Pubblicato su politicadomani Num 61/62 - Set/Ott 2006

Rappresentanza politica, amministrativa, e militare
L'ordinamento statuale libanese
In Libano gli incarichi politici e amministrativi sono suddivisi tra le differenti confessioni religiose secondo un meccanismo di quote riservate che sono attribuite a ciascun gruppo in funzione del suo peso demografico e sociale

di Alberto Foresi

Le origini dell'odierno Libano risalgono alla dissoluzione dell'Impero Ottomano di cui era parte integrante, insieme alle altre principali nazioni dell'area, al termine del Primo Conflitto Mondiale.
Tuttavia, rispetto alle altre nazioni sorte dalle ceneri dell'Im-pero, il Libano si contraddistingue per un tratto peculiare: è l'unico paese arabo con una considerevole presenza cristiana, prevalentemente cattolica maronita. Proprio per questo sin dalle sue origini la Repub-blica libanese presenta una particolare divisione del potere politico ed esecutivo fra le varie componenti religiose della sua società al fine di garantire la rappresentatività delle diverse confessioni e una sorta di equilibrio di potere fra di esse. A partire dal 1920 la Società delle Nazioni pose il territorio libanese sotto il mandato francese. Nel 1926 venne introdotta una Costituzione parlamentare, successivamente più volte emendata, e fu proclamata la Repubblica del Libano, con la soluzione di attuare una divisione dei poteri su base confessionale: la presidenza della repubblica ai maroniti, la guida del governo ai sunniti, la presidenza del parlamento unicamerale agli sciiti. Tale divisione dei poteri fu successivamente riconfermata nel cosiddetto "Patto Nazionale", un accordo non scritto approvato nel 1943 dalle varie componenti religiose. L'indipendenza, proclamata nel 1941, diventò effettiva solo alla fine della seconda guerra mondiale, nel 1946, quando le truppe francesi lasciarono il paese. Nonostante la fine del mandato, i rapporti tra Francia e Libano sono per lungo tempo rimasti molto stretti e proprio i francesi si sono sempre posti a tutela della comunità cristiana libanese.
Come sono state divise in modo confessionale le principali cariche dello stato, il parlamento (Assemblea Nazionale) è stato oggetto di una spartizione preventiva dei seggi. Composto da 128 membri, essi devono essere divisi equamente fra cristiani e musulmani. A loro volta i 64 seggi spettanti ai cristiani sono così ripartiti: 34 ai maroniti, 14 ai greco-ortodossi, 8 ai cattolici, 5 agli ortodossi armeni, 3 alle rimanenti minoranze cristiane. I seggi destinati ai musulmani sono invece così divisi: 27 ai sunniti, 27 agli sciiti, 2 agli alawiti, 8 ai drusi, i quali, pur non essendo propriamente musulmani, sono ad essi assimilati nell'ordinamento costituzionale. Questa ripartizione del potere, inizialmente equa, è ora in realtà ampiamente favorevole alla parte cristiana in quanto basata su una situazione ormai superata: a quando cioè i cristiani erano la metà della popolazione libanese. I dati attuali indicano invece una marcata prevalenza della componente islamica: il 34% della popolazione è sciita, il 21% sunnita, i drusi sono stimati all'8%, mentre i maroniti sono ridotti al 23% e gli ortodossi all'11%.
Anche le forze armate presentano un'analoga differenziazione religiosa, che, pur non sancita dalla costituzione, si è di fatto instaurata: i vertici sono appannaggio dei cristiano-maroniti e dei sunniti, mentre la maggior parte della truppa è reclutata fra gli sciiti. Questo elemento, unitamente alla sostanziale inefficienza dell'esercito, rende assai improbabile il fatto che esso possa disarmare le milizie sciite degli Hezbollah; milizie che appartengono alla stesso gruppo religioso di buona parte delle truppe libanesi.

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