Pubblicato su politicadomani Num 65 - Gennaio 2007

Non solo giochi
Adolescenti e politica
"Conformisti ed appagati", è così che nella presentazione del Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza il Presidente dell'Eurispes giudica i giovani intervistati. Ma il giudizio, negativo, racchiude un'accusa grave al sistema politico che continua a trascurarli

A cura di m.m.

Quarantaquattro scuole di ogni ordine e grado e 2516 questionari analizzati, 1274 per quanto riguarda l'infanzia (7-11 anni) e 1242 per l'adolescenza (12-19 anni). È questo il campione preso in esame dall'Eurispes - l'istituto di studi economici e sociali - e da Telefono Azzurro per elaborare il voluminoso "7° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza" presentato lo scorso 17 novembre presso la biblioteca Nazionale di Roma. Ottocento pagine dense non solo di tabelle e di dati ma anche di analisi, confronti e approfondimenti.
Uno studio particolarmente accurato ed essenziale per chi voglia capire il mondo, i comportamenti e le aspettative dei nostri bambini e ragazzi. E regolarsi di conseguenza.
L'appello è ai genitori, agli educatori e ai politici. Soprattutto a quest'ultimi, finora poco interessati per ragioni elettorali al mondo di questi piccoli. Non è un buon segno, perché la risposta e l'atteggiamento dominante dei giovani intervistati è nettamente negativo nei confronti della politica. E questo è un dato che deve far riflettere.
"Siamo di fronte ad un marcato senso di appagamento materialistico nelle giovani generazioni - dice Gian Maria Fara, Presidente dell'Eurispes - che si pongono come obiettivi principali la famiglia ed un buon lavoro, due traguardi ad elevato contenuto privatistico. L'esigenza di un mondo migliore e di una società più giusta e più equa, che aveva plasmato le esistenze e le idee delle generazioni precedenti è molto meno avvertita dalla attuale componente giovanile: in un certo senso gli adolescenti sono diventati più conformisti e obbedienti alle regole della società borghese, non esercitano più nessuna spinta al cambiamento.
Quella che emerge dal Rapporto è un'accentuata preferenza dei giovani verso un sistema di valori diversi dalla politica, verso modelli e orientamenti propri della società dei consumi, verso miti lontani dall'impegno politico di stampo movimentista-rivoluzionario dei giovani degli anni Sessanta. Gli adolescenti italiani bocciano senza appello la classe politica italiana e il suo modo di comunicare problemi, progetti e soluzioni.
La sensazione è che vi sia l'assenza di un messaggio selettivo e differenziato rivolto a loro in maniera esclusiva, oltre che una mancata risposta della classe politica alle reali istanze e ai bisogni più profondi. La politica attuale sembra non essere in grado di proporre progetti, alimentare sogni, indicare prospettive di una società migliore. L'impossibilità della politica di proporsi in termini di progetto è percepita significativamente dai giovani dell'epoca del rischio e dell'incertezza. Non si tratta soltanto della consueta disaffezione giovanile rispetto alla politica. Vi è qualcosa di più profondamente strutturale, collegabile sia ai modelli di comunicazione con cui la moderna élite politica si relaziona all'opinione pubblica adulta e ai giovani futuri elettori, sia ai contenuti stessi della professione del politico".
Degli aspetti riguardanti il mondo e dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia è proprio l'aspetto del rapporto fra i giovani e la politica che Gian Maria Fara ed Ernesto Caffo hanno voluto significativamente sottolineare.
"I dati di questo settimo Rapporto, così come quanto emerge dalle richieste di aiuto a cui Telefono Azzurro risponde ogni giorno, confermano quanto ancora ci sia non solo da fare ma da costruire per colmare la "distanza" delle istituzioni rispetto ai luoghi in cui il mondo giovanile vive e si incontra, per primo la scuola - afferma Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro -.
Pur rilevando le "emergenze" e le situazioni di disagio sociale, i rappresentanti istituzionali fino ad oggi sono stati portati a non prestare sufficiente attenzione alla richiesta di ascolto degli adolescenti. Prima di tutto quello di vedere riconosciuta la propria soggettività. Ricordo che i giovani sono soggetti di diritto: un principio che la politica deve riconsiderare, anche alla luce dei risultati emersi dal nostro Rapporto.
L'apertura ad un dialogo con il mondo giovanile parte dalla reale volontà di comprendere il suo linguaggio, in una logica di scambio, in cui i ragazzi possano recuperare fiducia nella politica e dall'altra le istituzioni possano cogliere la complessa dimensione valoriale degli adolescenti. Questo è un passaggio educativo fondamentale: condurre i ragazzi alla conoscenza, alla partecipazione e dunque alla responsabilità civile, sociale e civica, attraverso l'ascolto e soprattutto l'esempio. Per questo invito i rappresentanti della politica ad essere più presenti nelle scuole, nei luoghi di aggregazione del mondo giovanile e nei loro spazi di incontro virtuale, non solo per osservare da vicino i bisogni dei ragazzi ma per riconquistare una dimensione di autorevolezza, condividendo con loro i principi che governano la politica, l'economia, la legalità e il rispetto dei diritti civili e sociali".
Si tratta di un messaggio forte che, come risulta chiaramente dallo studio riportato nel Rapporto e riprodotto in sintesi su queste pagine, richiama l'attenzione su aspetti del vivere civile da cui dipende il futuro benessere del nostro paese.

 

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Num 65 Gennaio 2007 | politicadomani.it