Pubblicato su politicadomani Num 57 - Aprile 2006

Punta Perotti
Una esplosione di legalità
Al di là della distruzione degli ecomostri, può rinascere un nuovo rapporto tra cittadini e città, una nuova attenzione, un nuovo amore, una nuova speranza

di Marco Vitale

Domenica 2 aprile alle 10:30, puntualmente secondo programma, davanti, dicono, a cinquantamila baresi in festa, 1164 candelotti ed una miccia lunga sette chilometri, sapientemente installati e manovrati da una ditta di Novara, specialista di smontaggi, hanno fatto implodere, sbriciolare, e sparire la prima parte di un complesso di 220 mila metri quadrati, che aveva sconciato, in modo orrendo, la città di Bari chiudendo alla città una importante prospettiva sul mare. È la prima parte di un'operazione che verrà completata il 23 e il 24 aprile. Dopo nove anni di battaglie legali, "un'esplosione di legalità" ha ridato alla città di Bari una parte di se stessa ed ha, parzialmente, risarcito il danno immenso, anche economico, che la città ha subito.
È troppo facile vedere in questa vicenda un valore emblematico, ma è necessario e utile farlo. La edificazione di questo complesso, l'ecomostro di Punta Perotti, racconta una storia che abbiamo vissuto tante volte, la storia della grande distruzione, civile ed economica, che è stata fatta di gran parte del nostro Paese e delle sue città. Punta Perotti è stata costruita da una famiglia potente di Bari, una di quelle famiglie che, per l'influenza economica e politica che esercitano sulla città, pensano di esserne i padroni e di farne quello che vogliono. E padroni lo sono effettivamente, grazie alla collusione di amministratori pubblici corrotti o solo conniventi e passivi ed al servilismo della maggior parte dell'opinione pubblica. La prima lezione che dobbiamo trarre da Punta Perotti è che i cittadini devono essere molto più attenti e gelosi del valore del patrimonio naturalistico, ambientale e cittadino. Questi ecomostri sono non solo una distruzione di possibilità di vivere in ambienti gradevoli e città civili, e quindi una via verso l'imbarbarimento, ma anche una distruzione di valori economici.
La seconda riflessione è che Punta Perotti è solo un episodio di una vicenda enorme. Uno dei maggiori architetti italiani (Massimiliano Fuksas) ha detto: "Ogni dieci anni ne buttiamo giù uno e ci mettiamo a posto la coscienza. Non credo ci sia molto da festeggiare. Abbiamo nove milioni di edifici abusivi, ed è una vergogna tutta italiana, in Europa questo fenomeno non esiste. Sono appena stato a Istanbul, gli abusi sono 4 milioni e mezzo in Turchia, la metà dei nostri". Ciò è vero ma non credo che l'atteggiamento senza speranza del grande architetto sia condivisibile. A parte il fatto che in Turchia hanno deturpato, in modo orrendo, una delle coste più belle del Mediterraneo, quella della Licia (e, in molti luoghi, purtroppo operatori italiani sono stati in prima fila), non possiamo cancellare così il significato di speranza che vicende come quella di Punta Perotti portano in grembo. Molto meglio pensare che si tratti del nuovo inizio di un diverso rapporto tra i cittadini di Bari e la loro città. Molto meglio il commento del sindaco di Bari, Michele Emiliano, che ha detto: "Oggi abbiamo lanciato una sfida, oltre a riparare gli errori del passato. Dobbiamo tornare a immaginare un nuovo rapporto tra la città e il mare, un grande sogno già condiviso per il futuro". La vicenda di Punta Perotti racconta la storia che il bel Paese e le città martoriate, da Napoli a Palermo, possono, almeno in parte, essere risanate con l'eliminazione di ecomostri tipo Punta Perotti. Ma soprattutto, al di là della distruzione degli ecomostri, può rinascere un nuovo rapporto tra cittadini e città, una nuova attenzione, un nuovo amore, una nuova speranza. Questa speranza è la cosa più importante di tutte, che i 35 mila metri cubi di macerie di Punta Perotti portano con se.
A Bari ha festeggiato non solo gran parte della popolazione. Hanno festeggiato anche il sindaco di Bari e il presidente della Regione Puglia (entrambi di centro sinistra). Ma ha espresso plauso e partecipazione anche il Ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli (centro destra). E qui si radica l'ulteriore lezione: non di centro destra o di centro sinistra si tratta. Ma di operatori economici responsabili o irresponsabili; di amministratori attenti al bene comune o servi di interessi negativi per la città, di opinione pubblica attenta o rassegnata. A Bormio, in Alta Valtellina, la distruzione in atto della Magnifica Terra, è opera di una giunta che si definisce di centro sinistra. Di centro sinistra è la città di Napoli e la Regione Campana, questa terra un tempo meravigliosa, diventata "l'inferno". Ma è stato anche detto giustamente: "Napoli siamo noi". Noi con la nostra rassegnazione, con il nostro scetticismo, con la nostra pigrizia, con la nostra mancanza di speranza. Punta Perotti ha riacceso una piccola fiammella di speranza, contro la quale soffiano i venti impetuosi degli osceni condoni, della irresponsabilità di molti operatori economici, della corruzione e collusione di molti amministratori pubblici, della disattenzione o rassegnazione dell'opinione pubblica. E se è vero che purtroppo quasi tutti gli abusi sono stati ormai condonati, alziamo le difese, anche partecipando attivamente a organismi a ciò impegnati, affinché nuovi scempi non si compiano. Mettiamo le nostre mani, a protezione, intorno alla fiammella accesa a Punta Perotti. Questa vittoria della città su chi cerca di esserne padre padrone e cattivo padrone e di fare quello che vuole non viene dal cielo. È frutto di un tenace impegno di persone serie e generose, che dobbiamo ringraziare.

 

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