Pubblicato su politicadomani Num 56 - Marzo 2006

La rivalutazione dell'eros
Papa Ratzinger fa chiarezza sul significato profondo dell'amore umano

di Maria Mezzina

Semplice e diretto, quasi parlasse con degli amici in un tranquillo pomeriggio di sabato. È questo ciò che più colpisce della prima enciclica di Benedetto XVI, il Papa tedesco, il teologo. Stazione 14a della Via Crucis del Venerdì Santo 2005. Il cardinale Joseph Ratzinger innalza un grido di dolore, "Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti." Il papa Ratzinger con questa lettera enciclica manda alla Chiesa un messaggio chiarissimo, "Dio è amore". Tre parole che sono la sintesi di innumerevoli volumi di opere teologiche.
Amore è un termine abusato di cui è necessario chiarire il significato. È "un problema di linguaggio" - dice il teologo - e in questo termine è racchiusa tutta la difficoltà del superamento di convinzioni radicate e dell'abbattimento di sovrastrutture culturali che secoli di anticlericalismo e millenni di dottrina malconcepita hanno deposto sul messaggio evangelico originale tradendone il significato fino a renderlo irriconoscibile.
Il messaggio è diviso in due parti: una prima parte, teologica e rivoluzionaria nella sua chiarezza e nei suoi accostamenti, sull'amore di Dio e una seconda parte sull'amore per il prossimo.
La distinzione fra eros e agape fatta in apertura di enciclica ne suggella i contenuti successivi. L'amore fra uomo e donna che unisce nell'estasi i corpi, l'eros, e quello che dell'altro da sé, del proprio amato e amata, fa l'oggetto di tutte le cure e di tutti i pensieri, l'agape, sono inscindibili. Solo così l'amore è vero e totale. L'amore fra uomo e donna diventa in questo modo l'espressione più alta e più completa dell'amore di Dio verso l'uomo.
Il cristianesimo non ha distrutto l'eros. Il papa rigetta l'accusa di Nietzche secondo il quale "il cristianesimo avrebbe dato da bere del veleno all'eros, che, pur non morendone, ne avrebbe tratto la spinta a degenerare in vizio". Egli spiega: "Con ciò il filosofo tedesco esprimeva una percezione molto diffusa: la Chiesa con i suoi comandamenti e divieti non ci rende forse amara la cosa più bella della vita? Non innalza forse cartelli di divieto proprio là dove la gioia, predisposta per noi dal Creatore, ci offre una felicità che ci fa pregustare qualcosa del divino?".
Domande chiare e dirette alle quali il pontefice risponde che no, il cristianesimo "non ha per nulla rifiutato l'eros come tale, ma ha dichiarato guerra al suo stravolgimento distruttore, poiché la falsa divinizzazione dell'eros, che qui avviene [nel mondo classico dei greci e dei romani n.d.r.], lo priva della sua dignità, lo disumanizza. [...] L'eros ebbro e indisciplinato non è ascesa, "estasi" verso il Divino, ma caduta, degradazione dell'uomo. [...] L'eros degradato a puro sesso diventa merce, una semplice cosa che si può comprare e vendere, anzi, l'uomo stesso diventa merce."
Non occorre essere credenti per convenire che è necessario innalzare l'eros da puro istinto ad esperienza totalizzante nella quale avviene la fusione misteriosa e ineffabile fra corpo e anima, perché si compia quella promessa di infinità ed eternità che lega l'amore al Divino. L'amore maturo e completo passa quindi attraverso un processo di purificazione e anche di rinuncia. È in errore però chi crede che l'amore possa esprimersi solo in forma spirituale. E qui il papa è chiarissimo: "l'uomo diventa veramente se stesso, quando corpo e anima si ritrovano in intima unità; la sfida dell'eros può dirsi veramente superata quando questa unificazione è riuscita. Se l'uomo ambisce di essere solamente spirito e vuol rifiutare la carne come una eredità soltanto animalesca, allora spirito e corpo perdono la loro dignità. E se, d'altra parte, egli rinnega lo spirito e quindi considera la materia, il corpo, come realtà esclusiva, perde ugualmente la sua grandezza." È in questa chiarezza la novità dell'enciclica. Una novità solo apparente, però, perché una lettura corretta e approfondita del cristianesimo cattolico rivela che la Chiesa ha sempre sostenuto la inscindibile unità della persona.
Nella disposizione e nella scelta delle parole sembra di cogliere una forma di distinzione nella condanna del papa: coloro che scelgono lo spirito rigettando la carne compiono un peccato di superbia intellettuale più grave di quello che compiono coloro che, per incapacità a dominare l'istinto, scelgono invece la carne. Come Dante che, nel Purgatorio, pone i lussuriosi nel girone più alto, vicino al Paradiso terrestre, e i superbi in quello più basso, vicino all'Inferno.

 

Duetto d'amore

La sposa
Mi baci con i baci della sua bocca!
Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino.

Per la fragranza sono inebrianti i tuoi profumi,
profumo olezzante è il tuo nome,
per questo le giovinette ti amano.

Bruna sono ma bella,
o figlie di Gerusalemme,
come le tende di Kedar,
come i padiglioni di Salma.

Il coro
Attirami dietro a te, corriamo!
M'introduca il re nelle sue stanze:
gioiremo e ci rallegreremo per te,
ricorderemo le tue tenerezze più del vino.
A ragione ti amano!

Lo sposo
Alla cavalla del cocchio del faraone
io ti assomiglio amica mia.
Belle sono le tue guance tra i pendenti,
il tuo collo tra i vezzi di perle.
Faremo per te pendenti d'oro,
con grani d'argento.

(Dal Cantico dei Cantici, 1,2-5; 1,9-11

 

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