Pubblicato su politicadomani Num 64 - Dicembre 2006

Etica ed economia
Gli "inganni" della Responsabilità Sociale dell'Impresa
Molte imprese si servono del termine "etica" in aggressive campagne pubblicitarie come uno specchietto per le allodole. Il Prof. Romeo Ciminello, esperto in etica di mercato e finanziaria, mette in guardia dall'uso spregiudicato che ne viene fatto

a cura di Maria Mezzina

Corporate Social Responsa-bility (CSR), o Responsa-bilità Sociale dell'Impresa. Tre parole il cui significato (e pratica) è spesso ignoto ai più - impresa e anche clienti - nonostante si faccia un gran parlare negli ultimi tempi di etica d'impresa, etica degli affari, etica delle finanze, etica di mercato. Nonostante cioè l'etica abbia fatto la sua irruzione nel mondo degli affari e della finanza. Anche in seguito ai giganteschi crack finanziari di aziende apparentemente solidissime, quali la Enron negli Stati Uniti, gli istituti bancari argentini, e, per rimanere a casa nostra, aziende quali Cirio e Parmalat. Fallimenti che, in mancanza di tutele legislative da parte dello Stato hanno portato alla perdita spesso anche di tutti i loro risparmi tanti piccoli risparmiatori, tanto ingenuamente sprovveduti quanto male informati.
Difficile dare una definizione chiara e inequivocabile di "Responsabilità Sociale dell'Im-presa". Da uno studio del Prof. Romeo Ciminello, "Bilancio Civilistico e Bilancio Etico: confronto costruttivo per la responsabilità sociale dell'impresa" [presentato a Gorizia nel novembre 2004 in occasione del convegno "Etica e responsabilità sociale dell'impresa nell'Europa oltre i venticinque"]*, dopo un'analisi chiara e approfondita del modo in cui attraverso i bilanci un'azienda riesce a costruire un fondo - chiaramente illegale - da far sparire e da cui attingere per pagare tangenti, chiarisce i termini e i comportamenti associati alla CSR:
"Dopo il crollo del colosso americano Enron e la scoperta recente, anche in Italia, dei clamorosi livelli di corruzione raggiunti in alcune grandi aziende, il mondo dell'impresa sembra non poter più fare a meno di codici etici, bilanci di sostenibilità e bilanci sociali che attestino la buona fede dell'agire aziendale di fronte agli innumerevoli stakeholders (che egli chiama anche "rischioesposti") che interagiscono con l'universo economico.
In seguito all'affermarsi di una nuova consapevolezza si moltiplicano le voci di coloro che suggeriscono maggiori e più lungimiranti controlli, l'emanazione di nuove regole e criteri di certificazione più rigidi. Tale processo è giustificato dall'attuale contesto economico, che evolvendo rapidamente verso livelli di globalizzazione sempre maggiori, dà origine ad una domanda crescente di qualità della vita e di giustizia sociale che attualmente non trova riscontro nei modelli di certificazione in uso.
Appare evidente che aldilà di facili entusiasmi, slogan e annunci eclatanti sia necessario un lavoro più lento e accorto, che miri alla costruzione di nuovi modi di pensare all'azienda, che non ledano la sua naturale dimensione economica proiettata al profitto ma che arricchiscano la stessa di una nuova importanza e nuovi significati.
L'obiettivo ambizioso dell'odierna impresa deve essere proprio quello di riuscire a conseguire il profitto attraverso il raggiungimento di una dimensione etica: due fattori che non siano auto escludenti, ma binomio vincente che garantisca l'ottenimento di un grado di benessere per l'impresa e per la collettività.
Il carattere etico dell'impresa non è più scontato e tacito ma si configura come un elemento che legittima l'agire imprenditoriale, creando un vantaggio competitivo per l'azienda che l'adotta. Ciò che si cercherà di analizzare, pur se brevemente ma con accurata e sufficiente scientificità in questa sede, è quali siano le premesse che spingono le aziende ad agire socialmente in maniera consapevole. Ciò grazie all'esperienza di alcune aziende proiettate nella sfera della responsabilità sociale." È la premessa del professore il quale chiarisce che è importante "delineare un modello di Rendicontazione Etica che partendo dalla correttezza delle scritture contabili e della redazione del Bilancio d'esercizio quali step iniziali, possa poi condurre al processo generalizzato di responsabilizzazione sociale delle imprese."
Il Prof. Ciminello mette in guardia dai facili entusiasmi e dalle vuote definizioni (e certificazioni) di responsabilità sociale:
"Il tema della Responsabilità sociale (Corporate Social Responsibility) delle aziende sembra conoscere in questi anni uno sviluppo considerevole anche in Italia, dando vita ad un filone di studi economici che analizzano l'agire imprenditoriale sotto diversi punti di vista, tra i quali l'analisi della missione aziendale, il grado di trasparenza interno e gli atteggiamenti nei confronti degli stakeholder nell'ottica della correttezza.
Sebbene non sia ancora chiaro su che basi e su che criteri pratici si fondino i giudizi, positivi o negativi che siano, di coerenza e rispetto dei comportamenti appena descritti, appare evidente invece che l'ondata di "buona volontà" che sta invadendo il mondo imprenditoriale molto spesso lascia il tempo che trova, soprattutto per la mancanza di convinzione da un lato e la certezza di inapplicabilità dall'altro.
Non solo sembra regnare la più totale confusione e sovrabbondanza di termini quali ad esempio: responsabilità sociale, rendicontazione etica, codice etico, bilancio sociale, bilancio di sostenibilità, social commitment, finanza etica, cause related marketing, ma non sembra nemmeno sentita la necessità, da parte di molti attori economici, di far luce sulla questione.
Attualmente, l'obiettivo primario per molte aziende (non tutte!) sembra essere quello di aggiudicarsi delle "certificazioni" che attestino la loro buona condotta e il rispetto di standard internazionali, in materia di etica, al fine di conseguire un vantaggio competitivo in termini di visibilità esterna."
L'etica e la responsabilità sociale dell'impresa sono cose ben diverse dalla "business ethics" di matrice americana il cui scopo principale è di organizzare la comunicazione e la conoscenza dell'impresa all'es-terno attraverso sapienti campagne pubblicitarie. Tutto in funzione di un ritorno d'immagine e, quindi, economico, secondo strategie di marketing approvate dai manager dell'impresa. Cosa, questa, che ha ben poco di "etico"; tanto più che non esistono né strumenti né organizzazioni di controllo della veridicità di quanto viene dichiarato.
"Le recenti vicende di crack aziendali, insospettabili per la maggioranza, non hanno fatto che aumentare il desiderio di eticità delle aziende, ansiose di prendere le distanze da determinati comportamenti; si è dato vita, così, al proliferare non solo di possibili modelli di riferimento, ma anche di improbabili enti certificatori. Enti che spesso pubblicizzano l'etica, come pozione magica per aumentare la visibilità e il fatturato, sebbene non esista nessuna legge che provi il legame tra politica aziendale responsabile e utile netto. Esistono infatti imprese per nulla etiche che raggiungono importanti profitti, altre eticamente inattaccabili che falliscono."

* Il Prof. Romeo Ciminello è attualmente docente presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e, all'epoca del Convegno citato, era anche docente di Sistemi Finanziari Comparati presso l'Università di Trieste.

 

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