Pubblicato su politicadomani Num 56 - Marzo 2006

La questione iraniana
Teocrazia all'uranio: l'Iran e la tecnologia nucleare
Rinsaldare i legami fra le componenti più innovative della società iraniana e l'occidente e sostenere le loro istanze di democratizzazione e di laicizzazione è l'unica soluzione possibile

di Alberto Foresi

La decisione del governo iraniano di riprendere le ricerche in ambito nucleare pone il mondo occidentale di fronte ad un dilemma. Tali ricerche sono, ufficialmente, ad uso civile ma ciò non esclude che possano avere anche finalità belliche. Per di più l'attuale governo iraniano manca di autorevolezza e credibilità a livello internazionale ed è quindi difficile avere fiducia nelle sue promesse.
L'arma nucleare, è stata usata la prima volta contro il Giappone. Ma dopo la II guerra mondiale diventata uno strumento di pressione politica, e il lasciapassare che ha consentito ad alcuni stati di scarso rilievo politico di entrare nel novero delle potenze mondiali. È un'arma che c'è ma che non si usa. Questo almeno è accaduto durante la guerra fredda e la contrapposizione Oriente-Occidente. Ma un'arma atomica in mano ad una classe politica non affidabile né responsabile, soggetta a fanatismi di varia natura, è un fattore di pericolo tutt'altro che sottovalutabile. Tanto più che a sfavore giocano anche le ripetute minacce del governo iraniano contro Israele, forse puramente demagogiche ma certamente non ignorabili. Proprio la peculiare condizione politica dell'odierno Iran fa sì che un suo ipotetico possesso di armi atomiche lo renda infinitamente più pericoloso rispetto ad altre nazioni che sono sulla via di realizzare o che sono già in possesso di tali armamenti, come la Corea del Nord, l'India e persino il Pakistan. Un intervento della comunità internazionale volto non a reprimere le legittime aspirazioni di sviluppo tecnologico della nazione, ma a difendere l'incolumità di una vasta area geografica di grande importanza strategica e a scongiurare possibili escalation nucleari dagli esiti disastrosi per l'intero pianeta appare legittima.
Tutta da definire è la modalità in cui concretizzare un tale intervento. Sono in gioco la credibilità e l'autorevolezza della comunità internazionale. Con una soluzione militare ad ampio raggio si rischierebbe di ripetere quanto già successo nel vicino Iraq. Inoltre, con le truppe USA già impegnate nel vano tentativo di riportare ordine in quella martoriata nazione non si vede chi potrebbe prendersi la responsabilità di una tale azione. Un intervento militare limitato, volto a distruggere con un attacco aereo gli impianti di ricerca nucleare non solo provocherebbe la morte di civili ma soprattutto sposterebbe su posizioni antioccidentali quella parte della popolazione che mal tollera il regime teocratico al potere. Analogo effetto si rischia comminando all'Iran pesanti sanzioni economiche che, è noto, si ripercuotono solo sulla parte più debole della popolazione. L'errore iracheno ha portato a radicalizzare su posizioni nazionaliste antioccidentali anche coloro che erano perseguitati dal regime di Saddam Hussein e ha fatto il gioco degli stessi fondamentalisti. Occorre quindi, in questo momento di possibile crisi, che si vada alla ricerca di una soluzione politica e diplomatica, anche se a lungo termine. L'unica soluzione possibile è quella di rinsaldare i legami già esistenti fra le componenti più innovative della società iraniana e l'Occidente e di sostenere le istanze di democratizzazione e di laicizzazione del potere da queste avanzate. Si tratta di mettere in moto un lento processo che potrà concludersi con la fine del regime teocratico, attraverso un progressivo indebolito delle strutture e degli uomini al potere, senza mostrare ostilità verso la nazione o la sua popolazione.
L'esito delle recenti elezioni palestinesi è il segno eloquente che in una situazione esasperata la soluzione, altrettanto esasperata, sarà di favorire, anche in seguito a legittime e democratiche consultazioni, la parte più radicale. È necessario mostrare gli aspetti più positivi - al limite pure consumistici - della nostra cultura e del nostro modo di vivere: non possiamo sperare di essere amati se ci facciamo conoscere con i bombardamenti sui civili e le torture sui prigionieri.

 

Testate nucleari

  N°testate
atomiche
N°test
atomici
Anno 1° test Anno ultimo test
Stati Uniti
10280
1032
1945
1992
Urss
8459
715
1949
1990
Gran Bretagna
200
45
1952
1991
Francia
350
210
1960
1996
Cina
420
45
1964
1996
India
95
3
1974
1998
Pakistan
50
2
1998
1998
Israele
200
0
-
-
Corea del nord
2(?)
0
-
-

Fonte: www.sipri.org

 

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