Pubblicato su politicadomani Num 56 - Marzo 2006

Iran, la storia
Da Ciro a Khomeini, da impero a nazione
L'antico regno di Persia diventa Repubblica islamica a partire dal 1979

di A.F.

Parlare della civiltà persiana significa confrontarsi con tremila anni di storia, a partire dal X secolo a.C., quando delle popolazioni indoeuropee, fra le quali i Medi, occuparono il territorio grossomodo corrispondente all'attuale Iran. La costituzione del primo regno persiano, con capitale Ectabana, avvenne alla metà dell'VIII secolo a.C. Due secoli dopo appare la figura di Zoroastro. Con la sua predicazione, sorretta dalla casta sacerdotale dei Magi, egli diffonderà il proprio credo che ben presto diventerà la religione principale della Persia e uno degli elementi più importanti della sua cultura. Poco dopo, grazie all'azione di Ciro il Grande, si costituì il primo vero e proprio Impero persiano che, grazie ai suoi valorosi sovrani, quali Cambise, Dario e Serse, diventerà la principale potenza nello scenario euro-asiatico, trovandosi spesso coinvolto in acerrime lotte contro il mondo greco.
Dopo la sconfitta dell'impero persiano ad opera di Alessandro Magno, il regno sarà rifondato nel 226 a.C. da Ardashir. Egli porterà al trono una nuova dinastia, i Sasanidi, tradizionali rivali del contemporaneo Impero romano, destinata a reggere il potere sino al 651 d.C. È allora che le armate arabe sconfiggono definitivamente l'ultimo re Yazdegerd III, abbattendo il regno e inserendo progressivamente nell'universo islamico la Persia, che tuttavia mantenne alcune sue caratteristiche peculiari eredi della sua già millenaria civiltà. La Persia riconquistò la propria indipendenza solo nel 1447, alla morte di Tamerlano. Nel 1502 Ismail I fondò la dinastia safavide, cui subentreranno, nel XVIII secolo, le dinastie Afshar e quella turcomanna dei Qagiari. Nel XIX secolo la Persia si troverà divisa fra le mire della Russia, da una parte, e dell'Inghilterra dall'altra, divenendo ben presto una sorta di stato cuscinetto tra le due potenze. La prima si impadronì del Caucaso e dell'Asia centrale mentre la seconda occupò con alterne fortune l'Afghanistan e il Tibet.
La scoperta del petrolio e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale non fecero altro che rinforzare sempre più l'influenza inglese, rendendo oltremodo evidenti le manovre dell'impero britannico volte a rafforzare il predominio economico sulla Persia. Nel 1925, un semplice ufficiale, Rezah Khan, emule di quanto stava allora facendo Kemal Ataturk in Turchia, prese il potere detronizzando l'ultimo sovrano qagiaro, e si fece promotore, con grande disappunto delle autorità religiose, di un processo di rapida occidentalizzazione del paese, ridenominato ufficialmente "Iran" e assumendo per sé il titolo di "Scià".
Durante la Seconda Guerra Mondiale il nord del Paese subisce l'occupazione dei Sovietici, mentre il sud è sottoposto al controllo di Britannici e Statunitensi, che obbligano l'Iran a dichiarare guerra alla Germania. Tuttavia, non soddisfatti dal comportamento dello Scià, poco propenso a mettere in atto le politiche da loro auspicate, gli Alleati lo costrinsero ad abdicare in favore del figlio Mohamed Reza Phalevi. Da quel momento il Paese entra nel novero degli Stati filo-occidentali e si afferma, anche grazie all'efficiente organizzazione militare, come la principale potenza del Golfo Persico.
Agli inizi degli anni '50 il Primo Ministro Mossadeq attuò la nazionalizzazione della compagnia petrolifera Anglo-Iranian Oil Company, che di fatto deteneva il monopolio dell'industria estrattiva. La decisione indusse i Britannici ad imporre un embargo al Paese, impedendo l'esportazione del greggio. Nel 1953 il governo presieduto da Mossadeq venne rovesciato con un colpo di stato organizzato dalla CIA e Mohamed Reza, che nel frattempo si era rifugiato in Italia, salì nuovamente al trono dove resterà fino al 1979. Dietro la facciata moderata che la politica filo-occidentale di Reza Pahlevi mostrava al mondo si celava un regime durissimo contro tutti gli oppositori, primi fra i quali gli intellettuali che rivendicavano per l'ex impero quella autonomia che era stata sacrificata ai britannici prima e all'imperialismo Usa poi. Nel 1979 gli intellettuali appoggiano incondizionatamente la rivoluzione - incontenibile - che costringerà all'esilio lo scià Reza Pahlevi. La cosiddetta Rivoluzione islamica porterà alla guida dell'Iran l'ayatollah Ruhollah Mosavi Khomeini, massimo esponente religioso della comunità sciita, tornato trionfalmente in patria dall'esilio in Francia. Rotti i rapporti con gli USA, Khomeini dichiarò l'Iran Repubblica Islamica e diede inizio a quella struttura di governo, tuttora in atto, che, con terminologia europea, potremmo definire teocratica. Volta cioè a far sì che, contrariamente al laicismo promosso dallo scià e auspicato dagli stessi intellettuali che avevano contribuito a farlo cadere, ogni aspetto della vita della nazione e dei cittadini fosse rigorosamente improntato ai precetti della fede islamica. Molto lontano dai principi a cui si ispirano le moderne democrazie.

 

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