Pubblicato su politicadomani Num 55 - Febbraio 2006

Wiva le cooperative
verità, infsofferenza e laboriosità

 

Curioso il fatto che a scagliarsi contro il modello delle cooperative sia proprio Berlusconi, l'esponente più rappresentativo di quella imprenditorialità rampante, arroccata sulle proprie posizioni, protesa alla conquista di porzioni di mercato e di potere sempre più vaste, insofferente di ogni forma di imprenditorialità dotata di propria autonomia e poco incline a lasciarsi inglobare. Perché proprio questo rappresenta il movimento cooperativo: pluralità, creatività, capacità di stare sul mercato e creare non solo prodotti ma anche benessere e ricchezza e, soprattutto, distribuzione della ricchezza creata. In un'ottica di promozione della partecipazione e della democrazia, in questi tempi grami, è proprio di coop che abbiamo bisogno. Altro che scagliarsi contro di esse!
È ora che la stampa e i mezzi di comunicazione di massa mettano da parte il servilismo che le sta soffocando e facciano finalmente conoscere agli italiani la realtà sul movimento cooperativo che è il fiore all'occhiello della nostra economia disastrata, una invenzione tutta italiana che l'Europa intera ci invidia, "un esempio compiuto e diffuso di democrazia economica di cui andare fieri", dice Riccardo Bonacina su "VITA" di gennaio 2006.
Il 7% del Pil, un milione di occupati, 14 milioni di associati, 75 mila imprese cooperative. "L'idea di impresa cooperativa, il suo modello, la sua capacità di innovazione nei prodotti e nella sua capacità di coinvolgere utenti e dipendenti, di creare sviluppo senza traumi e nell'interesse di tanti invece che di pochi o pochissimi, di coniugare le logiche del mercato con quelle della comunità, andrebbe studiata, preservata, incoraggiata". È sempre Bonacina che parla. Un successo incontrovertibile in totale controtendenza rispetto ai fallimenti di gente come Cragnotti e Geronzi (Capitalia), Rainer Masera (San Paolo Imi), Fiorani (Bpi), Tanzi (Parmalat), Bipop Carire, Gnutti e Ricucci (signori "nessuno" pronti a scalare giganti come Antonveneta, Rcs e Bnl), con la loro scia di centinaia di milioni di euro truffati a migliaia di piccoli risparmiatori e andati in fumo insieme alla nostra credibilità internazionale.
È ora che gli italiani vengano trattati con maggiore rispetto di quanto non sia stato fatto in questi ultimi anni ed è ora che sappiano la verità.

 

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Num 55 Febbraio 2006 | politicadomani.it