati) calciatori.
Per tutti questi casi (e per molti altri) si chiede a gran voce che anche nella finanza entri dell'etica.
Un chiedere a gran voce, però, che lascia il tempo che trova se non si propongono alternative concrete; se le proposte poi non si realizzano; se, una volta realizzate, non vengono fatte conoscere; se, venendone a conoscenza, le si bolla come "utopie", quasi come un marchio d'infamia o, peggio, una cosetta da bambini.
Da oltre trent'anni esistono in Italia realtà che promuovono la finanza etica e molte di queste realtà si sono costituite in associazione, l'Associazione Finanza Etica, appunto, che - si legge sul sito - "è un'associazione di secondo livello che si propone di far crescere la cultura della finanza etica, mettere in relazione i suoi attori, comunicare all'esterno le sue potenzialità, recepire gli stimoli del mondo dell'associazionismo, dell'imprenditoria sociale, dei cittadini solidali. Ascolta, approfondisce e promuove il dibattito culturale attorno alla responsabilità personale e collettiva di fronte ad un'equa remunerazione del risparmio, alla sua gestione economica e al suo impegno per lo sviluppo sociale ed ambientale. Vuol essere un osservatorio per la ricerca e il confronto tra gli attori della finanza etica italiana e per coloro che a vario titolo collaborano per lo sviluppo e l'armonizzazione di un diverso sistema economico e sociale, all'interno ed in riferimento al non profit italiano. È autorevole luogo di monitoraggio del mercato dei prodotti finanziari etici italiani".
Una prospettiva di lavoro di prim'ordine. Ma chi sono, come si presentano e che ruolo hanno coloro che aderiscono all'associazione? E, soprattutto, qual'è l'impatto con il mondo "reale"?
Domande legittime che chiedono risposte chiare.

 

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Num 65 Gennaio 2007 | politicadomani.it