Pubblicato su politicadomani Num 57 - Aprile 2006

La rivoluzione dei media virtuali
La Rete glogale tra libertà e controllo
Parlare di Internet oggi significa analizzare fino in fondo i temi della libertà e del diritto. Nella società della conoscenza globale il libero accesso al sapere permette crescita, democrazia, equità sociale. In opposizione a queste tendenze, con la diffusione della Rete c'è contestualmente anche lo sviluppo di strumenti di controllo e di dominio tanto più efficaci quanto più sofisticati

di Damiano Sansosti

La nascita e lo sviluppo di Internet hanno cambiato la natura delle relazioni umane, e hanno ridefinito il concetto stesso di "società". La "globalizzazione" dei merca(n)ti e lo sviluppo di Internet sono realtà radicate e interconnesse, cause prime della formazione di una comunità globale e, soprattutto, di una coscienza globale.
A questo processo di emancipazione, favorito e anzi determinato dalla possibilità di comunicare senza vincoli apparenti si accompagna però lo sviluppo di potenti sistemi di controllo, di censura, e, quindi, di dominio da parte dei governi di tutto il mondo. Ognuno, naturalmente, a suo modo.
Un pericolo di cui il giudice della Corte suprema americana Louis Brandeis era ben consapevole quando, nel 1928, nella sentenza sul caso Olmstead contro gli Stati Uniti, scrisse: "Nell'applicazione della Costituzione non dobbiamo limitarci a contemplare quello che è stato, ma dobbiamo anche guardare a ciò che potrebbe essere. Il progresso della scienza e quindi dei mezzi di spionaggio disponibili al governo non si fermerà alle intercettazioni telefoniche. Un giorno forse verrà sviluppato un mezzo che permetterà al governo di riprodurre in tribunale carte senza asportarle dal cassetto segreto in cui si trovano, e di esporre così alla giuria i fatti più intimi di una privata abitazione[...] È proprio vero che la Costituzione non garantisce la protezione contro una simile invasione della sicurezza di una persona."
"Olmstead" è stato uno dei primi casi di intercettazione telefonica. Il pericolo di cui il giudice Brandeis metteva in guardia, si è puntualmente avverato. L'agenzia di stampa Reuters riferiva, nel dicembre 2001, che lo sviluppo dei mezzi americani di spionaggio governativi è al passo della tecnologia: poco dopo l'attentato alle Twin Towers, l'Fbi ha chiesto di installare nelle proprie reti dei dispositivi capaci di leggere le e-mail delle persone indagate. Nel Patriot Act (ottobre 2001) tale "libertà" è stata estesa per consentire al governo di sorvegliare tutta la popolazione. Con il pretesto del terrorismo l' Fbi può avere ogni possibile informazione attingendola dai database dei computer usati dai cittadini americani nei luoghi pubblici e nel privato delle loro abitazioni. Né l'agenzia ha l'obbligo di mantenere riservate tali informazioni e può accedervi senza bisogno di dimostrare il benché minimo giustificato motivo. Tutto ciò mentre i poteri di verifica della magistratura sono stati estremamente ridotti. Attualmente la sicurezza della Rete è al terzo posto per importanza nelle attività svolte dall'Fbi, dopo la lotta al terrorismo e il controspionaggio.
I paesi alleati degli Stati Uniti si sono naturalmente allineati: il Patriot Act è stato esteso di fatto anche all' Inghilterra, alla Francia e all'Italia.
Mentre Iran, Cuba e Corea del Nord cercano di limitare la diffusione del web e l'accesso da luoghi privati, la Cina, secondo Paese al mondo per numero di internauti (circa 80 milioni), se da una parte finanzia la crescita della rete, dall'altra è molto attenta a non far passare tutto ciò che potrebbe essere, a suo giudizio, pericoloso per il popolo, e si sta attrezzando per esercitare un controllo capillare sui suoi cittadini. "Reporter senza frontiere"(www.Rsf.org) ha denunciato recentemente la vendita al governo cinese, da parte dell'americana Cisco Systems, della tecnologia necessaria per poter individuare informazioni private contenenti parole "sovversive". I cittadini cinesi che provano ad accedere a siti Internet il cui contenuto riguarda l'indipendenza di Taiwan o del Tibet, il movimento Falun Gong, il Dalai Lama, gli eventi di piazza Tienanmen, i partiti politici d'opposizione o anche parole come "democrazia" e "diritti umani", non trovano risposta alcuna oppure vengono girati sui siti governativi di propaganda. Anche Yahoo ha accettato di sottoporre a stretta censura la propia versione cinese, denuncia Rsf. Stessa cosa accade con Google che, dopo una iniziale resistenza, ha deciso che rimuovere i risultati delle ricerche è comunque meglio che non dare alcun servizio. Tutto sommato, un modo come un altro per dire che incassare miliardi di dollari è meglio che non incassarne affatto.

 

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