Pubblicato su politicadomani Num 57 - Aprile 2006

Potere e Verità

di m.m.

Il rapporto fra Cristianesimo e potere è stato sempre difficile. Partiamo dai Vangeli. Alla domanda di Pilato "Cosa è la verità?", Gesù non risponde (Gv.18,38). Ma quando Pilato gli dice di avere il potere di liberarlo o di metterlo a morte gli dice: "Tu non avresti alcun potere su di me se non ti fosse dato dall'alto" (Gv.19,11). L'uomo è libero di ricercare la verità. Una libertà donata da Dio, perché, spiega Dossetti, "se ogni potere e i suoi stessi abusi estremi non sfuggono alla signoria divina, questo non vuol dire che tutto sia legittimato da Dio" (G. Dossetti, "Per la vita della città", EDB, Bologna 1989).
La superiorità del potere spirituale rispetto a quello temporale inizia da un passo di San Paolo "Non est potestas nisi a Deo" (Lettera ai Romani, cap. 13). La successiva dottrina teocratica culminò nella Bolla "Unam Sanctam" di Bonifacio VII (1302). Inizia da allora la parabola discendente del potere temporale della Chiesa e, contestualmente, quella ascendente della sua libertà. Il Concilio Vaticano II, e le successive encicliche di Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II disegnano un rapporto nuovo fra Chiesa e mondo: sempre meno conflittuale e sempre più aperto alle diverse entità culturali e spirituali che abitano la terra.

 

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