Pubblicato su politicadomani Num 58 - Maggio 2006

Comunità ebraiche resistenti
Pietre contro i compromessi
La scelta americana e la lapidazione della modernità

 

Non tutte le comunità haredim, rimanendo fedeli al Mito dei Tre Giuramenti, sceglieranno di emigrare verso Israele. La comunità dei Lubavitch, ad esempio, sceglierà di emigrare negli Stati Uniti, ove nel 1940 si era già rifugiato il proprio rabbe, Josef Yithzak Schneerson (1880-1950), giunto a New York per sfuggire alla persecuzione nazista. Scelta simile fece la comunità di origine ungherese di Satmar, insediatasi a partire dal 1946 a Williamsburg dove, sotto la guida del rebbe Yoel Teitelbaum (1888-1979), cercherà di riprodurre, in una sorta di autosegregazione, le condizioni di vita dei villaggi chiusi dell'Europa orientale. Caratteristica della comunità di Satmar è il rifiuto di riconoscere lo Stato d'Israele, considerato empio in quanto compromesso con il mondo moderno e non osservante la Legge divina.
Tale caratteristica contraddistinguerà anche i Satmar emigrati successivamente in Israele, dove daranno vita ad un movimento radicale, i Neturei Karta (i Guardiani della Città), che evita ogni contatto con la realtà moderna che li circonda. Fra le manifestazioni più eclatanti di questo gruppo c'è il bersagliare con i sassi - quasi una lapidazione simbolica della modernità - le autovetture che transitano durante lo Shabbat, il sabato, nella via Bar Ilan che costeggia il quartiere ultraortodosso di Mea Sharim a Gerusalemme. Le automobili e i loro conducenti vengono colpiti - in una sorta di lapidazione simbolica della modernità - in quanto, interrompendo palesemente il riposo assoluto del sabato, divengono emblema dell'empietà moderna. Colpendoli con le pietre, inoltre, questi peccatori - che ai loro occhi osano definirsi ebrei pur senza rispettare le festività comandate - vengono tenuti lontani dalla comunità degli autentici credenti, in modo tale da non contaminarli con i loro peccati.
Anche altre comunità ortodosse emigrate in Israele manterranno il loro rifiuto verso uno Stato non retto integralmente dalla Torah. Esse tuttavia riconosceranno alle istituzioni secolari israeliane una sorta di legittimazione funzionale in quanto, sebbene laico, Israele è lo stato in cui, dialogando con le istituzioni, tali comunità possono maggiormente condurre un'esistenza conforme ai propri principi e garantirsi la propria sopravvivenza futura.

 

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Num 58 Maggio 2006 | politicadomani.it