Pubblicato su politicadomani Num 61/62 - Set/Ott 2006

Denuncia
Gli orsi della falce della luna
Gli usi terapeutici della bile sono all'origine, in Asia, di mostruose pratiche di cui sono vittime gli orsi

di E. D.

La storia del salvataggio degli "orsi della luna" inizia nel 1993, quando una coraggiosa donna inglese, Jill Robinson, si recò a visitare uno di quei luoghi conosciuti come "fattorie della bile". Mentre il proprietario mostrava orgoglioso al gruppo di visitatori la preziosa sostanza terapeutica, Jill si allontanò per scendere nella zona proibita: un seminterrato buio dove si trovavano gli orsi.
Una volta abituata all'oscurità lo spettacolo che apparve ai suoi occhi fu tremendo e cambiò per sempre la sua vita. Una ventina di orsi erano imprigionati in strettissime gabbie simili a bare: "Avevano il corpo pieno di piaghe e un catetere infilzato nell'addome: alcuni, resi pazzi dal dolore, sbattevano il cranio contro le gabbie fino a procurarsi orribili ferite; altri, si erano spaccati i denti mordendo il ferro. Dalle sbarre vidi spuntare una zampa gigantesca e, inconsapevole dei rischi che correvo, volli toccarla. Allungai la mano, l'orso me la strinse dolcemente. Allora gli promisi che sarei tornata e che l'avrei salvato".
Bene, questi orsi, che in gergo si chiamano "orsi della luna" perché sul petto hanno disegnata una falce di luna del color del miele, sono vittime della mostruosità a cui riesce ad arrivare la bramosia umana. Circa 10.000 di loro sono tenuti prigionieri per estrarre la bile dalla loro cistifellea. Opportunamente lavorato, questo liquido organico viene utilizzato nella cura della cirrosi epatica, dell'epatite C, del cancro e della congiuntivite. Inoltre, viene usato nella fabbricazione di shampoo e utilizzato come afrodisiaco.
In passato in Asia molti di questi orsi sono stati uccisi per trarne vantaggi di vario tipo. Ora le cose sono cambiate. Un semplice calcolo di convenienza economica ha convinto che mantenendoli in vita si potevano ottenere maggiori guadagni. Uccidendo un orso per estrarne la bile si otteneva solo il quantitativo di liquido presente nella sua cistifellea in quel momento. Mantenendolo in vita e "mungendolo" per tutto l'arco della sua vita si guadagna molto di più. Per questo gli orsi vengono incastrati in gabbie di metallo grandi quanto il loro corpo. Passano decenni così: sdraiati e immobili, con un catetere impiantato nella cistifellea che pompa bile attraverso una ferita sempre aperta e infetta perché questa pratica si svolge in tuguri bui e sporchi perduti nelle campagne. L'unico movimento concesso alle vittime è di allungare una zampa fuori dalle sbarre per prendere cibo in quantità sufficiente a non morire. La gabbia della stessa misura del loro corpo serve a mantenerli immobili per evitare che si strappino il catetere dalla cistifellea. Alcuni non ce la fanno: le infezioni, la sofferenza psichica, le deformazioni ossee date dalla pressione delle sbarre, le piaghe da decubito, la denutrizione, li uccidono. Ma la maggioranza di questi animali, che sono molto resistenti, sopravvive a decenni di questa tortura: 78.844.000 minuti di continuo dolore.

 

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