Pubblicato su politicadomani Num 65 - Gennaio 2007

Ennio Marchetto
"Carta Diva"... carta canta…
Un turbinio di trasformazioni, musica ed eccentricità: prende vita sui palcoscenici di mezzo mondo l'istrionica fantasia di un artista veneziano

di Claudio Ferrante

È inevitabile, nel leggere la locandina dell'ultimo spettacolo di Ennio Marchetto "Carta Diva", si finisce sempre per leggere "Carta Viva". Entrambi i titoli però si adattano perfettamente a quanto si è appena applaudito.
Da venti anni sulle "assi di legno", gli ultimi quindici coronati dal successo. Più di duecento personaggi. Centinaia e centinaia di pezzi di carta colorati ritagliati e poi ricuciti insieme con altri materiali poveri. Quaranta paesi del pianeta dove non necessita di presentazioni. Decine di migliaia di spettatori ogni anno. Sono questi i numeri di Ennio Marchetto, trasformista, veneziano, quarantaseienne, autodidatta. Qualche esibizione fatta in strada per divertirsi, la scuola d'arte e quindi gli esordi con i fantasiosi costumi creati per il Carnevale usando materiali di recupero. "Il carnevale, in quanto veneziano, è qualcosa che porto dentro. Una volta, durante quei giorni, ognuno si faceva il vestito da solo, c'era più inventiva" dice. Nel 1985 uno stage con Lindsay Kemp, conosciuto e conquistato mese prima durante un suo spettacolo, lo convince del suo talento. Ma è nel 1990 che Marchetto, con la partecipazione al Fringe Festival di Edimburgo, raggiungerà notorietà internazionale grazie agli apprezzamenti e alle critiche positive del mondo del giornalismo e della cultura britannici. Nel 1993 sempre in terra anglosassone, nel programma televisivo "Celebrations", gli viene dedicato un documentario, filmato tra Venezia e Londra. Il lungometraggio di 60 minuti si intitola "Paper Marilyn". "Una notte feci un sogno che in qualche maniera cambiò il mio modo di fantasticare. Sognai una Marilyn Monroe,interamente di carta, che cantava".
Nei suoi spettacoli le straordinarie metamorfosi da un personaggio a un altro avvengono con semplici trasformazioni. L'alchimia si realizza sotto i nostri occhi e trascina il pubblico in un'entusiasmante viaggio nel mondo dei divi dello spettacolo e della vita politica e sociale.
Marchetto è affiancato da un solo collaboratore, l'olandese Sosthen Hemmekan, anch'egli creativo della carta, con il quale ha dato vita a creazioni di straordinaria fantasia. Una parrucca di carta, un sigaro, ed ecco che il Papa diventa un gioioso e blasfemo Fidel Castro sulle note di Guantanamera. Biancaneve, bionda e con il vestito della fiaba, diventa mora, inforca occhiali da gatto, si ricopre di strass ed ecco Renato Zero. Mina canta "Ancora", e intanto sfila panini, salami, polli e per cappello calza una torta con le candeline. La Carmen nasce da un Minotauro e si dissolve nella "Guernica" di Picasso. Loredana Berté, in tenuta da Venere del Botticelli, urla "Non sono una signora" e per dimostrarlo espone attributi non propriamente femminili. E poi ancora: Ella Fitzgerald in duetto con Luis Armstrong, Madonna, Steve Wonder, Elvis Presley, Liza Minnelli e tantissimi altri ancora. "Liza, chiude sempre i miei spettacoli con "New York, New York". L'ho conosciuta e ne sono orgoglioso", dice Marchetto.
Ma qual'è il segreto, che cosa devono avere questi personaggi per incuriosire e colpire l'attenzione di un trasformista? "Un difetto fisico, un pregio, una particolarità nella canzone o che la stessa sia famosa, o che abbia un look rappresentabile, magari eccentrico ed originale". Ennio Marchetto, artista di un'arte solo apparentemente minore, non trascura nessun particolare nelle sue esibizioni, a cominciare dal trucco. "Il trucco è come una maschera senza la quale non riesco a lavorare. Occhi e bocca devono essere visibili anche nelle ultime file del teatro, ma deve essere anche il più neutrale possibile per andare bene sia con i personaggi femminili sia con quelli maschili. Truccarmi è anche una forma di meditazione. Per farlo bene devo rilassarmi ed essere molto preciso. Nel mio trucco così essenziale si notano di più i difetti rispetto ad un trucco più elaborato. E trovo che nel mio c'è qualcosa del teatro Kabuki; essenziale ma forte".
Ennio Marchetto, nonostante la sua straordinaria originalità e abilità, è un'altra vittima della cultura televisiva, per cui solo comparendo sul piccolo schermo si diventa famosi. Ma Marchetto non sembra farne un problema: con quella umiltà che è prerogativa dei grandi afferma "Né io, né i personaggi che faccio siamo famosi, la vera diva è la carta".

 

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