Pubblicato su politicadomani Num 58 - Maggio 2006

Ezio Vanoni
Tasse e giustizia sociale
Pagare le tasse è un obbligo morale, oltre che di giustizia

di Maria Mezzina

Perequazione tributaria, è in questo modo che viene indicato in termini fiscali uno dei principi fondamentali di uno Stato moderno, che mette al centro le persone e si preoccupa di garantire a tutti un livello minimo di benessere. Redistribuzione delle ricchezze attraverso l'imposizione fiscale: le tasse come strumento per garantire la giustizia sociale. È un altro modo per dire in termini più vicini alla gente che esiste un rapporto di collaborazione e di lealtà fra Stato e cittadini attraverso il quale è possibile costruire una società più giusta.
Quello delle tasse è da sempre una nota dolorosa; dovrebbe essere invece un impegno civile.
"Devo dire che non c'è finanziaria più dura, più severa, più accurata di quella richiesta dall'esigenza del miglioramento sociale e economico di un Paese depresso come il nostro. Guai a noi se indulgessimo, in qualsiasi momento, a spese inutili, guai a noi se indulgessimo in qualsiasi momento per considerazioni di tranquillità e di popolarità nell'amministrazione delle entrate del nostro Paese. Noi non risolveremo mai i nostri tragici problemi di fondo, se non sapremo trovare il modo di destinare, nei limiti delle nostre forze, delle nostre capacità, delle nostro valutazioni ogni lira disponibile per il benessere della parte più umile che popola il nostro Paese ... Noi possiamo risolvere gran parte dei problemi del nostro Paese e li risolveremo nella misura nella quale saremo costanti e sapremo chiedere ad ognuno la sua parte di sacrificio, proporzionata alla sua capacità di sopportazione". Siamo in Senato, il 16 febbraio 1956, ed è Ezio Vanoni a parlare, poco prima della sua morte prematura. Un grande della storia dell'Italia moderna.
Ci piacerebbe sentire ripetere in Parlamento queste parole perché c'è bisogno di ricominciare a parlare di valori nel nostro Paese. "È soprattutto in materia tributaria che il regresso è stato drammatico, soprattutto negli ultimi dieci anni - dice il Prof. Marco Vitale, economista - È questa caduta a picco del livello del rapporto tributario, è il caos assoluto che domina la politica fiscale che genera in me sgomento. I condoni come strumento ordinario di politica fiscale, il ritorno pieno del concordato anzi dei concordati (individuali, di massa, di categoria, basati sul passato o su stime future) come strumento ordinario di accertamento, l'esplosione anziché il graduale assorbimento dell'economia nera (vi sono cittadine del Sud dove l'economia nera è stimata al 60-70%); la plateale elusione fiscale per valori enormi da parte di arroganti realizzatori di capital gains da operazioni speculative o da stock options; l'esplosione di benefici fiscali personali e particolari; la cancellazione del concetto stesso di perequazione tributaria dal linguaggio politico; l'abrogazione praticamente totale degli articoli 23 e 53 della Costituzione (culmine dell'elaborazione degli studi di Vanoni e del suo maestro Graziotti; culmine del suo impegno di legislatore; culmine della sua passione civile, politica, sociale); tutto questo ci ha fatto fare un salto indietro in materia tributaria di decenni".
Passione civile, politica e sociale. Collaborazione e lealtà fra Stato e cittadini. Giustizia sociale. Libertà intesa come libertà dai bisogni. Responsabilità. Diritto al lavoro, occupazione e garanzie sul lavoro. Il profitto come strumento per il progresso comune e per superare le emarginazioni dovute alla povertà. La lotta agli egoismi di chi per il profitto calpesta i diritti e la dignità delle persone. Sono tutti valori che hanno animato il pensiero e l'azione degli uomini migliori di questa nazione e che ancora resistono. Occorre ricominciare da questi valori se si vuole iniziare a risalire la china.
Non si tratta solo di far quadrare il bilancio, di migliorare la competitività e di far aumentare la crescita, si tratta di cambiare profondamente mentalità.
L'evasione fiscale in Italia, sbandierata anche recentemente come legittima - il mezzo dei ricchi di farsi giustizia da soli per un'imposizione giudicata eccessiva oppure anche solo per dimostrare malcontento - ha raggiunto cifre impressionanti, vicine a un terzo del Pil: 200 miliardi di euro, secondo il Secit. Un'illegalità diventata costume e legittimata dalle sconcertanti dichiarazioni dello stesso Berlusconi, che ha inquinato e reso putrescente interi settori della vita civile. Basta a questo proposito ricordare solo qualcuno dei casi più gravi: Parmalat nel settore delle imprese, il calcio nel settore del divertimento e dello svago, i "furbetti del quartierino" nel settore della finanza.
Per superare questa fase della nostra storia occorre un'azione ferma e decisa anche se graduale. È lo "Schema di Sviluppo" elaborato da Ezio Vanoni, risultato delle riflessioni che avevano portato alla redazione del "Codice di Camaldoli", ad indicare la strada maestra.
È ancora il prof. Vitale che traccia i punti fondamentali della strategia di Vanoni in un suo intervento a Morbegno (maggio 2006), in occasione dei 50 anni della scomparsa del grande statista:
- coniugare una politica di sviluppo con una difesa strenua della stabilità monetaria (intesa come bene comune e soprattutto dei ceti più deboli) e della sanità della finanza pubblica [ai nostri giorni la difesa della stabilità monetaria si realizza nella difesa dei parametri che ci consentono di rimanere nell'euro n.d.r.];
- mai sbracare nella spesa pubblica;
- utilizzare il mercato come strumento primario per regolare scambi e allocazioni economiche, ma senza farne un idolo e sapendo che esso deve essere regolato e tutelato da abusi, eccessive concentrazioni, monopoli, distorsioni;
- indirizzare le imprese pubbliche verso rigorosi obiettivi di sviluppo attraverso una gestione rigorosissima;
- in materia tributaria puntare sulla fiducia e sulla chiarezza reciproche, su evoluzioni graduali dell'ordinamento, su una fiscalità non oppressiva.
Nella parte curata da Vanoni del Codice di Camaldoli "l'attività finanziara dello Stato, in quanto diretta ad incidere sulla vita economica, sia nel momento della raccolta dei mezzi, sia nel momento dell'impiego di questi, doveva essere improntata alle esigenze della giustizia sociale... il tributo, oltre alla funzione immediata di procurare mezzi per la spesa pubblica, prendeva il connotato di strumento atto a modificare, secondo i principi della giustizia sociale, la distribuzione della ricchezza e l'organizzazione della vita economica e sociale. Il dovere tributario dunque era pregno di significato morale*".
L'evasione fiscale è quindi un atto di gravissima immoralità. "Nel nostro Paese, si ha spesse volte la sensazione che l'evasione tributaria sia diventata un metodo di vita, un modo di agire contro il quale l'opinione pubblica non reagisce, che il singolo quasi considera una forma di legittima difesa contro un'imposizione che egli ritiene lesiva della sua sfera di azione individuale", sono le parole che Vanoni pronuncia in un suo discorso alla Camera nel 1948. Attualissime e inascoltate.

*Roberto Santi in "La giustizia sociale nell'opera di Ezio Vanoni", articolo pubblicato nella Rivista della Scuola Superiore dell'Economia e delle Finanze, Maggio 2006.

 

Costituzione, Gli Articoli

Art. 23
Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge.

(Sono prestazioni personali le attività al servizio dell'interesse pubblico quali il servizio militare, gli obblighi dei medici, il dovere di rendere testimonianza in giudizio, l'obbligo di fare un certo numero di anni di scuola, ... Sono prestazioni patrimoniali i pagamenti delle tasse necessarie per le spese pubbliche; le tasse si dividono in "imposte dirette" sul reddito dei soggetti e "imposte indirette" sui consumi indipendentemente dal reddito dei soggetti)

Art. 53
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

(Per capacità contributiva - del contribuente - si intende il complesso delle risorse che il singolo ha a disposizione impiegandole adeguatamente. Il concetto dunque si riferisce essenzialmente più che alle attuali risorse del singolo alla sua potenzialità di risorse.
La misura dell'imposizione tributaria deve essere definita secondo criteri non già proporzionali, bensì progressivi: bisogna cioè concorrere alle spese pubbliche con quote crescenti per ciascuna fascia del proprio reddito)

 

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