Pubblicato su politicadomani Num 56 - Marzo 2006

Alle origini della dottrina sociale
È un vescovo cattolico il primo "comunista"
nelle chiese cattoliche si parlava di tutela dei salari dei lavoratori Trent'anni prima del “Capitale” di Marx

di mamez

Prestate attenzione a queste parole - l'insistenza sulla questione operaia e lo stile collocano il documento un po' indietro nel tempo -, rimane tuttavia la denuncia, lucida e dura, del pericolo di un certo modo di intendere la produzione e della necessità di tutelare il lavoro e i salari per evitare che con lo sfruttamento dei lavoratori si provochino situazioni di miseria. "Applicando questi principi [il principio della libera concorrenza e della caduta di ogni vincolo alla libera concorrenza n.d.r.] al lavoro divenuto una merce, noi avremo evidentemente la vera ragione della condizione delle classi operaie tal quale l'abbiamo disegnata. Il salario è fissato dall'offerta e dalla domanda e la concorrenza è la regola di questa, come avviene nelle mercanzie. Questa concorrenza, a cui sia tolto ogni limite, abbasserà il salario fino all'ultimo termine possibile. E questo avverrà quando il lavoro sia privo di tutte le sue leggi protettrici. L'abolizione di tutte le restrizioni alla libertà delle professioni avrà per gli operai le medesime conseguenze che quella degli ostacoli alla libertà del commercio. La libertà assoluta dell'industria produrrà anch'ella inevitabilmente una concorrenza senza confine fra gli operai, e introdurrà fatalmente l'abbassamento dei salari fino all'ultimo estremo."
Chi parla non è né un convinto comunista né un nostalgico del comunismo. Per la semplice ragione che allora il comunismo non esisteva, non era ancora ufficialmente nato. È Wilhelm Emmanuel von Ketteler, vescovo di Magonza (Germania). Quello della questione operaia e del giusto salario è uno dei temi più cari al vescovo cattolico, autore del volume "La questione operaia e il cristianesimo", pubblicato nel 1864. Karl Marx fondava nello stesso anno la prima Internazionale dei lavoratori. Bisognerà però attendere il 1967 per vedere pubblicato il primo dei tre libri del "Capitale" (il secondo e terzo volume saranno pubblicati nel 1885 e nel 1894). Von Ketteler un comunista ante litteram, quindi? È un fatto, comunque che la chiesa cattolica con il vescovo di Magonza precede il capitali di Marx di oltre un trentennio. Con buona pace di chi, proclamandosi cristiano, ritiene che ci sia un nemico da combattere e che questo nemico sia il comunismo, e di chi, dichiarandosi comunista, pensa che sia legittimo combattere la Chiesa cattolica.
Una maggiore e migliore conoscenza dell'insegnamento sociale della Chiesa da parte di tutti, cristiani e non, sarebbe auspicabile per togliere di mezzo tante incomprensioni da una parte e tante ipocrisie dall'altra, e per chiarire le basi più profonde dell'impegno dei cattolici in politica. Un impegno autentico di laici credenti che, in quanto laici, difendono gelosamente la propria libertà di coscienza e autonomia di decisione e, in quanto credenti, portano nella politica, che è cura della città - etimologicamente intesa come comunità locale, nazionale e internazionale -, quel di più che si esprime come amore per la Giustizia e amore per il prossimo. Dove per "prossimo" non si intende solo chi è vicino, ma anche lo straniero, il carcerato, l'immigrato, il malato, il vecchio, il "diverso". In una parola, l'altro nel quale si specchia il volto di Cristo fatto uomo.
La dottrina sociale della Chiesa, così chiara e così poco conosciuta, affida la cura del mondo ai laici credenti e innalza l'azione politica a teologia morale. Una dottrina esigente che pochi hanno saputo fare propria fino in fondo, senza esitare a porsi in contrasto con i vertici stessi della Chiesa: politici come Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi, Giorgio La Pira, ai quali ci piace accostare alcuni missionari "scomodi" di questi giorni come Alex Zanotelli e Renato Kizito Sesana.
Essere cristiani nel mondo è cosa ben diversa dal brandire la propria identità religiosa come una clava contro qualcosa o qualcuno per arginare ipotetici nemici o demolire strutture definite come strutture del "Male". La difesa di valori che la Chiesa riconosce come principi fondanti quali la vita e la famiglia non possono diventare comodi alibi per non occuparsi di un'altra questione che sta invece alla base dell'insegnamento sociale: la questione della giustizia.

 

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