Pubblicato su politicadomani Num 61/62 - Set/Ott 2006

Alejandro Jodorowsky
Vivere come atto poetico
"Quell'avventura ci aveva fatto capire che identificandoci con le difficoltà potevamo renderle nostre alleate. Non bisogna opporre resistenza né fuggire dal problema ma entrare in esso, fare parte di esso, usarlo come elemento di liberazione"*

di Eryka David

"La gente desidera smettere di soffrire, ma non è disposta a pagarne il prezzo, a cambiare, a crescere, a cessare di definirsi in funzione delle sue adorate sofferenze. La terapia Panica vuole essere un modo, dirompente, per azzerare l'abitudine e aprire nuove porte verso una comprensione diversa dell'esistere. Perché essa funzioni, occorre crederci, e questo dogma è vero per ogni tipo di azione nel mondo". Questa è la filosofia di vita di un uomo dai mille volti. Un uomo che non appartiene a nessuna scuola, nessuna corrente di pensiero, nessuna professione specifica. Alejandro Jodorowsky fa l'attore, il mimo, il regista cinematografico, il poeta, il romanziere, l'autore di teatro e lo sceneggiatore di fumetti. A lui piace comunicare. Possibilmente attraverso l'arte. L'intellettuale ha il dovere di tradurre in realtà i propri pensieri. L'azione poetica deve contenere un'essenza costruttiva, tale da determinare l'insorgere della gioia di vivere. La più alta forma di comunicazione è l'azione stessa, "l'atto poetico".
Ogni sua opera, con i suoi aspetti allegorici, assume un carattere sociale, simbolico e provocatorio. Surrealismo che penetra la mente e il cuore dello spettatore. Le sue opere costringono ad osservare la realtà da nuove prospettive. Sempre in bilico tra ermetismo simbolico, arricchito di enigmi esoterici, e la sfacciata crudezza della realtà, l'artista offre allo spettatore l'occasione di riflettere e, forse, cambiare.
Superare la quotidianità per Jodorowsky non è la meta ma il punto di partenza per liberarsi delle sovrastrutture che il vivere in una società organizzata e strutturata inevitabilmente porta con sé. L'obbiettivo è riscoprire la vita, pervadendola di energia positiva. Fa parte della sua sperimentazione liberatoria la terapia "Panica" - figlia del movimento omonimo creato dallo stesso Jodorowsky insieme all'artista franco-polacco Roland Topor e al regista spagnolo Fernando Arrabal (1962) - che ha in sé ingredienti diversi che vanno dalle pratiche Zen, alle tradizioni cilene, dai valori "alti" dell'umanità, al laboratorio teatrale, alla psicanalisi. Tutte componenti che fanno parte del vissuto dell'artista che ha sempre voluto guardare oltre l'insieme degli elementi culturali trovati e acquisiti alla nascita. È l'arte panica. È l'opera di Alejandro Jodorowsky.

Le api non smettevano di perseguitarlo e cercavano, in apparenza, di pungergli gli occhi. Lo sciame volava intorno alle sue palpebre che lui manteneva fermamente chiuse durante l'attacco. "Sono malato, i miei occhi secernono una sostanza che le attrae!", si disse e andò a farsi visitare da un vecchio oculista. Il saggio lo esaminò con grande stupore. "Hai dei fiori al posto dei globi oculari! Sono due rose bianche!". "Allora, le api non vogliono piantarmi il loro pungiglione?". "No, ragazzo. Vogliono solo bere il nettare delle tue lacrime". "C'è un rimedio a questo?". "Smetti di crederti ammalato! Vai a profumare il mondo col tuo sguardo!".**

*[La danza della realtà - A.J.]
**["Il tesoro dell'ombra" - A.J.]

 

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