Pubblicato su politicadomani Num 63 - Novembre 2006

Oliver Wolf Sacks
Un neurologo-scrittore con l'hobby della follia
Una maggiore conoscenza che stimoli la sfera emozionale avvantaggia la comprensione e riattiva il "metabolismo mentale" troppo spesso intorpidito da pregiudizi di comodo

di Claudio Ferrante e Maria Mezzina

Quando Oliver Sacks decise di scrivere romanzi per raccontare le sue esperienze professionali, i colleghi credevano che fosse impazzito. Mai avrebbe pensato, proprio lui, di venire giudicato così: un neuroscienziato che ha perso il lume della ragione. Una battuta, ma c'è qualcosa di vero in questo.
Oliver Wolf Sacks è nato a Londra il 9 luglio 1933, è professore di neurologia clinica alla facoltà di Medicina Albert Einstein e considera il suo lavoro una sorta di missione letteraria per capire e far capire che anche nelle anomalie mentali ci sono abilità, sia pure diverse. Amputazioni più o meno traumatiche, tumori, malformazioni, malattie genetiche, virus sconosciuti che provocano epidemie uniche nel loro genere, sono tutte situazioni correlate ai processi mentali che influenzano i processi cognitivi e la percezione di sé.
Il percorso personale con cui Sacks ha costruito la sua concezione della malattia lo ha portato a rifiutare il concetto stesso di malattia mentale. Egli si batte per una maggiore accessibilità dei contenuti scientifici della patologia e per una maggiore comprensibilità sia della teoria che dei risultati sperimentali. E questo non solo nella neurologia, ma, più in generale, nella ricerca.
Fra i più grandi cervelli del secolo, Sacks ha voluto contribuire alla comprensione delle scienze neurologiche adottando lo stile divulgativo del racconto, piuttosto che il linguaggio prettamente scientifico e professionale molto più freddo e impersonale. È indubbio che la narrativa cattura meglio l'attenzione del lettore muovendolo a partecipare con la ragione e le emozioni, e quindi risulta maggiormente recepibile. Il lavoro di neuroscienziato è per Sacks, oltre che uno strumento di cura, anche la fonte ispiratrice di storie paradossali, assurde, improponibili alla nostra "normalità", intrise di involontaria ironia fino a giungere ad una cinica quanto efficace comicità. Tutto ciò senza mai indulgere in autocompiacimento, sempre e comunque in funzione del lettore. Nelle pagine che scorrono sotto i nostri occhi tutto si svolge in un susseguirsi surreale che è, invece, profondamente reale, nel senso che rispecchia una dimensione alternativa alla nostra. Sacks ci fa vedere come entrano in crisi i normali processi mentali e i meccanismi percettivi e cognitivi del sistema nervoso a partire da casi umani concreti e riscontrabili: vite di persone condannate al dolore e all'alienazione, costrette a vivere nell'allucinazione perpetua, ad accettare un corpo che non è più quello di prima ma che, malgrado tutto, talvolta, appare loro ancora tale; sindromi invalidanti che fermano la concezione del tempo, fanno sparire i colori, riflettono cose e persone che non esistono.
"Quando una persona cieca dalla nascita riacquista la vista all'età di quaranta o cinquant'anni. Se costui riusciva a riconoscere una sfera al tatto, l'avrebbe poi riconosciuta vedendola? Io ho avuto in cura un paziente di questo tipo. Ebbene, quando a quest'uomo furono tolte le bende, egli raccontò di vedere un turbinio di colori, forme e linee da cui proveniva una voce. E si rese conto che quel caos di colori e movimento doveva essere un viso. Tuttavia, non lo riconobbe come tale". Questo paziente, che aveva fatto di tutto per avere la vista, tentò il suicidio qualche tempo dopo: quella vista che gli aveva rivelato un mondo nuovo e sconosciuto era diventata una maledizione. La vita stessa era diventata un peso insostenibile. Egli visse così il resto della sua vita obbligandosi spesso al buio, nel quale ritrovava la sua condizione di normalità.
"Il pittore che aveva perduto completamente la percezione dei colori, ebbe in un primo momento la sensazione di trovarsi in un mondo indicibilmente orribile, anormale, immiserito. I colori, questo grande mezzo di trasmissione di piacere, di significato e di drammaticità, erano spariti, e ciò pregiudicava seriamente la sua rappresentazione del mondo. Non sapeva come andare avanti, si sentiva finito, come artista e come persona. Ci fu un periodo intermedio durante il quale continuò a sostenere di riconoscere i colori e dipinse alcuni quadri che i suoi amici non riuscivano a decifrare. Alla fine uno di questi amici fece un'istantanea in bianco e nero di un quadro, e si rese conto che la forma si era conservata perfettamente, ma era stata in un certo senso camuffata da un'applicazione casuale di colori. Gli amici allora gli dissero: "Tu devi dipingere in bianco e nero". Prese queste parole come una condanna a morte finché, circa sei settimane dopo, una mattina, mentre si recava a lavoro in macchina, vide sorgere il sole: non vide i colori, non percepì il rosso e ai suoi occhi l'alba apparve come un'immensa esplosione nucleare. Fu una visione piena di forza drammatica. Mi disse di essersi domandato se mai prima di lui, nella storia dell'umanità, qualcuno avesse visto un'alba come quella. La dipinse: fu uno dei suoi primi quadri in bianco e nero: un'alba apocalittica. Così il difetto organico si trasformò in una sensibilità particolare" . Una condizione negativa si era dunque trasformata in una fonte d'ispirazione artistica: elaborando la sua anomalia, il pittore aveva riacquistato uno stato di persona sensibile pronta a percepire le sottili sfumature che una volta percepiva con i colori e a trasmetterle ancora: una persona pienamente realizzata dal punto di vista umano, seppure decisamente invalidata.
Oliver Sacks sostiene che la ricerca, la sperimentazione e, contemporaneamente, la realizzazione di racconti e romanzi sulle sue esperienze di scienziato, che tratta perlopiù casi disperati e cronici, gli hanno fatto comprendere le funzioni più profonde della psiche, svelando a lui e alla comunità scientifica processi della mente che, prima della sua originale esperienza scientifica e comunicativa, si credevano poco influenti o addirittura inesistenti. È il caso dei meccanismi cognitivo-percettivi e della consapevolezza di sé, che il cervello non subisce passivamente ma sui quali opera dinamicamente per la loro costruzione.
"Un antropologo su Marte", "La donna che scambiò suo marito per un cappello", "L'isola dei senza colore", "Risvegli", sono i libri in cui è spiegato tutto ciò. Da "Risvegli", poi, è stato tratto l'omonimo film, interpretato da Robin Williams e Robert De Niro, e premiato con l'Oscar.
Nei libri di Sacks c'è una tale delicatezza nel riferire frasi e nel raccontare eventi, c'è un tale rispetto per i pazienti, che in chi legge si fanno breccia quei sentimenti e quelle emozioni che, razionalmente sostenuti da giuste informazioni scientifiche, portano ad abbandonare molti pregiudizi. Un risultato a cui dovrebbero aspirare molti scrittori che vedono nel proprio lavoro un fine cognitivo e sociale.

 

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