Pubblicato su politicadomani Num 61/62 - Set/Ott 2006

A sinistra come a destra
“la Resa”: amare riflessioni di un economista
Il punto è: perché finiamo sempre per arrenderci di fronte a problemi che sono normali in una collettività contemporanea? Perché vince sempre la peggiore burocrazia, la peggiore politica e l'incapacità operativa?

di Marco Vitale

Molti dei temi che suscitano accesi dibattiti, non vengono mai inquadrati nei loro termini reali, per quello che sono effettivamente: la resa di chi è chiamato a risolvere dei problemi che non riesce a risolvere.
Il condono fiscale, così frequente da noi, è una resa di fronte all'esigenza propria di una società civilizzata di avere un rapporto tributario decente.
Il condono edilizio è la resa, soprattutto delle amministrazioni locali, di fronte all'esigenza di gestire lo sviluppo del territorio e non di vederselo imporre da speculatori o da gente normale che, non riuscendo a farsi la casa o a migliorarla di fronte alla lentezza e precarietà dell'azione dell'amministrazione pubblica, si arrangia come può. Tanto poi verrà il condono.
L'indulto è, per come è stato motivato, soprattutto una resa: all'incapacità di costruire nuove carceri in misura adeguata; alla necessità di tenere limitato il carcere preventivo; alla lunghezza biblica dei processi; alla prassi di applicare il carcere duro e prolungato per reati minori soprattutto di giovani immigrati, che meglio sarebbe trattare in centri di rieducazione che indirizzino al lavoro; alle pressioni di chi vuole porte sempre aperte per chi commette reati che meriterebbero, invece, il carcere duro e prolungato, e senza indulti di sorta, come i reati finanziari gravi; all'incapacità di indirizzare seriamente al lavoro molti carcerati che lo desiderano come rieducazione, riabilitazione e prevenzione per il futuro, incapacità che è insieme una forma di profonda inciviltà e un grande spreco economico. A Giarre (Catania) in un carcere del tipo definito "a tutela attenuata" dove i reclusi svolgono un lavoro serio e retribuito la maggioranza dei reclusi ha, inutilmente, chiesto di essere escluso dall'indulto. Questi sono i veri problemi che dovremmo affrontare. Ed il problema dei problemi è: perché dobbiamo sempre arrenderci di fronte ai problemi veri, sicché abbiamo poi bisogno dell'indulto?
Un altro caso terribile davanti ai nostri occhi è la crisi gravissima e strutturale della raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani a Napoli e gran parte della Campania, che soffoca una nobile città, infligge alla popolazione innocente inaudite sofferenze materiali e morali, crea danni economici letteralmente incalcolabili alla realtà e all'immagine di una città tipicamente turistica. Chi non conosce i fatti può prendersela con il commissario straordinario e con l'assessore competente. Ma chi conosce i fatti sa che questo è il conto finale di almeno un decennio di rese della regione e della buona amministrazione a ideologie demenziali, a concezioni tecnologiche sballate, a inerzie e pigrizie politiche di ogni genere, ad azioni speculative che coinvolgono anche importanti imprese, a pressioni della camorra, al fatalismo più scoraggiante, al burocratismo più inetto. È una resa dell'intera classe dirigente di una grande città di fronte alla normale esigenza di far funzionare un servizio primario della città, prerequisito di convivenza. Esistono ora programmi che sembrano sensati che nel giro di qualche anno dovrebbero normalizzare la situazione. Ma quello che colpisce è il senso di resa e di incapacità operativa che domina nella città ed in particolare nella amministrazione pubblica. Per cui è legittimo domandarsi: ma li realizzeranno questi piani o, ancora una volta, si arrenderanno di fronte alle forze perverse che hanno portato a questo punto? Non ci sarà un prolungamento della resa? E, nel frattempo, che si fa oltre a riempire il lungomare di Pozzuoli, uno dei luoghi più belli del mondo, di montagne di rifiuti non ritirati e le piattaforme interne di altri milioni di tonnellate di rifiuti imballati e non smaltiti? Ma quali sono le ragioni profonde per cui non si riesce a risolvere un problema normale che la maggior parte delle città (salvo forse qualche città del quarto, mondo ma io non ho mai visto una situazione peggiore di Napoli) ha risolto?
Dobbiamo poi porci una domanda centrale e finale: perché finiamo sempre per arrenderci di fronte a questi problemi che sono problemi normali di una collettività contemporanea? Perché vince sempre la peggiore burocrazia, la peggiore politica e l'incapacità operativa? Sotto questo profilo siamo strettamente "bipartisan". Se c'era un governo che aveva i numeri, le radici culturali imprenditoriali, il programma dichiarato, l'intenzione, la volontà di far fare un salto al paese sotto questo profilo mettendo la mordacchia alla peggiore burocrazia e alla triste inerzia, questo era il governo Berlusconi. Il risultato è stato nullo se non negativo. Dunque non è questione di destra o di sinistra. La questione è molto più profonda e fondamentale: perché finisce sempre così, con un qualche indulto, con una forma di resa? Io non so rispondere a questa domanda, ma so che essa è veramente la madre di tutte le domande. Dipende dalla risposta che daremo a questa domanda, il nostro destino di paese civile, di collettività. Dipende da questa risposta se possiamo alimentare in noi qualche speranza o se dobbiamo istituzionalizzare la resa, come i napoletani, nella loro tristissima e malinconica rassegnazione, ci insegnano.

 

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