Pubblicato su politicadomani Num 57 - Aprile 2006

Ippolito Caffi
L'estro del paesaggio a Palazzo Braschi
La mostra offre numerosi inediti dell'artista, tra i quali gli album e i taccuini che l'hanno accompagnato nel suo girovagare per il Mediterraneo dell'800

di Alberto Foresi

Ippolito Caffi nacque a Belluno nel 1809 e morì nel 1866 nella battaglia di Lissa, a cui partecipò imbarcato sull'ammiraglia Re d'Italia. Sebbene oggi poco ricordato, è da annoverarsi non solo tra i maggiori e più originali vedutisti dell'Ottocento italiano, ma, per la dimensione e il respiro europei che lo contraddistinguono, può essere avvicinato ad artisti internazionali maestri del calibro di Corot.
Caffi è stato tra i più acclamati artisti del tempo. Personalità forte ed inquieta tipicamente romantica, spirito avventuroso, viaggiatore instancabile e patriota convinto, prese parte ai moti del 1848-49. Subì la persecuzione austriaca, partecipò alla terza Guerra d'Indipendenza e morì prematuramente in battaglia a soli 57 anni.
Al pittore bellunese è dedicata presso il Museo di Roma, a Palazzo Braschi la prima grande mostra antologica (dal 15 febbraio al 2 maggio 2006). La mostra riunisce oltre un centinaio di vedute, tra le quali numerosi inediti, disegni, acquarelli e i suoi album e taccuini contenenti preziosi schizzi presi durante i tanti viaggi o nel corso delle operazioni belliche di cui fu spettatore e protagonista. Le opere testimoniano la capacità dell'artista di ritrarre incisivamente la sua epoca, puntando l'attenzione sull'elemento paesaggistico e su quello umano, come si nota nelle minute raffigurazioni di popolani, soldati, preti che caratterizzano i suoi dipinti. L'esigenza continua di documentare la realtà in tutte le sfaccettature percepibili, aveva fatto di Caffi una singolare figura di artista-reporter, un testimone eccezionalmente sensibile di ogni evento atmosferico, di ogni fatto di cronaca, di paesaggi urbani illuminati da affocati tramonti o avvolti nella nebbia.
Sebbene, per la sua abilità prospettica, sia stato definito l'ultimo erede di Canaletto, Caffi seppe superare l'impostazione tradizionale del veneziano, arricchendola con un profondo senso di ampiezza atmosferica e con un ricercato studio sugli effetti di luce, "traghettando il paesaggismo - scrive Giandomenico Romanelli nel Catalogo - verso una nuova stagione, verso la macchia, verso la densità dei colori aggrumati, bianchi squillanti e rossi aranciati di tramonti di fuoco e il mauve delicato di albe primaverili".
I luoghi del suo girovagare sono anche i luoghi immortalati nei suoi dipinti: la sua amata Belluno, Venezia, Roma, Tivoli, Napoli, ove si soffermò soprattutto a Pompei ed Ercolano, la Sicilia, le mete del suo viaggio in Medio Oriente (Atene, Costantinopoli, la Siria, l'Egitto, Malta) e quelle del suo esilio una volta caduta la Repubblica di Venezia: Genova, Nizza, Torino, Parigi. Città che non vengono più viste nella solarità abbagliante delle luci zenitali del Canaletto ma sono sempre còlte dal Caffi in una particolare fenomenologia atmosferica o in una esplosione di feste e di colori.
Ed è proprio procedendo per luoghi (Venezia, Roma e il Mediterraneo) ed accostando vedute dello stesso sito da prospettive differenti o nelle diverse declinazioni della luce, che si dipana la mostra. Rssa offre al visitatore la possibilità di ammirare le più importanti testimonianze della produzione del pittore bellunese, provenienti da vari musei italiani e stranieri e, in taluni casi, anche inedite concesse da collezionisti privati.

 

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