Pubblicato su politicadomani Num 56 - Marzo 2006

Torino apripista
Olimpiadi ed altro
Le Olimpiadi sono costate un sacco di soldi pubblici, ma sono stati soldi spesi bene

di Marco Vitale

Devo pronunciare atto di pentimento. Sulla scorta dell'osservazione di altre esperienze mi ero fatto la convinzione che le Olimpiadi invernali di Torino sarebbero state un buco nero, uno sperpero immenso di soldi pubblici con poco o nullo costrutto. Mi sbagliavo e sono lieto di essermi tenuto per me questa triste riflessione senza esplicitarla, attendendo di vedere come andava a finire. È finita bene e sono felice di essermi sbagliato.

È finita bene perché la faccia pulita e vincente di campioni modesti, non coccolati e viziati, ma atleti veri e seri, come Giorgio di Centa (la maratona su neve o di corsa è sempre la regina delle gare) e Enrico Fabris, ci hanno riconciliato con l'Italia che amiamo, l'Italia che vogliamo, l'Italia per cui lavoriamo. Ma è finita bene anche perché l'organizzazione è stata eccellente, perché i torinesi sono stati allegri e ospitali, perché gli impianti erano esemplari, perché Torino ha trasmesso nel mondo a miliardi di persone, la visione di una città positiva, forte, efficiente, viva, contenta. E bella. Torino è sempre stata una città bella, ma era ingrigita, si era lasciata andare come una vecchia nobile signora in disgrazia, teneva nascosti e dimenticati i suoi tesori (che sono in gran parte testimonianza fondamentale della storia patria), tanto da essere esclusa dai giri turistici sia nazionali che internazionali. Ora è ritornata bellissima ed invitante ed auguriamoci che azioni appropriate consolidino tutto questo. Possiamo essere fiduciosi perché una combinazione così felice non si verifica se non è scattata una reazione positiva tra amministratori pubblici competenti e per bene, privati che si sentono responsabili della loro città, e pubblico indistinto che partecipa allo sforzo virtuoso in tanti modi. Un ricupero di identità positiva che non può andare facilmente disperso. La trasformazione di Torino, da "company town" (città proprietà di una ditta, la Fiat) a città articolata, viva, impegnata in tante attività, libera, trasformazione sempre difficilissima, è quasi compiuta.

Questa bella storia si presta ad alcune riflessioni di carattere generale. Le Olimpiadi sono costate, comunque, un sacco di soldi pubblici e quando si tireranno i conti è probabile che emergeranno dure discussioni. Ma sono stati soldi bene spesi. Quando parliamo di soldi pubblici quello che conta non è tanto l'ammontare ma se sono soldi ben spesi o soldi male spesi. E se sono stati bene o male spesi si deve determinare in funzione degli effetti a medio e lungo termine. Soldi orribilmente spesi sono stati, per fare un esempio simile, i soldi pubblici spesi per i campionati mondiali di sci alpino in Alta Valtellina. Essi hanno finanziato opere che, in buona misura, interessavano prevalentemente un piccolo nucleo di speculatori immobiliari, hanno inferto colpi mortali a quella che si chiamava un tempo la "Magnifica Terra", hanno avuto un effetto promozionale sostanzialmente negativo ed hanno lasciato una popolazione delusa, lacerata, depressa. Soldi orribilmente spesi sarebbero quelli delle piccole miserabili promesse elettorali che l'una e l'altra parte politica vanno diffondendo a piene mani a vecchi e bambini, elemosine offensive e deprimenti, nello stile dell'accattonaggio e assistenzialismo tipico del peggior meridionalismo. Soldi pubblici spesi bene sono stati quelli forniti da Atene agli armatori ateniesi per armare le navi che vinsero a Salamina. Soldi pubblici bene spesi sono quelli per le Olimpiadi di Torino perché hanno contribuito a restituire all'Italia una città vincente. È successo in altre grandi città italiane questo fenomeno di soldi pubblici (italiani ed europei) bene spesi che hanno contribuito a ridare slancio alla città ed a fecondare le sue energie interne. È successo a Genova, a Roma e a Torino, che sono ora città in forma. Quando qualcosa di simile succederà anche a Milano, Napoli, Palermo, Bari il ricupero dell'Italia sarà quasi completato.

 

Homepage

 

   
Num 56 Marzo 2006 | politicadomani.it