Pubblicato su politicadomani Num 63 - Novembre 2006

Nobel per la Pace 2006
Muhammad Yunus: un economista tra i poveri
In un secolo di spettacolare progresso tecnico e scientifico, in cui l'uomo ha messo piede sulla luna, come si poteva giustificare ancora l'esistenza delle carestie?(M.Y.)

di Eryka David

La carestia del 1974 in Bangladesh sembrava non avere mai fine e con il suo prolungarsi cresceva sempre più l'inquietudine di Muhammad Yunus.
Da economista decise di disimparare le teorie acquisite in anni di studio e iniziò a prendere lezioni dalla realtà. Per trovarla dovette uscire dall'aula dell'università di Chittagong, dove insegnava teorie economiche. Convinto che l'università non dovesse essere una torre d'avorio, regno di intellettuali che si ingegnano a raggiungere le vette alte della conoscenza senza però mai interagire con il mondo che preme ai confini, egli intraprese un lungo cammino di umiltà che lo portò ad attraversare le strade dei villaggi appena fuori delle mura accademiche, villaggi abitati dalla povertà. Lo scenario di umanità sofferente che scoprì era così estraneo e lontano dai principi acquisiti, ma anche da noi mai completamente realizzati, di dignità umana che decise di impegnare il resto della sua vita al ripristino di questo diritto in una battaglia che detta così sembra un'utopia: sconfiggere la povertà.
Divenne sua convinzione profonda che impiegare brillanti professionisti non necessariamente comporta politiche e programmi che aiutano la gente, in particolare i poveri: "Può accadere che i grandi cervelli si mantengano al livello della stratosfera, senza avere percezione della vita che si svolge sulla Terra", scrive.
Yunus così volle provare ad integrare il suo lavoro di docente di teorie economiche con la realtà che aveva drammaticamente scoperto e che pesava sulla sua mente di economista illuminato da questa nuova missione. Incoraggiò i suoi studenti a visitare i villaggi, allo scopo di capire come la vita nel quotidiano potesse essere migliorata. Inizialmente decise di aiutare gli abitanti di Jobra, quartiere povero della regione del Bengala, ad aumentare la produzione di cibo intensificando il raccolto. Lui e i suoi studenti mostrarono ai contadini come ottimizzare la rendita del terreno.
Poi venne la siccità ma gli esperimenti continuarono. Yunus ebbe l'idea di fondare la cooperativa "Fattoria dei tre terzi" che avrebbe raccolto l'acqua, il cui prezzo era molto alto, dai pozzi per irrigare i campi. Facevano parte della cooperativa i proprietari terrieri, i mezzadri e lo stesso Yunus, in qualità di investitore. Tutto il ricavato sarebbe stato diviso in tre parti uguali. Alla fine dell'ottimo raccolto si accorse però che dal progetto erano esclusi coloro che non possedevano alcuna terra, i veri poveri. "Ogniqualvolta un programma di lotta contro la povertà integra al proprio interno i non poveri, i poveri saranno emarginati da coloro che versano in condizioni migliori". La sua priorità divenne allora quella di stabilire chi fosse povero, e chi tra i poveri fosse più bisognoso: era indispensabile che la lotta alla povertà fosse più efficiente."A mio parere la povertà determina nella società una condizione che nega non solo alcuni, ma proprio tutti i diritti umani. Il povero non conosce diritti, e questo a prescindere dalle belle parole dei libri o da quello che i governi scrivono sulla carta".
Spinto dalla determinazione che gli è propria, Yunus fece molte ricerche in un campo per lui nuovo e scoprì che a causa del vuoto lasciato dalle istituzioni ufficiali il mercato del credito era stato accaparrato e monopolizzato dagli usurai locali, i quali con grande efficienza spingevano i loro "clienti" velocemente verso il baratro della miseria. Si convinse allora che il punto di partenza nella lotta alla povertà era sovvertire completamente il sistema creditizio su cui si basano gli istituti di credito ed eliminare la discriminazione finanziaria attraverso l'abolizione della "garanzia" nell'erogazione dei prestiti. Lo scopo iniziale fu quello di "gettare un po' di panico in questo assurdo sistema, essere il granello di sabbia che inceppa questa macchina ingiusta e infernale".
Con energia e determinazione superò infiniti ostacoli passando per vie istituzionali e para-istituzionali, formali e non formali. Considerato inizialmente un povero idealista ma sostenuto in parte dal vice-governatore della Banca centrale del Bangladesh di cui era amico personale, Yunus creò nel 1977 la Grameen Bank, una banca che aveva gli "intoccabili" e i "non passibili di credito" come propri clienti privilegiati.

In Cifre
Nel 1997, dopo venti anni di vita, le filiali dell'Agenzia rurale Grameen erano 1086. I suoi dipendenti, che allora erano più di 12.000, visitavano settimanalmente a domicilio ciascuno dei 2 milioni 200 mila clienti. Ogni mese l'ammontare del credito complessivo della Grameen superava i 35 milioni di dollari, suddivisi in piccolissimi prestiti in valuta del Bangladesh. Sempre mensilmente, la banca recuperava quote pari circa alla medesima somma. Una solvenza del 98%.

 

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