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Com'è andata?
Ci siamo tappati il naso ed abbiamo messo
questa x (una sola per carità) ed ora, a conti fatti, vorremmo
solo tappare anche gli occhi. Poteva avere un esito peggiore la consultazione
del 13 maggio? Certo, da come si erano messe le cose, non poteva andare
granché meglio. Calma, procediamo con ordine.
L'Italia repubblicana ha, fino ai primi anni novanta, eletto deputati
e senatori col sistema proporzionale puro, considerato sinonimo democrazia;
a maggior ragione se si pensa al plebiscito fascista e, nell'Italia
liberale, al maggioritario uninominale. Quest'ultimo, assieme ad un
corpo elettorale ristretto, determinava la persistenza di una classe
politica non rappresentativa e frustrava i nascenti partiti di massa
che non potevano contare su "notabili". Poi, una decina d'anni
fa, il proporzionale cominciò ad essere indicato dai commentatori
politici come causa di ingovernabilità. In questo clima, il 18
e 19 aprile 1993, il popolo italiano si espresse compatto per l'abolizione
del sistema proporzionale, dando così inizio alla stagione referendaria
ed aprendo la strada all'attuale sistema maggioritario corretto. L'indicazione
era chiara: l'equa distribuzione dei seggi andava subordinata alla governabilità.
Il bipartitismo sembrava conseguenza naturale del nuovo sistema. In
realtà il maggioritario applicato al panorama partitico italiano
ha partorito un eterogeneo bipolarismo. L'uninominale ha determinato
una crescente personalizzazione del dibattito politico. Tocco finale
è stata l'introduzione della 'designazione popolare del premier',
designazione mai istituzionalizzata, che ha determinato un forte spostamento
di potere dal parlamento al governo anzi al Presidente del Consiglio
che, malgrado ufficialmente continui ad essere nominato dal Capo dello
Stato, gode di un'ufficiosa legittimazione popolare.
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Num 6 Giugno 2001 | politicadomani.it
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