Pubblicato su politicadomani Num 58 - Maggio 2006

Sionismo religioso
Torah e nazionalismo
Dopo 2000 anni di esilio Am Israel, il popolo di Israele, raggiunge Eretz Israel, la Terra di Israele

di A. F.

La questione della Terra assume una dimensione centrale nel Sionismo religioso, la corrente ortodossa che tenta di fondere insieme la Torah e il nazionalismo. Fondata nel 1893 dal rabbino lituano Yitzhak Ya'akov Reines, essa si costituirà in organizzazione politica nel 1902, con la nascita del Mizhrahi (Centro Spirituale) il primo partito sionista religioso. Secondo il Mizhrahi il ritorno degli Ebrei in Palestina risponde alla necessità di osservare i precetti religiosi legati alla Terra. Il ritorno a Sion è considerato l'elemento decisivo per l'avvento della Redenzione in quanto la rinascita dello Stato ebraico permette di ricomporre il popolo di Israele (Am Israel) sotto la legge di Israele (Torat Israel) nella Terra di Israele (Eretz Israel), ricomposizione essenziale per l'avvento messianico. La collaborazione tra sionisti secolari e sionisti ortodossi sarà resa possibile grazie alla sistematizzazione teologica operata dal rabbino capo ashkenazita Rav Abraham Yitzhak Kook (1865-1935), giunto in Palestina nel 1904, ove nel 1922 fonderà, a Gerusalemme, l'istituto di studi religiosi di Merkaz Ha Rav. Qui Kook formulerà in maniera organica i fondamenti di un nuovo messianismo tale da consentire una collaborazione attiva tra le componenti ortodosse e il sionismo. Per Kook il sionismo, nonostante il suo secolarismo, non è né empio né antireligioso. Non può essere empio in quanto fenomeno ebraico, cioè manifestazione del popolo eletto da Dio: il patto tra Dio e l'Assemblea d'Israele (Knesset Israel) impedisce costitutivamente ogni possibile empietà poiché lo Spirito di Dio e quello di Israele sono lo stesso. Dietro al desiderio di molti ebrei di tornare nella Terra promessa vi è la "luce del pentimento", come indica anche il fatto che il ritorno alla Terra è espresso dal termine ebraico teshuvah, che significa anche "pentimento". Il sionismo è posto da Kook come inconscio portatore di santità: del resto la rifondazione di uno stato ebraico dopo 2000 anni di diaspora e la riuscita di tale progetto dimostrano intrinsecamente il favore di Dio. La comparsa del sionismo non indica tanto il manifestarsi di un fenomeno secolare quanto l'inizio di un processo che ha origine nella trascendenza. Esso segna l'inizio dell'era della Redenzione, cioè, nella teorizzazione di Kook, dell'avvento del Messia figlio di Giuseppe, colui che nella tradizione religiosa comparirà quando sarà necessario ricostituire la nazione ebraica. Conclusa questa fase giungerà il Messia figlio di David, il cui avvento segnerà il compimento della Redenzione.
Polemizzando con gli haredim, Kook affermava che nella fase iniziale del tempo messianico i sionisti erano molto più necessari all'Ebraismo degli ultraortodossi, chiusi in un esilio volontario e dediti solo allo studio della Legge, in quanto i sionisti erano impegnati attivamente nella nascita e nella crescita della nazione, che è il vero bene collettivo di tutto il popolo ebraico. Secolari e religiosi, uniti nel nuovo "Giudaismo della Salvezza", hanno dunque il compito di far coincidere l'esperienza storica con l'essenza spirituale del popolo, agendo insieme per realizzare pienamente il piano divino.

 

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