Pubblicato su politicadomani Num 63 - Novembre 2006

Editoriale
Un'utopia per salvare il mondo

di Maria Mezzina

Caparbio come un mulo, paziente come un asinello, capace di volare alto come un'aquila, il premio Nobel per la pace 2006, l'economista Muhammad Yunus è molto di più di colui che ha creato la Grameen Bank, la banca dei poveri, e che ha creato il microcredito. È un'utopia che sta diventando realtà.
L'ho incontrato a Milano, qualche anno fa, ospite d'onore di un simposio tenuto nella grande sala della fondazione Cariplo. La sala era gremita di giovani economisti, molti dei quali impegnati in programmi di cooperazione con i paesi in difficoltà o in progetti di sostegno a situazioni difficili di povertà e di emarginazione sociale nei paesi cosiddetti "avanzati". Non era un incontro di quelli nei quali si continua a ripetere stancamente quanto sia opportuno mettere da parte gli egoismi particolari e fare un po' di più per sollevare dalla miseria tanta gente, un incontro di quelli dal sapore di parrocchia o di contestazione stile no-global. Al simposio era presente il fior fiore dell'economia italiana, a partire dall'allora viceministro dell'economia e delle finanze Mario Baldassarri, fino a Marco Vitale, vice Presidente della Banca Popolare di Milano e, in quella occasione, padrone di casa.
Inutile dire che già allora, nel 2002, è stato proprio all'intervento di Yunus che sono andati gli applausi più lunghi, calorosi e convinti. Inutile dire, anche, che molti sono stati coloro che parlando dal palco hanno espresso dubbi e perplessità sulla efficacia economica e sociale del microcredito, rimanendo ancorati alla tradizionali strategie di credito sulle quali poggia - non più tuttavia tanto saldamente - il sistema bancario e finanziario attuale.
I dati citati da Yunus e confermati da qualsiasi agenzia di valutazione sono incontrovertibili: 3,5 miliardi di dollari erogati dal '76; 2,4 milioni di creditori, 95% dei quali sono donne; uno staff di oltre12mila persone; dai 20 ai 25 milioni di dollari erogati ogni mese; tasso di restituzione pari al 98%.
Il piccolo, brillante economista che le figure scheletriche delle stazioni di Dhaka, vittime della carestia del 1974 in Bangladesh, avevano spinto a rivedere le teorie economico-finanziarie che con tanto successo insegnava all'università di Chittagong, ha vinto la sua battaglia.
Dimostrando la validità economica e sociale del microcredito e dei criteri di elargizione dei prestiti della Grameen Bank, egli ha aperto strade che con la buona volontà di tanti potrebbero diventare enormi autostrade.
È dura, ovviamente, superare la convinzione radicata che solo con i ricchi si possano fare buoni affari; che solo le banche impegnate in grosse operazioni finanziarie diano garanzie al cliente che ad esse affida i propri risparmi. Sono operazioni queste delle quali si sa molto poco e che, come si spiega nell'inserto di questo numero, coprono investimenti e speculazioni di dubbia correttezza, per lo più offuscate da una fumogena cortina di incomprensibile riservatezza, come i casi dei bond argentini, di Cirio, di Parmalat e delle azioni legate alle società di calcio. Operazioni nelle quali tanti piccoli risparmiatori hanno perso l’intero risparmio di una vita.
E, poi, che senso ha generare ricchezza se questa non è orientata a migliorare la qualità della vita? Inutile sostenere, nascondendo la testa sotto la sabbia, che per qualità della vita si intende quella propria, allargata al più alla famiglia e alla gente che frequentiamo, e non anche quella dell'altra umanità lontana, con la quale non abbiamo contatti. Tutto ciò non è più possibile in un mondo che preme da tutte le parti e nel quale il mescolarsi di genti, di tradizioni e di idee è diventato la norma. Le tensioni che si generano nelle chiusure, nelle autodifese, nella costruzione di barriere di separazione - siano esse reali come i muri che continuano ad essere eretti con pietre e cemento, siano esse ideologiche, alimentate da odio e paura, ma non per questo meno reali delle altre - sono come mine vaganti, pronte ad esplodere alla prima occasione.
Meglio allora, molto meglio, darsi veramente da fare per raggiungere l'obiettivo di sconfiggere la povertà entro il 2015, che è il primo degli otto MDG (Millennium Develop-ment Goals) che l'ONU si è dati, e crescere così insieme.
Il Nobel dato a Yunus, significativamente un Nobel per la pace e non per l'economia, ancora una volta indica una strada, una delle tante. Percorriamola, con la docilità e la caparbietà dell'asinello - un animale quasi scomparso che, pur gravato di pesi, passo passo, piano piano, giunge fino alla meta.

 

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