Pubblicato su politicadomani Num 63 - Novembre 2006

La catastrofe ecologica è già in atto
Occhio alla terra
Lo sviluppo di nuove fonti energetiche pulite potrebbe arrivare troppo tardi. Superconsumi e supersprechi hanno già abbondantemente devastato il nostro pianeta

di Elio De Luca

Secondo i dati del WWF entro il 2050 tutte le fonti energetiche mondiali ancora disponibili potrebbero essere completamente esaurite. Il problema principale da risolvere resterebbe quello della ricerca di nuove fonti energetiche pulite. Non si tratta di prevenire ma di tamponare in qualche modo una catastrofe ecologica già in atto: lo scioglimento continuo dei ghiacciai, le alluvioni e i vari cicloni, la perdita di biodiversità, le deforestazioni dei patrimoni naturali vergini, la siccità da una parte e i diluvi universali dall'altra, ne sono una prova costante.
L'amministrazione ultraconservatrice della superpotenza USA da più di dieci anni si rifiuta di sottoscrivere il protocollo di Kyoto sul controllo delle emissioni di gas nocivi nell'atmosfera. Nel frattempo le criminali strategie geopolitiche internazionali puntano allo sfruttamento e al depauperamento delle risorse fossili e degli idrocarburi. La parola d'ordine, a livello internazionale, rimane una e sola, tacitamente accettata sia da destra che da sinistra, quella del mito statunitense: assicurare il perpetuarsi e l'espandersi dell' "american way of life".
I supersprechi e i superconsumi rappresentano così per tutti i paesi, sia quelli occidentali che quelli in via di sviluppo, l'unica prassi comune. Questo nonostante già all'indomani della strage dell'11 settembre un chiarissimo comunicato ufficiale del Pentagono aveva avvertito l'amministrazione Bush che i danni economici prodotti dagli effetti retroattivi del cambiamento climatico avrebbero causato dei danni gravissimi, più gravi perfino"di tutto il terrorismo internazionale".
In Italia le cose non vanno decisamente meglio. Il geotermico, l'eolico, il nucleare pulito, il solare, le biomasse, rimangono solo e soltanto appannaggio di quei settori della ricerca scientifica affidati ai pochi universitari che ricevono esigui incentivi dallo Stato. Uno Stato che con la riforma Moratti (senza scordare le manovre di Berlinguer nei primi anni '90) ha reso il sistema della ricerca scientifica un sistema d'élite chiuso, dal quale i migliori cervelli scappano, all'estero nei casi migliori, per lavorare dove si "può lavorare".
Organismi come l'INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), tra i più grandi Enti di ricerca statali d'Europa, autorevoli scienziati come il fisico Enrico Bellone, direttore di Le Scienze, la rivista di cultura scientifica fra le più prestigiose, geologi come Mario Tozzi, direttore del programma televisivo "Gaia", non dimenticano mai di sottolineare come e quanto tali questioni siano di enorme importanza e attualità.
Occhio alla terra dunque. Tutti i regimi totalitari hanno sempre in un malinteso "sviluppo" un obiettivo comune. Inoltre l'affermarsi dell'idea di un mercato in continua e progressiva espansione ha veramente poco di democratico o di ecologico, e necessita proprio di "democrazie totalitarie" per perpetrarsi.
Pasolini già negli anni settanta si opponeva a questo genere di sviluppo e ci aveva avvertito che il vero genocidio, il vero fascismo, viene proprio dalla civiltà degli inutili consumi. Ma come lui sono molte le voci profetiche che si alzano per combattere questa folle e autodistruttiva corsa al consumo.
Occorre allora prendere atto che niente è in stato di previsione e tutto è da parecchi anni "in fieri". Siamo cioè in piena fase di autoeliminazione. Ogni volta che accendiamo il motore dei nostri autoveicoli ci rendiamo in parte corresponsabili del genocidio ecologico. Nessuno dice di non farlo, nessuno ci obbliga a prendere le biciclette o ad usare di nuovo le gambe, ma prendere coscienza è sempre più un dovere civile di ogni cittadino.

 

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