Pubblicato su politicadomani Num 58 - Maggio 2006

Piccole vittime
I bambini palestinesi della striscia di Gaza
La guerra delle pietre ha innescato una spirale di violenza senza precedenti nel conflitto israelo-palestinese

di Maria Mezzina

30 settembre 2000. Sono circa le due e mezzo del pomeriggio e un operatore di una Tv francese si trova nel mezzo di una sparatoria fra i soldati delle forze israeliane e alcuni palestinesi. Jamal al-Durrah e il figlio dodicenne Mohammed stanno tornando a casa, a Gaza, ma si trovano proprio lì all'incrocio fra i proiettili di quell'ennesima battaglia scoppiata improvvisamente. La videocamera riprende la morte del ragazzino colpito da un proiettile. La sequenza delle immagini fa il giro del mondo e Mohammed al-Durrah diventa il simbolo del sacrificio dei bambini palestinesi. Piccole vittime incolpevoli di un conflitto che dura da oltre 35 anni, una guerra di logoramento che non risparmia niente e nessuno. La vicenda è stata oggetto di speculazioni che hanno dell'incredibile. Una morte casuale, un incidente deplorevole di cui il governo e l'esercito israeliano hanno chiesto scusa. Eppure su questo incidente sono state fatte le più fantastiche congetture: che il bambino sia stato ucciso da fuoco palestinese (di proposito?) e perfino che il bambino non sia morto.
È la sozzura della guerra civile (o, meglio, contro i civili) quale è quella che si combatte in Palestina, e come sono diventati ormai tutti i conflitti. Esistono in questo conflitto delle vittime il cui sacrificio grida vendetta: sono i bambini palestinesi uccisi, 676 vittime dal 2000 al 2004, secondo il rapporto DCI/PS (Defence Children International/Palestine Section) dell'Aprile 2005. Le vittime adolescenti, dai 13 ai 17 anni, sono 466; 114 i bambini dai 9 ai 12 anni e 96 i piccolissimi da zero a 8 anni. L'anno più tragico è stato il 2002, con il maggiore numero di vittime (192), specie piccoli e piccolissimi.
La prima intifada durata sette anni (dal 1987 al 1994), la guerra dei bambini e delle pietre contro i carri armati israeliani, aveva costretto gli israeliani a sedersi al tavolo delle trattative e aveva portato agli accordi di Oslo, faticosamente raggiunti, contestati dagli stessi palestinesi e mai rispettati. Dopo due anni di nuova intifada - indotta dalla ormai storica e provocatoria "passeggiata" di Sharon sull'Haram al-Sharif, la spianata delle moschee, il luogo più sacro per i musulmani palestinesi - e gli attentati kamikaze di Al Aqsa, con il loro carico di terrore e di morte fra i civili israeliani, l'esercito di Israele scende nella striscia di Gaza allo scopo di "controllare" il territorio e si accampa nelle scuole. L'attività scolastica del 2002 viene quasi completamente paralizzata. In pochi mesi, da gennaio a giugno, 24 scuole sono occupate e 18 di esse sono trasformate in presidi militari e prigioni. Fra marzo e maggio chiudono 1289 classi e a 45mila studenti viene impedito di raggiungere a giugno la loro scuola per sostenere gli esami di fine corso.
Nei due anni dal 2000 al 2002, 11 scuole sono completamente distrutte dalle incursioni israeliane, 197 sono danneggiate e 9 subiscono atti di vandalismo. L'occupazione militare della striscia di Gaza e i posti di blocco paralizzano il sistema e impediscono l'accesso a ospedali, medici, ambulatori e strutture sanitarie messe a disposizione dalle Ong presenti sul territorio. Anche procurarsi medicine diventa un'impresa impossibile.
Le condizioni di vita degradate e degradanti, l'impossibilità di giocare fuori nei campi e per le strade (se non a rischio di perdere la vita), la paralisi che costringeo a casa migliaia di bambini sono all'origine delle cause che hanno provocato l'impennata di uccisioni di bambini nel 2002. Le incursioni israeliane e la risposta della resistenza palestinese, la violenza e i sabotaggi che in un clima di conflitto civile, quale è quello israelo-palestinese, colpiscono nemici e amici senza distinzione, sono le cause dirette di queste morti.
Esiste una tragica controversia fra le forze israeliane e la popolazione palestinese. Gli attacchi israeliani sono stati portati a termine in modo da "minimizzare" la sofferenza della popolazione civile e i militari israeliani sono stati istruiti ad attaccare i bambini non per ucciderli ma per spaventarli, è la sconcertante affermazione. È un fatto tuttavia che dei 1627 casi di bambini feriti (fino al 2004) di cui il DCI ha ricevuto la documentazione (ma sono ovviamente molti di più) 743 sono stati feriti nella parte superiore del corpo (vedi tabella).
Il "diritto alla vita" - che è il titolo della sezione del documento del DCI/PS da cui sono stati tratti i dati che compaiono in questo articolo, "Surviving the Present, Facing the Future" - è un diritto violato per almeno 700 bambini finora. Ma il futuro sta nelle loro menti e nei loro cuori e pesa su di noi un'enorme responsabilità: perché, oltre ai bambini che perdono la vita in questo conflitto ci sono quelli che muoiono "dentro". Sono bambini che hanno assistito a violenze e ai quali sono negati i diritti più elementari: una casa, il gioco, la scuola, l'affetto dei propri cari, le cure quando sono ammalati, un minimo di sicurezza. Sono bambini che sopravvivono il presente e guardano con paura verso il futuro. Ma questa è un'altra storia, e merita di essere raccontata più a fondo.

 

Bambini uccisi durante la seconda intifada (2000-2004)

Anno

Totale

2000

94

2001

98

2002

192

2003

130

2004

162

Totale

676

Fonte DPI/PS

 

Distribuzione secondo gruppi di età delle morti di bambini nel periodo 2000-2004

Grupppi di età

0 - 8

9 - 12

 

13 - 15

16 - 17

Totale

2000

4

9

34

47

94

2001

13

21

31

33

98

2002

50

33

62

47

192

2003

16

22

47

45

130

2004

13

29

58

62

162

Totale

96

114

232

234

676

Fonte DPI/PS

 

Posizione delle ferite

posizione

 

testa

244

occhi

28

collo

26

torace

55

schiena

53

parte alta delle braccia

296

addome

41

bacino

15

gambe

501

Difficoltà respiratorie

62

Esaurimento nervoso

1

Ferite multiple

305

Fonte DPI/PS

 

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