Pubblicato su politicadomani Num 57 - Aprile 2006

Dopo il Concilio Vaticano II
In medium virtus
Il cattolicesimo progressista fra teologia della liberazione e movimenti no-global

di Alberto Foresi

La stagione dell'integrismo cattolico si chiude con le decisioni prese al termine del Concilio Vaticano II. In quella sede si elabora una teologia che riconosce autonomia alle diverse sfere di cui si compone la società moderna e assegna al laicato un ruolo autonomo nella sua azione nel mondo. Qualche traccia dell'integrismo rimarrà nei principi della Dottrina Sociale della Chiesa cattolica (DSC). Nella sua formulazione definitiva, tuttavia, nei vari documenti che la costituiscono, la DSC non è volta a riaffermare la preminenza della Sede romana e del suo vertice, ma si propone ai cattolici come richiamo a un più equo modello di organizzazione sociale rispondente a evidenti valori laici e religiosi.
È anche significativo che, fra le altre decisioni prese, il Concilio Vaticano II restituì alla Bibbia una funzione di centralità nella vita dei fedeli, favorendone lo studio soprattutto fra i laici. L'apertura verso il mondo contemporaneo e la rinnovata importanza tributata alla Bibbia furono all'origine di una ventata di rinnovamento nella Chiesa. Cattolica. Esso si manifestò in diversi modi: nella nascita di organizzazioni cattoliche che, attraverso una nuova esegesi delle Sacre Scritture, tendevano a ridimensionare il ruolo gerarchico e normativo della Chiesa romana, e in un progressivo avvicinamento della stessa Chiesa a certi aspetti peculiari della modernità quali i diritti umani, la laicità dello stato, la difesa dell'ordinamento politico democratico.
Se era prevedibile una reazione conservatrice e tradizionalista di fronte agli esiti del Concilio Vaticano II, meno ovvio appare l'emergere di tendenze di matrice fondamentalista fra le componenti che più calorosamente aderirono al nuovo corso della Chiesa romana. Promossa al termine del Concilio la linea progressista, sorsero movimenti sia laici che religiosi più o meno organizzati. Questi, travalicando spesso le direttive conciliari, tentarono di attuare un radicale ridimensionamento del potere dell'autorità ecclesiastica costituita, appellandosi direttamente all'autorità derivante dall'interpretazione autonoma del Messaggio contenuto nelle Sacre Scritture. Tutto ciò si tradusse nell'attuazione di forme organizzate di vita cristiana improntate alla radicalità delle scelte evangeliche ed alla coerente traduzione di queste scelte in campo sociale e politico. È quanto si è solito classificare come "Teologia della liberazione", nata in Europa ma presto diffusasi prevalentemente nell'America Latina. Proprio la radicalità della propria esperienza religiosa, mirante a trasferire in ambito politico le scelte di una prassi di vita direttamente derivata da una personale lettura evangelica, colloca questi movimenti cattolici all'interno di una categoria che potremmo definire "integralista di sinistra". Conseguenza di queste scelte sono, specialmente in America Latina, l'azione politica da essi spesso compiuta contro i governi locali in nome dei valori sociali evangelici e la contestazione della stessa Chiesa, accusata di essere rimasta legata al tradizionalismo e di aver sostenuto le dittature militari che hanno retto con regimi liberticidi e repressivi molte nazioni sudamericane. A partire dal pontificato di Giovanni Paolo II si è assistito al progressivo ridimensionamento dei movimenti riconducibili alla Teologia della Liberazione, anche perché l'ordine dei Gesuiti, che ne era promotore, ritornò su posizioni più obbedienti nei confronti della Sede romana.
L'azione sociale di questi movimenti non si è limitata alla pura contestazione politica: nei casi più estremi si è tradotta in veri e propri atti insurrezionali, come nel caso delle azioni di guerriglia antigovernativa condotte in Colombia da Camillo Torres, prete guerrigliero caduto in uno scontro con l'esercito colombiano il 15 febbraio 1966. A questo fondamentalismo cattolico progressista di matrice estrema sembrano riferirsi, negli ultimi anni, i movimenti ecologisti e no global di matrice cattolica. Impegnati in una lotta politica transnazionale con una serie di obiettivi nei quali, a volte, si mescolano in modo pericoloso, vicino al fanatismo, politica, millenarismo apocalittico e religiosità. Si tratta di movimenti, tuttavia, lontanissimi sia dalla DSC sia dalla "Teologia della liberazione" da cui qualcuno vorrebbe farli derivare.

 

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