Pubblicato su politicadomani Num 64 - Dicembre 2006

Un arabo britannico
Lawrence d'Arabia
La vera storia della spia britannica che era riuscita a farsi accettare dagli arabi e a combattere con loro a favore della loro causa

di Alberto Foresi

I Servizi britannici godono di un invidiabile primato: aver visto militare fra le proprie fila, in una realtà in cui la riservatezza è tutto, alcuni fra gli agenti più famosi del mondo. E non si pensi subito a James Bond, l'invincibile quanto improbabile personaggio nato dalla penna di Ian Fleming, perché anche in questo caso, esagerazioni a parte, la realtà supera la fantasia.
Agente britannico era T.E. Lawrence, il Lawrence d'Arabia, studioso, archeologo, scrittore, artefice e protagonista di una propria strategia operativa, quasi una guerra personale, fra la penisola arabica e la Siria che contribuì drasticamente alla sconfitta dell'Impero ottomano nella prima guerra mondiale.
Nato nel 1888, durante i suoi studi a Oxford iniziò nel 1907 a viaggiare nel Medio e nel Vicino Oriente. Nel 1909 è in Siria. Tornato in Inghilterra discute una tesi proprio sui castelli costruiti dai crociati in quell'area. L'anno successivo è di nuovo in Oriente, lungo l'Eufrate fra Siria e Turchia, ove conduce ricerche archeologiche per conto del British Museum. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale viene arruolato nel Servizio cartografico e inviato in Egitto dove, nel 1916, passò alle dipendenze dell'intelligence militare. Suo compito era attuare una strategia volta all'indebolimento dell'Impero ottomano nell'area posta tra Siria, Giordania e Arabia Saudita, ove i turchi avevano di fatto il controllo solo sulla Mecca e su Medina, facendo leva sul malcontento della popolazione araba. La strategia faceva perno sul favore dello sceriffo della Mecca, al-Husayn ibn 'Ali, che, in quanto discendente del profeta Muhammad, era l'unico personaggio ad avere presso le varie tribù del deserto un ascendente tale da rendere fattibile una loro coalizione in funzione antiturca.
In questo contesto Lawrence fece da tramite e mediatore fra il commissario britannico dell'Egitto, Henry McMahon, e lo sceriffo al Husain, fino alla ratifica di un accordo volutamente ambiguo che prevedeva sì l'indipendenza del popolo arabo ma all'interno di confini non chiaramente definiti. Un accordo che si rivelò alla fine una sorta di truffa ai danni degli Arabi. In realtà i giochi erano già fatti: i ministri Sykes e Picot, in rappresentanza di Inghilterra e Francia, avevano in precedenza siglato ben altro accordo, che prevedeva la spartizione fra le due nazioni delle spoglie dell'Impero ottomano, tradendo così tutte le promesse di indipendenza fatte agli Arabi. Ma di questo Lawrence non era al corrente allorché venne inviato quale consigliere militare alla Mecca, in pratica per porsi a capo, con Feysal, figlio dello sceriffo al Husain, della rivolta araba. La rivolta riuscì a coinvolgere un esercito di ben 70.000 uomini, con i quali Lawrence portò a termine azioni eroiche ed audaci al limite della temerarietà, come la conquista del porto di Aqaba nel luglio del 1917 e la presa di Damasco nel 1919. Conclusosi il conflitto, Lawrence partecipò alla conferenza di pace, dove in pratica si applicarono, tradendo le aspettative arabe, i termini dell'accordo Sykes-Picot. Deluso dal voltafaccia inglese, di cui si sentiva in parte responsabile, giunto a soli 31 anni all'apice della fama, si dimise dalla carica di consigliere politico degli Affari Arabi, rifiutando persino la carica di viceré delle Indie (quella di lord Mountbatten, forse la più prestigiosa carica inglese) e la Victorian Cross, conferitagli da Giorgio V per le sue brillanti azioni militari. Ritiratosi a vita privata, si dedicò alla stesura del ponderoso libro di memorie "I sette pilastri della saggezza", in cui rievocava in una dimensione non solo storica e memorialistica ma anche esoterica la sua esperienza alla guida delle rivolta araba.
Presto, tuttavia, l'irrequietezza del suo carattere e del suo animo riemersero, forse unitamente ad un desiderio di oblio conseguente ai traumi psicologici patiti durante la guerra e al senso di colpa per essere stato complice dell'inganno perpetrato ai danni degli Arabi. Utilizzando vari pseudonimi (T. E. Smith, T. E. Shaw, J. H. Ross) cercò di cancellare la propria identità e di ricostruirsi una nuova esistenza. Con questi nomi si arruolerà più volte nell'esercito e nell'aviazione inglesi, dai quali sarà due volte espulso. Questi aspetti bohemien non devono comunque trarre in inganno: dopo il suo rientro in Inghilterra Lawrence frequentò anche ambienti dell'alta borghesia e dell'aristocrazia britannici dediti in qualche misura a studi esoterici con non nascoste simpatie per il regime nazista, ambienti probabilmente collegati allo stesso sovrano Edoardo VIII. È probabile che appartenesse alla stessa cerchia esoterica anche Rudolf Hess, il gerarca nazista che raggiungerà segretamente l'Inghilterra in aereo per tentare di negoziare una pace separata. Fra i suoi amici vi era lo scrittore naturalista Henry Willamson, anch'egli dedito a studi esoterici, il quale lo spingeva ad un incontro con Hitler.
Nel 1935 Lawrence venne congedato dalle forze armate e si ritirò a Clouds Hill, presso Bovington, nel Dorset. Il 13 maggio di quello stesso anno, mentre percorreva sulla sua motocicletta Brough Superior SS100 una strada di campagna, Lawrence rimase vittima di un incidente stradale dai molti lati oscuri. Era di ritorno dall'ufficio postale di Bovington, dove aveva spedito un pacchetto con alcuni libri e un telegramma al Willamson nel quale accettava di incontrare il Fuhrer. Fu immediatamente soccorso da un camion dell'esercito che passava di là casualmente e che portò via anche la moto. La sua casa fu perquisita e tutti i documenti sequestrati. Morirà pochi giorni dopo, il 18 maggio, piantonato dai militari in modo che nessuno potesse avvicinarlo.
Moriva l'uomo ma non la sua leggenda, celebrata anche dal noto film di David Lean ("Lawrence d'Arabia", 1962 con Peter O' Toole). Soprattutto sopravvive il mistero intorno alla sua figura, alle sue conoscenze, alle sue azioni: buona parte dei suoi scritti sono tuttora coperti dal segreto militare e anche quelli declassificati nel 2000 non sono ancora stati resi pubblici, né si sa quando lo saranno.

 

Il Grande Orecchio

Se l'MI5 e l'MI6 rappresentano, pur con le ovvie evoluzioni tecnologiche, il mondo tradizionale dell'intelligence, quello ancora basato principalmente sull'azione umana, il Regno Unito presenta un'ulteriore struttura, meno nota, finalizzata esclusivamente all'intelligence hi-tech: il GCHQ (Government Communication Headquarter). Si tratta di un Dipartimento, che fa capo al Foreign & Commonwealth Secretary, e che si occupa esclusivamente di Sigint (Signal intelligence), nome tecnico per indicare il monitoraggio di ogni comunicazione e di ogni segnale che attraversa l'etere.
Istituito nel 1946 in sostituzione della Government Code and Cypher School, creata nel lontano 1919, ha attualmente sede nei pressi di Cheltenham.
Per effettuare la sua opera di monitoraggio delle comunicazioni il GCHQ controlla la Composite Signals Organisation, con sede a Morwenstowe, in Cornovaglia, che a sua volta si avvale di una serie di postazioni d'ascolto site non solo nel Regno Unito ma anche all'estero. Essa opera in stretta collaborazione con analoghe strutture straniere, in particolare delle altre nazioni anglofone come Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda, all'interno di una struttura denominata UKUSA, che costituisce una rete di intercettazione globale nota come Echelon.
Oltre al compito di controllo delle comunicazioni, il GCHQ si occupa della sicurezza dei sistemi di comunicazione e di elaborazione dati dell'amministrazione inglese, prima di tutto dei militari e degli altri servizi di sicurezza. In tale ambito, nella ricerca e sperimentazione di nuove apparecchiature in grado di fornire livelli di sicurezza sempre maggiori, opera in stretta collaborazione con industrie e laboratori privati del settore, prestando le proprie competenze al fine di ottenere tecnologie sempre più rispondenti alle esigenze istituzionali.

 

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