Pubblicato su politicadomani Num 64 - Dicembre 2006

Tradizione e cultura
Alle origini del presepe
A partire dalle tradizioni del culto pagano, la rappresentazione scenica della Natività si anima dei "personaggi"dei Vangeli canonici e degli scritti apocrifi. Il primo presepe, tuttavia, è solo una nuda "tettoia" di legno

di m.m.

Il miracolo di Greccio della notte di Natale del 1223, nella rappresentazione sacra della nascita di Gesù di San Francesco, quando nelle braccia del Santo la statuetta del Bambino si era animata e aveva salutato la folla, è solo una leggenda. Nonostante, poi, la tradizione popolare faccia risalire a quell'evento la nascita del presepe moderno, in realtà la rappresentazione della nascita di Gesù con figurette a tutto tondo affonda le sue radici nell'antichissima tradizione etrusco-latina legata al culto dei "lares familiares": statuette di terracotta scolpite (dette "sigillum" da "signum", che significa segno, effigie, immagine), esposte in un angolo della casa e venerate come sacre, che rappresentano le immagini dei famigliari defunti. Il 20 dicembre si svolgeva il rito del dono dei "sigilla": le statuette dei famigliari scomparsi durante l'anno venivano donate, scambiate e sistemate fra gli altri lares, creando in un angolo della casa una piccola scenografia ad uso anche dei bambini ai quali, per l'occasione, venivano dati anche dei piccoli doni.
La rappresentazione della nascita di Gesù trova spazio nei sacri racconti che animano dipinti e bassorilievi già a poche decine di anni dalla sua morte e resurrezione. Le prime rappresentazioni risalgono infatti al 100 d.C.. Si tratta di raffigurazioni e affreschi che compaiono sulle pareti di alcune catacombe a Roma (come quelle di Priscilla e di San Sebastiano) nei quali sono anche presenti alcuni elementi tradizionali del successivo presepe, quali il bue e l'asinello.
Anche l'iconografia classica della scena della Natività ha un suo sviluppo storico. Dai vangeli canonici si attingono informazioni circa la deposizione del neonato in una mangiatoia (Luca) e la visita dei Magi (Matteo). I particolari sono invece patrimonio di vangeli e scritti apocrifi. Da essi sono state tratte a piene mani le rappresentazioni tradizionali più o meno complesse della scena della Natività: con la presenza del bue e dell'asinello, con il numero, i nomi e la descrizione dei Magi, con la presenza dei pastori e di altri personaggi, con la descrizione del luogo: una stalla o una grotta adibita a stalla e racchiusa sul davanti da un recinto, da cui il termine "presepe" o "presepio", da "prae" = davanti e "saepire" = chiudere con una siepe, con un recinto. Il termine latino "praesepium" o "praesepe" significa propriamente "mangiatoia": non una mangiatoia fatta di assi di legno, come è la tradizione cristiana, ma una scavata nella roccia o formata da pietre, secondo la tradizione palestinese, e inserita in un "khan" o caravanserraglio: una sorta di cortile, con un pozzo al centro, chiuso da tre muri addossati alla parete di una montagna da dove veniva ricavata una grotta nella quale trovavano riparo i pastori nomadi, i viandanti e gli animali.
Le figure essenziali della sacra rappresentazione, il Bambino, la Madre, San Giuseppe, il bue e l'asinello, i Magi, sono carichi di simbolismo. La posizione della Vergine distesa accanto al Bambino è propria della tradizione della chiesa orientale (Antiochia, in Siria) nella quale Nestario sosteneva la tesi della doppia e distinta natura umana e divina di Gesù e la maternità solo umana di Maria. A questa credenza, condannata peraltro dal Concilio di Efeso nel 431, si contrapponeva la tesi di Cirillo, esponente della chiesa di Alessandria in Egitto, che sosteneva invece la maternità anche divina di Maria. La Vergine, allora, non poteva essere rappresentata distesa accanto al suo piccolo, come tutte le partorienti, ma doveva essere rappresentata inginocchiata in adorazione accanto al Bambinello. La tesi di Cirillo, seppure sostenuta nel Concilio di Efeso, fu definitivamente accettata solo in seguito all'affermarsi del culto mariano, nato dalle elaborazioni teologiche di San Tommaso e di San Bonaventura dopo il XIII secolo. Fu allora che scomparvero, per sempre, dalla rappresentazione della Natività personaggi come le levatrici, la nutrice, Eva e la Sibilla, presenti con dovizia di particolari nei vangeli apocrifi e ritratti in molte opere che rappresentano la nascita di Gesù, come, per esempio nel presepe della cattedrale di Massimiano a Ravenna del 546, o nel presepe scolpito da Nicolò Pisano nel 1268 sul pulpito del Duomo di Siena. Ad Origene, nella seconda metà del terzo secolo (185 ca.-254) si deve la presenza nella grotta del bue e dell'asinello, assenti completamente nei vangeli canonici: secondo un'antica profezia di Isaia, essi sono il simbolo, rispettivamente, il bue del popolo ebraico e l'asinello dei pagani.
Anche i Magi, che trovano diritto di cittadinanza nel presepe grazie al vangelo di Matteo, sono carichi di significati simbolici. Fissato il loro numero definitivamente a tre da Gregorio Magno (540-604), essi rappresentano le tre razze umane dei continenti allora conosciuti: la giopedica (Europa) rappresentata dal re più giovane, la semitica (Asia) incarnata nel re maturo, e la camitica (Africa) nella persona del re moro. I nomi derivano da Shem, Cham e Yafet, i tre figli di Noè. Anche le età dei re rappresenterebbero le tre età dell'uomo; mentre i loro doni al Bambino simboleggiano le qualità a Lui attribuite: la regalità (l'oro), la divinità (l'incenso), l'umanità (la mirra).
La Natività, così come la Passione, fu oggetto prevalentemente di rappresentazioni sacre. Bisognerà attendere ancora a lungo prima di incontrare un presepe fatto di immagini a tutto tondo così come lo intendiamo oggi. Prima di allora l'essenzialità della rappresentazione della nascita di Gesù in una povera grotta venne realizzata per la prima volta - in una sorta di embrione di presepe - nelle "tettoie" allestite con tronchi di legno, quasi a rappresentare lo schema di una stalla, e poste davanti ad un altare sul quale veniva celebrata la messa di mezzanotte del 24 dicembre. Già Papa Liberio (352-355) aveva fatto erigere una di queste "tettoie" nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma (chiamata allora "SS. Maria ad praesepe"), sotto la quale più tardi Papa Gregorio II (715-731) fece sistemare una statua d'oro della Vergine con il Bambino. Altre "tettoie" furono erette a Roma in Santa Maria in Trastevere e in altre città, fra cui Napoli nella chiesa di Santa Maria della Rotonda.
Anche a Napoli, quindi, che sarebbe diventata la città dei presepi più ricchi e sfarzosi in stile barocco e rococò, il primo "presepe" fu realizzato con una nuda "tettoia" posta davanti ad un altare la notte di Natale.

 

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