Pubblicato su politicadomani Num 57 - Aprile 2006

In Breve

 

Non è violenza
La notte fra mercoledì 8 e giovedì 9 marzo, a Milano, è divampato un incendio nel campo nomadi di via Triboniano, periferia nord-ovest della città. Il Comune si è affrettato a precisare che quello che è andato a fuoco era un campo abusivo e che, quindi, "chi se ne frega". Anzi, meglio. Visto che comunque quei nomadi andavano sgomberati. Sgomento, in quanto l' incendio - testimoniato da una serie di documenti fotografici che raccontano il dramma del dover perdere tutto - non dovrebbe essere percepito come un buon metodo di evacuazione.
L'argomento è stato relegato fra le notizie meno importanti. Le foto dell'incendio di via Triboniano infatti non sono state ritenute importanti dalla stampa, che in quel momento era impegnata a documentare e a denunciare la manifestazione che si svolgeva negli stessi giorni e nella stessa città in corso Buenos Aires. Qui i soliti manifestanti violenti avevano fracassato alcune grandi vetrine di multinazionali (Nike e Mc Donald's) e un centro elettorale di An. Quelli che esprimono dissenso con metodi violenti come l'aggressione a poliziotti, la rottura di vetrine, l'incendio di macchine, al fine di creare panico generale sono da condannare. Eppure così sono riusciti ad attrarre l'interesse dei media. In via Triboniano, invece, ci sono 60 bambini e bambine che hanno perso tutto: vestiti, giochi, quaderni, libri e diari. Loro e le loro famiglie non sanno più dove andare e hanno bisogno di tutto. Ma questo non è abbastanza spettacolare e violento per i media. Oppure la violenza delle istituzioni non è violenza?

Venerdì Santo
La "Via Crucis" non è una cosa del passato, e di un determinato punto della terra. La Croce del Signore abbraccia il mondo; la sua "Via Crucis" attraversa i continenti ed i tempi. Nella "Via Crucis" non possiamo essere solo spettatori. Siamo coinvolti pure noi, perciò dobbiamo cercare il nostro posto: dove siamo noi? Nella "Via Crucis" non c'è la possibilità di essere neutrali. Pilato, l'intellettuale scettico, ha cercato di essere neutrale, di stare fuori; ma, proprio così, ha preso posizione contro la giustizia, per il conformismo della sua carriera. Nello specchio della Croce abbiamo visto tutte le sofferenze dell'umanità di oggi. Nella Croce di Cristo oggi abbiamo visto la sofferenza dei bambini abbandonati, abusati; le minacce contro la famiglia; la divisione del mondo nella superbia dei ricchi che non vedono Lazzaro davanti alla porta e la miseria di tanti che soffrono fame e sete.
Ma abbiamo anche visto "stazioni" di consolazione. Abbiamo visto la Madre, la cui bontà rimane fedele fino alla morte, e oltre la morte. Abbiamo visto la donna coraggiosa, che sta davanti al Signore e non ha paura di mostrare la solidarietà con questo Sofferente. Abbiamo visto Simone il Cireneo, un africano, che porta con Gesù la Croce.
La "Via Crucis" non è semplicemente una collezione delle cose oscure e tristi del mondo. Non è neppure un moralismo alla fine inefficiente. Non è un grido di protesta che non cambia niente. La "Via Crucis" è la via della misericordia, e della misericordia che pone il limite al male.

Benedetto XVI

Ritorno al pubblico
Bolivia, città di Cochabamba, anno 2000. Dopo sei mesi di lotta e cinque morti, la popolazione riesce a far revocare la concessione per la fornitura idrica al consorzio Aguas del Tunari, controllato dalla Bechtel e dall'italiana Edison. Di più, grazie alle pressioni della società civile, anche l'indennizzo di 25 milioni di dollari richiesto dai due colossi a un oscuro tribunale interno della Banca mondiale, l'Icsid, nel gennaio scorso è stato revocato. In Argentina invece, nel 2002, sono stati i tecnici e i lavoratori del settore a dar vita con il sindacato a una cooperativa che garantisse la gestione del servizio idrico dopo il crac della Enron, alla quale erano stati appaltati i servizi idrici della provincia di Buenos Aires. Alla fine del 2004, in Uruguay, con un referendum costituzionale, la maggioranza del paese ha detto no, alla privatizzazione dell'acqua, riconoscendola come "risorsa essenziale alla vita" e "diritto umano fondamentale".
Contro la privatizzazione sono anche Ghana, Sudafrica e Tanzania. E l'Europa: l'acqua di Grenoble (Francia) è tornata in mano pubblica dopo dieci anni e nell'aprile del 2005 il Governo belga ha introdotto il diritto all'acqua nella Costituzione, riconoscendo che la gestione dei servizi idrici, essenziali alla vita, deve restare di pubblica competenza.

Incontri
Torino 2006. Testimone d'eccellenza è Kwame Nkrumah Acheampong, sciatore professionista ghanese. L'atleta non è stato testimone delle Olimpiadi Invernali appena concluse, non ha vinto infatti nessuna medaglia. Lo è stato di una mostra promossa da Medici Senza Frontiere. Kwame è stato invitato a presentare l'evento fotografico "Lavoratori stagionali - i frutti dell'ipocrisia". Le foto esposte erano di Francesco Cocco (edizioni Contrasto). L'iniziativa si è dimostrata molto efficace e molto poco politically correct. Tenutasi in una scuola, l'istituto Avogrado, la mostra offriva ai visitatori un'ottima rappresentazione della realtà attraverso l'uso delle immagini fotografiche. Lo scenario comunicava le reali condizioni di vita di molti immigrati impegnati a lavorare nei campi del Sud Italia. Sono immagini forti, dure, che non concedono nulla a certe forme di "buonismo" troppo diffuse. A contribuire alla testimonianza fotografica anche un documentario che ha sciolto ogni dubbio sulla crudele condizione di questi uomini venuti a cercar fortuna, riparo e una possibile chance per una vita migliore. "Sono rimasto senza parole. Non è possibile che si trattino così degli esseri umani" ha commentato lo sciatore, dopo aver visto la mostra.

Auguri da Nassiryah
"In questo posto la Pasqua ha un significato diverso, più intenso. L'annuncio della resurrezione è un messaggio di speranza e di amore: il male non può vincere! Sembra strano sentirlo qui dove, appena si esce dalla base, ci si rende conto della sofferenza passata e presente della popolazione, dei giochi passati e presenti fatti sulle loro spalle, ma anche dell'importanza del nostro ruolo che, pur nei più piccoli gesti, contribuisce alla costruzione di un futuro di speranza per la popolazione irachena. Voglio dedicare a tutti i miei amici, alla mia famiglia italiana e a quella "adottiva" qui a Nassiryah, ai miei colleghi il sorriso di Alì, un bambino profugo di Al Fajr incontrato ieri durante una consegna di beni umanitari. Se non è indice di speranza questo sorriso..."

Elisabetta Trenta

Polad, consigliere politico del generale del contingente italiano a Nassiryha, con la responsabilità dei rapporti con la società civile e le autorità locali

 

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