Pubblicato su politicadomani Num 57 - Aprile 2006

Ex gloriose FS
Rotaie in crisi di identità
Da Azienda Autonoma a FS s.p.a., gruppo diviso in una miriade di società per azioni. La storia della cosiddetta privatizzazione delle Ferrovie dello Stato si intreccia con quella del Paese

di Maria Mezzina

Un vaso di Pandora. Un labirinto di Dedalo. Sono così da tempo le nuove FS S.p.a., eredi delle gloriose Ferrovie dello Stato, da quando sono state per così dire privatizzate, a partire dalla metà degli anni '90.
Nel decennio precedente (1985-1995) all'Ente Pubblico Ferrovie dello Stato, nato dall'Azienda Autonoma FS, c'erano stati parecchi cambiamenti radicali, spesso di dubbia razionalità ed efficacia. Un modo di procedere, quello della trasformazione della FS in S.p.a., che va in direzione esattamente opposta rispetto alla strategia proposta nel 1876 dal liberale Silvio Spaventa. Era necessario mettere ordine ad un sistema, quello dei trasporti su rotaia, divenuto quanto mai complesso, al limite della ingovernabilità, un buco nelle finanze dello Stato in cui sparivano decine di migliaia di miliardi di vecchie lire senza che se ne vedessero vantaggi. Questa la giustificazione.
La storia delle ferrovie italiane si intreccia con la storia dello sviluppo di questo paese, e, ancor più, con la storia di un certo modo di intendere il progresso. È il risultato di precise politiche che hanno condizionato profondamente l'economia, i rapporti sociali, perfino la geografia dell'Italia e del suo territorio. Venti anni di storia che hanno cambiato, oltre alle ferrovie, tutto il paese.
Nel 1985, con la legge 210/85 l'Azienda Autonoma FS viene trasformata in Ente Pubblico. In realtà le FS erano autonome solo nel senso che toccava a loro prendere decisioni in merito ai trasporti, merci e passeggeri, all'organizzazione dei servizi e alla manutenzione dei mezzi. Esse dipendevano in tutto, economicamente e nell'amministrazione, dal Ministero dei Trasporti.
Dal 1986 al '95 le FS subiscono ristrutturazioni interne ogni tre anni: vi sono coinvolti personale dipendente e dirigenti in una sorta di vortice. L'originale divisione in dieci "Servizi" viene ridotta a sei "Dipartimenti" (1986). Nel 1989 al loro posto sorgono nove "Divisioni". Soppresse le Divisioni si creano cinque "Aree" (1993). Arrivano poi sette "ASA" (Aree Strategiche di Affari) nel 1996, sostituite nel 1999 di nuovo da quattro "Divisioni". La confusione dei ruoli e dei compiti diventa un problema. Inevitabile anche la crisi di identità fra il personale dipendente e quello direttivo.
Non è finita. Nel 2000 nasce Trenitalia dalla confluenza di tre Divisioni - Passeggeri, Trasporto Regionale e Cargo - insieme all'Unità Tecnologica e a Materiale Rotabile. "Missione" di Trenitalia è "progettare ed erogare servizi per la mobilità di persone e merci". Il 1° luglio 2001 la quarta Divisione (Infrastrutture) diventa RFI - Rete Ferroviaria Italiana - "società chiamata a gestire le circolazione dei treni e le infrastrutture ferroviarie".
In un decennio - dal 1991 al 2002 - nascono all'interno delle Ferrovie dello Stato numerose altre società. Il patrimonio delle FS viene suddiviso e alle società del gruppo è affidata la gestione, la riqualificazione e la valorizzazione dei beni di proprietà dell'ente. A Metropolis (nata nel 1991 e divenuta poi Ferrovie Real Estate) è affidato il patrimonio immobiliare. A GrandiStazioni (1998) sono affidate le 13 maggiori stazioni italiane. A CentoStazioni (2002) sono affidate 103 stazioni "minori" sul territorio nazionale. La TAV (Treni ad Alta Velocità) nasce nel 1991 come "project company controllata da RFI". Ad Italferr (1984) è affidato il compito di proiettare la FS in campo internazionale: Italferr "realizza i suoi obiettivi fuori del territorio italiano", si legge nello statuto della società.
Al 31 dicembre 2004 l'organigramma completo delle FS contava 28 società controllate, 3 società collegate e 5 società controllate dalle collegate. In tutto 36 gruppi. Ad oggi il sito ufficiale del Gruppo Ferrovie dello Stato elenca nove società facenti parte del gruppo: Trenitalia, RFI, Italferr, Ferservizi, Ferrovie Real Estate, GrandiStazioni, Sogin, CentoStazioni, Fercredit. La TAV è una società controllata da RFI. Altra controllata (della Sogin) è la Sita per il trasporto locale su alcuni percorsi.
Questo ruotare altalenante di nascite e morti societarie genera confusione nei compiti del personale e disparità nei salari. Il passaggio da una all'altra delle società del gruppo e delle loro controllate rendono indispensabile la formazione continua. La disponibilità di personale specializzato e motivato da regola diventa eccezione: il trasferimento di personale e di competenze da un settore all'altro, le fusioni e le divisioni continue degli assetti societari, i cambiamenti di uffici e di dirigenti, l'atomizzazione dei lavori e la separazione degli incarichi hanno di fatto creato una situazione pesante, al limite del grottesco. Il vecchio glorioso personale altamente qualificato se ne è andato (o è stato costretto ad andarsene). Le opportunità che si aprono per il nuovo personale sono prevalentemente di lavoro precario, poco qualificante e poco qualificato.
Difficile trovare in tutte queste trasformazioni a cui da venti anni sono sottoposte le FS dei motivi di reale necessità: i costi sono lievitati mentre i servizi più essenziali non sono migliorati.
Molti treni regionali e molte fermate intermedie sono state soppresse. A fronte di alcune promozioni sui treni di lunga percorrenza, il prezzo delle corse più usate, che sono quelle del trasporto locale, è aumentato in modo scandaloso e altrettanto scandalosi sono i ritardi dei treni. In compenso sfrecciano velocissimi treni ultramoderni e semivuoti. E mentre si fanno progetti faraonici i treni locali continuano ad essere trainati da vecchie locomotive e i dispositivi di sicurezza di bordo e di terra continuano a dare problemi. Gli incidenti sulle tratte diventano pericolosamente frequenti e si contano i morti. Ma, questa, è un'altra storia.

 

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