Pubblicato su Politica Domani Num 6 - Giugno 2001

Com'è andata?
CI SIAMO TAPPATI IL NASO
Qualche buon motivo per piangere


di Giorgio Innocenti

Ci siamo tappati il naso ed abbiamo messo questa x (una sola per carità) ed ora, a conti fatti, vorremmo solo tappare anche gli occhi. Poteva avere un esito peggiore la consultazione del 13 maggio? Certo, da come si erano messe le cose, non poteva andare granché meglio. Calma, procediamo con ordine. L'Italia repubblicana ha, fino ai primi anni novanta, eletto deputati e senatori col sistema proporzionale puro, considerato sinonimo democrazia; a maggior ragione se si pensa al plebiscito fascista e, nell'Italia liberale, al maggioritario uninominale. Quest'ultimo, assieme ad un corpo elettorale ristretto, determinava la persistenza di una classe politica non rappresentativa e frustrava i nascenti partiti di massa che non potevano contare su "notabili". Poi, una decina d'anni fa, il proporzionale cominciò ad essere indicato dai commentatori politici come causa di ingovernabilità. In questo clima, il 18 e 19 aprile 1993, il popolo italiano si espresse compatto per l'abolizione del sistema proporzionale, dando così inizio alla stagione referendaria ed aprendo la strada all'attuale sistema maggioritario corretto. L'indicazione era chiara: l'equa distribuzione dei seggi andava subordinata alla governabilità. Il bipartitismo sembrava conseguenza naturale del nuovo sistema. In realtà il maggioritario applicato al panorama partitico italiano ha partorito un eterogeneo bipolarismo. L'uninominale ha determinato una crescente personalizzazione del dibattito politico. Tocco finale è stata l'introduzione della 'designazione popolare del premier', designazione mai istituzionalizzata, che ha determinato un forte spostamento di potere dal parlamento al governo anzi al Presidente del Consiglio che, malgrado ufficialmente continui ad essere nominato dal Capo dello Stato, gode di un'ufficiosa legittimazione popolare.
Ciò detto possiamo ritenere il recente risultato elettorale come una naturale evoluzione verso un sistema bipolare. Primo sintomo è la forte polarizzazione del dibattito tenutosi sui media ed il conseguente voto, che ha spazzato via quasi tutte le formazioni non coalizzate. Si può inoltre notare nei poli la tendenza ad una semplificazione: attraverso la fusione di più partiti o la fagocitosi delle entità minori da parte di formazioni più forti. Per ultima la scomparsa di ogni sostanziale differenza tra i modelli politico-economici che ispirano i due blocchi. Questi mutamenti sono senz'altro auspicabili per chi guarda come modello al sistema britannico, ma anche i più convinti bipolaristi non possono che preoccuparsi della sproporzionata personalizzazione dell'ultima campagna elettorale.All'elettore è sembrato di essere chiamato a scegliere un uomo solo cui affidare le sorti del paese per i prossimi cinque anni. Ruolo tagliato su misura per Silvio Berlusconi. Questi si è presentato come "uomo della provvidenza": in un momento difficile per l'Italia la sua apparizione ha generato dal "nulla" Forza Italia (divenuto in breve il primo partito italiano), lo stesso polo si è formato attorno alla figura di Berlusconi che, in virtù delle sue capacità, se n'è fatto garante. Tutta la campagna si è incentrata sul leader cui sono state attribuite qualità di operaio, di imprenditore ecc. Berlusconi ha centellinato le sue apparizioni preferendo le dichiarazioni ai dibattiti, gli interventi dei "gregari" a quelli personali ha insomma fatto notare che lui è "di un altro livello", superiore, come denota la sua "discesa" in campo, contrapposta ad esempio all'ascesa politica di Rutelli. L'Ulivo, pur non riuscendo in una strategia analoga, ha favorito questa logica attaccando Berlusconi sul lato personale e non puntando sulla democraticità come punto qualificante.
Non poteva avere esito peggiore la consultazione non perché ha vinto la destra, ma perché ha vinto un uomo solo, perché gli Italiani immemori hanno messo un potere enorme nelle sue mani, legittimandolo forse a scavalcare il parlamento in nome dell'investitura popolare.
La speranza è che i nostri rappresentanti alla camera ed al senato, indipendentemente dalla coloritura, siano capaci di difendere il ruolo del parlamento.

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Num 6 Giugno 2001 | politicadomani.it