Pubblicato su politicadomani Num 64 - Dicembre 2006

Smaltimento rifiuti
Gaia: cronaca di un disastro annunciato
Uno spaccato di ciò che accade in provincia di Roma è indicativo di un malcostume diffuso nel Bel Paese e di quanto siano pochi coloro che credono in una politica del bene comune

di Stefano Falomi

Gaia ha visto la luce nel dicembre 1997 come consorzio costituito da nove comuni della provincia di Roma: Artena, Carpineto Romano, Colleferro, Gavignano, Gorga, Labico, Montelanico, Segni e Valmontone per un totale di 67.000 abitanti da servire. L'obiettivo? Gestire razionalmente, industrialmente, il ciclo dei rifiuti locali, dando una nuova e stabile prospettiva occupazionale agli addetti. I mezzi iniziali erano quelli vetusti dei comuni consorziati; il personale individuato prevalentemente tra i Lavoratori Socialmente Utili, espulsi dalle industrie in crisi di Colleferro. Da subito, quindi, operazione a valenza occupazionale. Con i soldi della regione per far quadrare i conti.
Nel 2004, al momento della trasformazione in SpA, Gaia ha 44 comuni come soci ed altri 4 serviti da una società controllata, per un totale di oltre 350.000 abitanti coinvolti, nelle province di Roma e Frosinone. Gli addetti sono passati dal centinaio iniziale al migliaio, senza contare i 200 dipendenti della Fiuggiterme srl. Già, tra rifiuti e acque termali c'è, evidentemente, qualche affinità di business; forse uno dei tanti 'do ut des' comuni fra vertici di aziende e prìncipi della politica locale e nazionale.
Restando ai rifiuti, 1.700 chilometri quadrati di territorio ne avevano prodotti, nel 2003, 185.000 tonnellate. Gaia era ormai lanciata nel business (avendo istituito anche un ufficio estero): nello stesso anno ha sepolto nelle discariche di Colleferro e Colfelice, oltre 212.000 t di materiale ed ha iniziato a bruciare "monnezza" negli inceneritori di Colleferro: 110.000 t.
Come alternativa industriale alla crisi della chimica locale, Colleferro ormai accoglie e trasforma in cenere e fumi i rifiuti altrui. Le balle di CDR (combustibile da rifiuti - negli inceneritori si manda solo una parte di spazzatura, selezionata, quella che può bruciare con una resa chimica accettabile) arrivano da fuori regione (Veneto, Campania, Marche, ...).
Questo mentre la "monnezza" locale resta indifferenziata e continua ad andare in discarica. Alla faccia dei proclami nelle assemblee dei soci e nelle "campagne di comunicazione" sulla promozione della raccolta differenziata. Anche le opposizioni iniziali per impianti localizzati nel centro abitato sono rientrate: qualche posto di lavoro assegnato ad hoc … e le preoccupazioni per la salute si quietano.
Anche i 44 sindaci sono tutti felici per qualche occupato in più; e poiché spunta anche qualche euro in meno nel conto da pagare (non certo uguale per tutti). Ancora un anno, però, e il nostro Titanic incontra il suo iceberg. Il bilancio 2004 è chiuso in attivo, ma il presidente della SpA, Scaglione, viene arrestato a fine estate. Le preoccupazioni cominciano a far capolino tra gli amministratori locali, che per esorcizzarle confidano e si affidano come sempre ai due, tre registi della politica locale. Si cerca ora di unire i destini di Gaia con quelli delle imprese romane: AMA e ACEA.
Il Comune di Roma, infatti, ha davanti a se la prospettiva della chiusura della discarica di Malagrotta. Che fare dei rifiuti dei romani? Gli inceneritori di Colleferro sono appetibili nel business dell'energia da rifiuti. Non tanto per gli impianti in sé (piccoli e vecchi), ma per la localizzazione: chi ne ha già "in casa" uno non dovrebbe creare problemi.
La cronaca degli ultimi mesi ha visto il bilancio 2005 approvato col voto di 9 sindaci su 44, detentori del 50,35% delle vecchie quote sociali ma rappresentativi del 21% della popolazione associata. I debiti presi in carico per tutti ammontano a 115 Milioni di euro. È l'anticamera del dissesto per molti bilanci comunali. Poche voci isolate hanno invocato l'azione di responsabilità nei confronti degli amministratori, con la maggioranza dei sindaci che guardava all'ACEA come al "salvatore della patria", le trattative e le lettere di intenti si moltiplicano. A fine ottobre c'è l'offerta preliminare in cui ACEA, ovviamente, non si dichiara certo intenzionata a prendersi i debiti di Gaia, nonostante un mese prima qualcuno sembrava crederci. Il problema finanziario è lasciato in carico ai comuni ed, eventualmente, alla Cassa Depositi e Prestiti (e cioè al governo nazionale).
Nel frattempo la raccolta dei rifiuti è proseguita come sempre, i sindacalisti hanno cominciato ad emettere comunicati "a difesa dei livelli occupazionali", qualche sindaco è uscito dalla partita e molti altri minacciano di farlo.

 

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