Pubblicato su politicadomani Num 57 - Aprile 2006

Recensioni Cinema

di Luca Di Giovanni

"Il Caimano"
film di Nanni Moretti (2005)

Tutt'altro che un pamphlet politico o un film pre-elettorale, come era stato accusato in modo fazioso e prevenuto da qualcuno che ovviamente non conosceva la filmografia precedente di Moretti (semplicemente uno dei più grandi registi europei degli ultimi 30 anni, un vero artista indipendente che non si abbasserebbe mai a fare propaganda). Molto eloquente del resto il fatto che la maggior parte di queste critiche gli siano state fatte PRIMA dell'uscita del film (la stroncatura preventiva è un fenomeno tipico della nostra Italietta...).
"Il Caimano" è probabilmente la cosa migliore che Moretti abbia mai girato, il suo film più coeso e compiuto, il suo "Otto e mezzo", coraggioso e feroce come sempre ma con una marcia in più soprattutto rispetto al precedente "La stanza del figlio"... un film complesso, ambizioso ma riuscito in tutte le sue parti, leggibile a più strati ma praticamente perfetto dal momento che nessuno dei piani che si intersecano (quello personale, quello politico, quello sentimentale, quello d'autore) sovrasta gli altri o risulta gratuito o squilibrato.
Davvero un bella prova di maturità, che meritava una pausa così lunga, per uno dei film più importanti della stagione, da vedere e apprezzare assolutamente al di là delle proprie convinzioni politiche (NON è un film su Berlusconi, è molto di più!).
Una menzione speciale poi merita il cast, davvero ottimo (su tutti Silvio Orlando, vero alter-ego del regista, la bravissima Margherita Buy finalmente libera dai suoi cliché e un geniale Michele Placido) e il finale apocalittico nel tribunale, in una sequenza di ottimo cinema degna di John Carpenter.

 

"Il grande silenzio"
Regia di Philip Groning (2005)

Non me la sento di dire che "Il grande silenzio" sia un bel film.
No, bello non è proprio un aggettivo che può rendere giustizia a questa monumentale opera.
Diciamo piuttosto che è una delle esperienze più estreme della storia recente del cinema, un viaggio allucinante nella spiritualità che non mi sento di consigliare a chi vuole semplicemente vedere un bel film. Stiamo parlando di un documentario di 2 ore e 40 minuti, senza dialoghi né musiche di commento, fatto di silenziosi primi piani, lunghe inquadrature su dettagli apparentemente insignificanti, di solenni e interminabili piani sequenza in cui non succede nulla, di immagini sfocate e montaggio volutamente poco curato.
Tutt'altro che un'opera di intrattenimento, insomma.
"Il grande silenzio" è l'opera di un autore coraggioso che ha portato alle estreme conseguenze la sua ricerca, vivendo per diversi anni nel convento con i frati nel totale rispetto delle loro regole.
Coraggiosa è la scelta di raccontare una storia così estrema con un documentario, ancora più coraggioso il modo con cui il regista ha scelto di raccontarla, adottando uno stile mimetico e rigoroso che rispecchi fedelmente i ritmi e i tempi della vita di questi religiosi.
Una scelta che sembra obbligata, essendo evidentemente la più appropriata (forse l'unica) per raccontare la scelta di questi uomini, ma che in realtà dimostra l'assoluta originalità di questo progetto, destinato a restare un magnifico esempio della magia che il cinema ci può regalare ancora nel 2006. Non resta che abbandonarsi al flusso delle immagini e si vivrà un'esperienza unica, anche se a tratti affiora il dubbio del compiacimento intellettuale (le immagini estetizzanti girate a bassa qualità mi hanno ricordato le provocazioni di Brackage e Warhol).
Un film fuori dal tempo e dalle mode, sincero e profondo, magico e insopportabile, assolutamente necessario se si è alla ricerca delle emozioni che il cinema ultra-spettacolare dell'era digitale sembra aver dimenticato..

 

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