Pubblicato su politicadomani Num 58 - Maggio 2006

Approvvigionamenti di gas …
Il tallone di Achille tra Cile e Argentina
La questione delle scorte di gas naturale dall'Argentina carica di incertezza le industrie cilene che, come nel 2004, dovranno predisporre dei piani di emergenza per sostenere la produzione, e fa vacillare le relazioni bilaterali tra i due Paesi

di Pamela Suárez
(corrispondente da Santiago del Cile)
traduzione di Fabio Antonilli

Santiago del Cile - Il panorama energetico del Cile è poco incoraggiante dopo che, sotto il governo dell'ex presidente, il socialista Ricardo Lagos, si è scelto di elevare il gas naturale a principale fonte di energia dei cileni, confidando ciecamente nel buon esito dei trattati commerciali con la vicina Argentina, visto che il 37% dell'energia elettrica dipende dal gas argentino. Dopo questa decisione, nel giro di poco tempo sono giunte le prime "restrizioni": i 22 milioni di m³ giornalieri di gas provenienti dal Paese transandino furono ridotti a 14, a causa della sopraggiunta esigenza argentina di assicurare l'offerta nel proprio mercato interno, fortemente aumentata per la crescita economica registrata dal 2004.
Da allora le capacità dell'Argentina di far fronte alle esportazioni di gas si sono abbassate considerevolmente. E così anche le vendite al Cile sono state subordinate alle necessità locali argentine, fino ad un acutizzarsi della situazione nell'inverno (giugno-settembre*) per una superiore domanda da parte delle industrie e dei riscaldamenti domestici.
Di fronte a ciò il piano per affrontare l'emergenza in cui versavano le industrie cilene e le loro casse, consisteva nell'adeguare i loro processi produttivi ad altre fonti energetiche, nel caso carbone e gasolio, che, però, sono scarsamente convenienti per l'alto prezzo e perché inquinanti.
Rinviando, di fatto, la soluzione del problema, la crisi energetica si trasformava prima in crisi economica - toccando gli interessi degli investitori e delle stesse imprese che dinanzi a costi di produzione maggiori hanno dovuto adeguare i prezzi dei propri prodotti - e poi in crisi sociale perché l'alta concentrazione di rifiuti tossici che si estendeva nell'aria danneggiava la salute della popolazione, in particolare anziani, bambini e donne in gravidanza.
Per il prossimo inverno la questione energetica non dà nessuna certezza. Secondo le autorità argentine la situazione potrebbe essere ancor più drammatica dell'anno appena trascorso, in considerazione di un aumento di domanda di gas proveniente soprattutto dalla città di Buenos Aires e dal Brasile, acquirenti che godono di una corsia preferenziale.
Lo scorso 25 aprile, in Santiago, si è riunita la Commissione bilaterale Cile-Argentina in seno alla Commissione Nazionale per l'Energia (CNE) che vedeva tra i delegati anche i ministri competenti di entrambi i Paesi, Karen Poniachik per il Cile e Daniel Cameron per l'Argentina. Al termine della tavola rotonda in una nota della stessa Commissione era possibile leggervi ciò che l'industria cilena più temeva: i tagli ai rifornimenti di gas continueranno. "Date le informazioni disponibili sulle esportazioni di gas durante il primo quadrimestre dell'anno, si stima che la situazione delle forniture di gas naturale durante il presente anno dovrà mantenersi agli stessi livelli del 2005" cita la nota congiunta.
Nella dichiarazione si annuncia anche che entrambe le delegazioni avvieranno al più presto le trattative circa l'aggiornamento del quadro normativo affinché le operazione di acquisizione di nuove fonti di energia siano facilitate, privilegiando però quelle rinnovabili e rispettose degli equilibri ambientali: energia idroelettrica ed eolica, e biocombustibili. Secondo gli ecologisti e i partiti di destra questa apertura alle fonti di energia alternativa "arriva troppo tardi" visto che i problemi attuali si prolungheranno, secondo le stime, almeno fino al 2009.
Indubbiamente, la questione del gas naturale si è trasformata nel "tallone di Achille" tra Cile e Argentina; un ostacolo alle relazioni bilaterali che va al di là delle sole ragioni commerciali e della salute dei cittadini perché evidenziano la pessima scelta dell'ex presidente Ricardo Lagos che, optando per il potenziamento di una fonte energetica in particolare - tra l'altro non di proprietà cilena - ha rinunciato a puntare su una vasta gamma di energie rinnovabili di cui il Cile può contare, come l'energia solare, abbondante in tutto il deserto del Cile, l'energia mareomotrice, presente su tutte le sue coste, la idro-elettricità, nei fiumi del sud, e quella eolica, con i suoi forti venti, in tutto il territorio nazionale.

* In America Latina le stagioni si collocano esattamente all'opposto rispetto alle nostre, ndr.

 

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