Pubblicato su politicadomani Num 57 - Aprile 2006

Religione e politica
Comunione e Liberazione
Un movimento o l'espressione del fondamentalismo cattolico all'italiana?

di Alberto Foresi

Nel contesto italiano uno dei movimenti che più si avvicinano alla tipologia del fondamentalismo cattolico è, a mio parere, Comunione e Liberazione (CL), almeno in certe fasi della sua storia. Nato nel 1954 come "Gioventù Studentesca", ad opera di un prete, don Luigi Giussani, nel 1969 il movimento prende il suo nome attuale e definisce se stesso "un movimento ecclesiale il cui scopo è l'educazione cristiana matura dei propri aderenti e la collaborazione alla missione della Chiesa in tutti gli ambiti della società contemporanea". Esso si caratterizza per la presa d'atto del contrasto esistente nel mondo contemporaneo tra coscienza cristiana e modernità e della difficoltà di arrivare ad una sintesi fra cristianesimo e modernità. La modernità è infatti, di norma, percepita come antitetica alla trascendenza religiosa e perfino ostile alla presenza attiva della Chiesa nel mondo.
Comunione e Liberazione pone l'accento in particolar modo sul declino della presenza organizzata in politica dei cattolici e sulla deriva secolarista della società italiana. Un secolarismo non contrastato e spesso anche assecondato dalla Democrazia Cristiana che, almeno in teoria, era per eccellenza il partito dei cattolici. Per porre rimedio a questa situazione CL elaborò e in buona parte attuò un proprio progetto. Scopi del progetto erano il risveglio dell'orgoglio cattolico e la spinta ad identificarsi nuovamente con la Chiesa e la partecipazione organica, forti di questo orgoglio, nella società civile: attraverso la creazione di scuole confessionali, la costituzione di imprese economiche ispirate alla dottrina sociale cattolica (almeno formalmente), la presenza di propri esponenti nell'editoria e nella gestione dei mass-media, l'inserimento di propri membri negli spazi direttivi della Democrazia Cristiana sino ad occuparne, possibilmente, i vertici. Ciò al fine di ricondurre il partito ad una più netta identità cattolica, arginare la secolarizzazione della società e contrastare la cultura radicale e di sinistra, ritenuta artefice di questa secolarizzazione.
Manca, nel progetto, il riferimento ad un Libro sacro su cui rifondare la società. Più che la Bibbia, infatti, sono stati i discorsi e gli scritti di don Giussani, leader carismatico del movimento, a costituire il punto ideale di riferimento per i militanti. L'esaltazione del primato del magistero pontificio assunto come Parola vivente - tematica cara anche agli ambienti tradizionalisti - e la vena polemista antimodernista che aveva caratterizzato il cattolicesimo controrivoluzionario ottocentesco sono, con buona approssimazione, le linee guida e le radici lontane di CL.
Comunione e Liberazione, nel panorama politico e religioso degli anni settanta e ottanta del XX secolo, ebbe una sua precisa peculiarità: fu il primo movimento a fare ricorso sistematico alle tecniche di comunicazione di massa, ad esempio organizzando annualmente un meeting a Rimini - nella rossa Romagna - concepiti proprio come veicolo per la promozione della propria immagine. Una strategia molto simile a quella già sperimentata dai movimenti evangelici protestanti statunitensi. E l'uso dei mass-media non è l'unico punto di contatto con i movimenti fondamentalisti statunitensi. Come quelli, anche Comunione e Liberazione in Italia si è preoccupata di selezionare al suo interno quadri da inserire direttamente nella vita politica e ha sostenuto dall'esterno uomini politici che potessero farsi interpreti dei valori e degli interessi del movimento. Il sostegno a principi come la difesa della vita, la valorizzazione del ruolo della famiglia nella scelta educativa dei figli, la minore presenza dello Stato nell'economia e nella società ha portato CL ad assumere posizioni molto decise contro la legge sull'interruzione della gravidanza e a favore del finanziamento pubblico delle scuole confessionali, e a ricercare appoggi politici all'espansione delle imprese cooperative legate più o meno direttamente al movimento.
Con "Mani Pulite" e il tracollo della Democrazia Cristiana anche Comunione e Liberazione subì un forte ridimensionamento nei numeri e nella presenza dei suoi quadri all'interno della vita politica e delle istituzioni del paese. In realtà, se analizziamo i valori a cui si ispira il movimento e su riportati, ci rendiamo conto che gli stessi sono entrati a far parte delle strategie politiche non più di un solo partito di matrice religiosa quale la vecchia DC, ma di una ben più vasta area di partiti, collocati in entrambe le coalizioni oggi esistenti. Sono partiti che si riallacciano idealmente e materialmente all'eredità democristiana. Ma sono anche partiti che erano antagonisti della vecchia DC e perfino anticlericali.
Una sconfitta apparente, quindi, dietro la quale si nasconde la vera vittoria del movimento. Come se lo sconvolgimento politico seguito a "Mani Pulite" avesse costretto CL a cambiare strategia: spezzettarsi in più componenti per meglio dirigere, comunque vadano le cose, le vicende italiane.

 

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