Pubblicato su politicadomani Num 57 - Aprile 2006

Informazione e media
Verità e potere
Sono i servizi segreti che creano, finanziano e controllano organizzazioni estremiste e mezzi di comunicazione

di Damiano Sansosti

"Il terrorismo contribuisce alla realizzazione di una dominazione mondiale ed alla sottomissione degli Stati ad una oligarchia mondializzata. […] È proprio questa nuova élite ad essere il soggetto chiave del terrorismo internazionale, il suo ideologo e il suo padrino". Sono le agghiaccianti dichiarazioni del generale Leonid Ivashov che l'11 settembre 2001 era capo di stato maggiore dell'esercito russo. Un'autorità indiscussa in tema di difesa che aveva ricoperto il ruolo di capo del Dipartimento degli Affari Generali del Ministero della Difesa dell'URSS, di segretario del Consiglio dei Ministri della Difesa della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) e di capo del Dipartimento di Cooperazione Militare del Ministero della Difesa della Federazione Russa. "Solo i servizi segreti ed i loro capi attuali o in congedo - ma che hanno conservato dell'influenza all'interno delle strutture dello stato - sono in grado di pianificare, organizzare e gestire un'operazione di tale ampiezza. In generale, sono i servizi segreti che creano, finanziano e controllano le organizzazioni estremiste. Senza il loro sostegno, tali strutture non possono esistere e ancor meno effettuare azioni di una tale ampiezza all'interno di paesi particolarmente ben protetti. [...] Si è dovuto formare una squadra di professionisti, mentre i kamikaze arabi hanno svolto il ruolo di comparse per mascherare l'operazione - dice Ivashov - l'uso del terrorismo internazionale mira a privare i popoli del loro legittimo diritto alla resistenza armata contro l'aggressione e all'azione contro l'attività sotterranea di servizi segreti stranieri".
L'accusa è pesantissima. La falsificazione degli eventi e la loro strumentalizzazione non è solo una sciagurata deriva del giornalismo e dei media. La Rete, al momento, è forse l'unica fonte da cui attingere un po' di informazione non drogata. Un privilegio riservato però solo ai lettori più accaniti e meglio preparati.
Louise Arbour, alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo, nella prefazione al rapporto dell'Osservatorio per la protezione dei difensori dei diritti dell'uomo del 2005 afferma che la situazione di chi è impegnato nella difesa dei diritti umani "si è deteriorata in alcuni Paesi, in particolare dopo gli avvenimenti tragici del settembre 2001. [...] Nel 2005, i difensori dei diritti dell'uomo hanno dovuto confrontarsi con un contesto nazionale ed internazionale dominato dal moltiplicarsi di misure eccezionali in nome della lotta anti-terrorismo", una situazione aggravata da altri fattori "il fallimento del processo di transizione democratica in numerosi Paesi, la persistenza di conflitti e gravi violazioni del diritto internazionale umanitario (attentati, stupri, atti di tortura, massacri), la rinascita degli estremismi religiosi e dell'intolleranza, l'incremento delle ineguaglianze dovute alla deriva della mondializzazione".
Sidiki Kaba, presidente della federazione internazionale dei diritti umani, e l'organizzazione mondiale contro la tortura, nella presentazione dell'ultimo rapporto a Parigi denuncia che, mentre la repressione si intensifica - i casi recensiti sono 1.172 - "le tecniche repressive si universalizzano, nella più grande impunità". La repressione è diretta non solo contro gli oppositori, ma anche "contro i difensori dei diritti dell'uomo che denunciano il dispotismo mettendo a rischio la loro vita e la loro sicurezza".
Media asserviti al potere sono controllati dalle élite finanziarie che attraverso questi canali capillari condizionano l'opinione pubblica allo scopo di creare movimenti di opinione a loro favorevoli per appropiarsi senza eccessivi problemi delle risorse energetiche e anche vitali, quali l'acqua, e per controllare i flussi di denaro che viaggiano nei mercati globali. I più importanti gruppi editoriali e televisivi sono di proprietà delle multinazionali. I giornalisti o si mettono a libro paga o sono mandati a casa e sostituti. Anche la violenza e gli omicidi diventano strumenti efficaci di persuasione: nel 2005 sono stati uccisi 69 giornalisti e operatori della comunicazione e 117 persone impegnate nella difesa dei diritti dell'uomo. Nei primi mesi del 2006 sono stati uccisi già 21 giornalisti. Una guerra vera e propria.

 

Homepage

 

   
politicadomani.it