Pubblicato su politicadomani Num 64 - Dicembre 2006

Non solo pellegrinaggio
Il viaggio di un cristiano in un contesto di guerra permanente

a cura di F. C.

Separare completamente il pellegrinaggio dalla questione politica in Palestina non solo è impossibile, ma è anche superficiale. Non si può farlo perché le frontiere, i muri, le armi sono realtà piuttosto evidenti e abbastanza invadenti, ma anche perché la presenza delle tre religioni monoteiste, e in particolare dei cristiani, è fortemente legata al pellegrinaggio e all'inevitabile ritorno economico ad esso collegato. Andare in Terra Santa significa perciò anche partecipare alla vita delle comunità cristiane locali e quindi, essendo solitamente ospitati in strutture gestite e in cui lavorano sacerdoti o frati 'latini', aiutare quelle comunità a sostenersi economicamente lì dove le possibilità sono sempre meno. Soprattutto negli ultimi anni questo aiuto è diventato fondamentale in particolare in alcune zone e per alcune comunità: dall'inizio della seconda Intifada infatti, nel 2002, i pellegrinaggi e il turismo in generale si sono praticamente azzerati, eliminando l'unica o comunque la principale fonte di sostentamento di migliaia di famiglie cristiane in Israele e nei Territori Palestinesi.
La Casa Betharram di Nazareth, ad esempio, è stata ristrutturata e rimessa a nuovo - con un grande sforzo economico - poco prima che le tensioni tra israeliani e palestinesi sfociassero in una guerra senza quartiere che ha impedito l'arrivo dei pellegrini e che ha lasciato in gravi difficoltà i padri betharamiti. Stessa situazione, ma per motivi diversi, si sta vivendo nella Casa Betharram di Betlemme, dove il muro che si sta costruendo e gli ostacoli che vengono opposti a qualsiasi sviluppo dell'economia palestinese da parte delle autorità israeliane hanno l'effetto di una stretta mortale.
Proprio a Betlemme abbiamo conosciuto padre Pietro Felet che da molti anni ormai vive in Terra Santa dove ha insegnato, lavorato, viaggiato e solidarizzato con le due popolazioni locali. Padre Pietro Felet vive nei Territori Palestinesi ma il suo impegno alla Nunziatura Vaticana lo porta a visitare territori e comunità diverse. La sua esperienza e le sue conoscenze ci aiutano a capire come si vive in Palestina e quali sono, se esistono, le possibilità di pace tra israeliani e palestinesi. Possibilità nelle quali Padre Pietro crede, nonostante la recrudescenza degli scontri che hanno causato molte morti di palestinesi nella Striscia di Gaza: solo lo scorso 7 novembre sono stati 18 i civili uccisi, in maggior parte donne e bambini. Una tragedia in seguito alla quale sono subito arrivati gli inviti a riprendere le operazioni di martirio degli attentati kamikaze in Israele.

 

Homepage

 

   
Num 64 Dicembre 2006 | politicadomani.it