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editoriale di Maria Mezzina Ma non siamo un paese normale. Per il futuro del nostro paese è diventata primaria un'altra questione che è un po' un gioco di ruoli: il ruolo del capo dell'esecutivo, quello del governo, quello del parlamento e quello della gente. La questione si chiama democrazia e partecipazione. "Governare" è ben diverso da "comandare". Altrettanto importante, poi, è anche il modo in cui un governo si pone nei confronti della comunità. Si tratta di rispetto e di educazione, qualcosa che tocca profondamente la sensibilità della gente più moderata. Inoltre, mentre fra uguali il rapporto è paritario, il rapporto fra la popolazione e chi detiene il potere di condizionarne la vita e le speranze è molto più complesso. Sono indispensabili autorevolezza e credibilità, coerenza e disponibilità all'ascolto e al dialogo. Occorre umiltà. È su questo fronte che il bilancio degli ultimi anni è stato fallimentare. La politica fatta di imposizioni che vengono dall'alto senza il coinvolgimento della gente è prevaricazione. Concertazione, partecipazione e democrazia sono i nomi di questo coinvolgimento. È così che si costruisce il futuro e la serenità di un paese. È una questione di libertà autentica. Non quella che si esaurisce nel nome di un partito, in uno slogan propagandistico o in uno spot elettorale. Questa legislatura è stata da incubo. Scioperi a raffica. Manifestazioni e cortei: contro la guerra, a difesa del lavoro, contro lo sconvolgimento ambientale, a favore della legalità e contro la mafia. Linguaggio e modi volgari. Stampa e Tv sotto accusa e imbavagliate. Atteggiamenti provocatori e pericolosi. È stato dissipato un patrimonio di valori e sono stati bruciati decenni di paziente lavoro di mediazione e di avvicinamento al mondo islamico. La conflittualità è cresciuta di intensità ed è diventata regola. L'altro viene identificato come rivale, avversario, nemico. Sono state approvate leggi che stravolgono la Costituzione. Colpendo l'autorità e l'indipendenza dei giudici è stata umiliata la Giustizia. Sono stati depenalizzati i reati finanziari, rubate le speranze ai giovani, mortificata la nostra vocazione alla pace. E mentre la nuova legge elettorale segna il trionfo della partitocrazia, noi siamo stati defraudati perfino della libertà di scegliere i componenti del nuovo parlamento. In un paese normale si parlerebbe di programmi, si farebbero domande, si discuterebbe sulle cose fatte e non fatte (magari dicendo anche qualche bugia). Questo in un paese normale. Ma l'Italia non è più un paese normale. È ora che ritorni ad esserlo.
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Num 56 Marzo 2006 | politicadomani.it
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