Pubblicato su politicadomani Num 57 - Aprile 2006

Editoriale
In attesa del nuovo governo

di Maria Mezzina

Avremmo voluto scrivere questo editoriale a bocce ferme, avendo fatto gli italiani una scelta chiara e inequivocabile. Era la speranza di tutti ma sopratutto del centrosinistra, che le solite (inaffidabili) agenzie di sondaggio davano largamente vincente. C'era, in realtà, nel centrosinistra un certo nervosismo. Non tanto per le promesse dell'ultimo minuto del centrodestra - schieramento su cui un Premier a dir poco invadente e pigliatutto aveva steso un mantello di invisibilità - ma per altre, più profonde ragioni: mentre infatti una parte della destra continuava a fare di alcuni valori, in cui si riconosce la maggioranza degli italiani, il punto di forza della propria campagna elettorale - la vita, la famiglia, la libertà -, a sinistra Prodi era stato costretto a dare chiarimenti proprio su quei valori, dopo che su di essi era calata una forma di censura dettata da opportunismo elettorale. Una prudenza a cui il cattolico Prodi era stato costretto per tenere in piedi uno schieramento molto diviso su alcuni temi. In realtà il collante della sinistra, oltre che l'intento di mettere la parola fine a un certo modo di fare politica, noto ormai come "berlusconismo" (desiderio condiviso sia pure sommessamente anche a destra), sono stati i valori che sono anch'essi patrimonio della nostra cultura: l'accoglienza e la solidarietà, l'attenzione verso i più deboli, il diritto al lavoro, la redistribuzione delle ricchezze in funzione del bene comune, la difesa del patto costituzionale.
L'altissima partecipazione al voto e i risultati elettorali ci hanno restituito - è stato detto - un'Italia spaccata in due. Non siamo di questo avviso. La scelta fra l'uno o l'altro degli schieramenti fatta sulla base dei valori che abbiamo esposto, più che l'elettorato ha diviso in due la coscienza del singolo elettore. La vita e la famiglia, la libertà e la solidarietà, il diritto e il lavoro, il rispetto per la Costituzione e l'unità del Paese sono valori radicati negli italiani. Fanno parte del loro DNA. Tutto il resto - pacs, concordato, tasse, ici - sono poco meno che "contorno". Inessenziale. Roba di tutti i giorni che si risolve con un minimo di rispetto e di razionalità.
Ciò che conforta in queste elezioni vinte per una manciata di voti dal centrosinistra è che proprio la cosiddetta "debolezza" di Prodi, capo indiscusso della coalizione vincente (grazie alla investitura popolare ricevuta con le primarie), può essere garanzia del rispetto di tutti i valori enunciati: quelli che hanno fatto da bandiera della destra e quelli sotto i quali si è ritrovata la coalizione di sinistra. Purché ci sia il supporto di tutti i partiti che in questi valori credono, a sinistra come a destra. È questa la "grande coalizione" che può garantire il governo di questo paese. L'unica possibile. Ben diversa da un accordo di spartizione del potere.
E questa è una buona cosa, è esercizio vero di democrazia. Purché non si verifichi in Parlamento la "spaccatura" che i numeri (ma solo quelli, ripetiamo) dicono che c'è nel Paese. È della coalizione vincente la responsabilità che questo non accada; e quindi presumibilmente di Prodi, a meno di un clamoroso quanto imprevedibile e al momento impossibile cambiamento di scenario. Un uomo che ha detto di voler governare cercando l'unità e la collaborazione con tutti i partiti.
Una differenza sostanziale fra l'essere il Presidente di tutti gli italiani e l'essere il Presidente di un governo che cerca l'unità del Parlamento sulle questioni che stanno a cuore a tutti gli italiani. La stessa differenza che c'è fra demagogia e democrazia.

 

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Num 57 Aprile 2006 | politicadomani.it