Pubblicato su politicadomani Num 55 - Febbraio 2006

Iniziative e proposte
Reddito minimo di base
La scelta fra "modello forte" e "modello debole" quando l'idea della vita umana, dei produttivisti a oltranza, è che " è il sudore della fronte a dover guidare le nostre vite; persone per le quali l'alienazione capitalista passa in secondo piano"

di Stefano Falomi

Strumento di trasformazione sociale, affermazione di un diritto fondamentale, modello di giustizia distributiva, oppure veicolo di integrazione nei valori del sistema, ammortizzatore sociale, elargizione di assistenza caritatevole?
In questi termini poco conciliabili Josè Iglesias Fernandez ha portato il suo contributo al convegno promosso a dicembre dall'Assessorato al Lavoro della Regione Lazio.
L'opzione ha valenza squisitamente politica. Come ha detto Fernandez*: "Quando ho cominciato a pubblicare i primi articoli ... (nel 1994) … le critiche mi venivano dai lavoristi e dai produttivisti a oltranza: la loro idea della vita umana era/è che è il sudore della fronte a dover guidare le nostre vite; persone e istituzioni per le quali l'alienazione e lo sfruttamento capitalista passavano/passano in secondo piano o erano/sono considerati irrilevanti". Ora le critiche vengono "proprio da quegli autori che continuano a difendere una lettura della RB di taglio più assistenziale e meno egualitaria; autori che si identificano con il modello debole della RB."
Forte…debole. Gli aspetti politici stanno tutti nella contrapposizione di queste due parole, o meglio, nella sussistenza o meno di una tensione (utopica?) verso un superamento del sistema capitalista. Ben illustrate da Guy Standing** le carenze delle risposte praticate nell'ultimo ventennio a fronte delle crescenti disuguaglianze economiche e ingiustizie sociali, col progressivo smantellamento di quel welfare state*** costruito da chi era uscito dalle rovine dell'ultima guerra mondiale.
"Come hanno risposto i principali partiti politici all'insicurezza economica e all'aumento delle disuguaglianze? Sebbene sia stato usato ogni sorta di nome, le risposte principali sono state la "Terza Via" dal lato socialdemocratico, e il "Conservatorismo Compassionevole" dal lato dei democratici cristiani. La prima è emersa negli anni '90 quando i socialdemocratici ambivano il potere ma erano traumatizzati da una successione di sconfitte elettorali. Era una risposta timida, che accettava la condizione del mercato. Non hanno presentato una visione di ridistribuzione ma una di adattamento alla società del mercato, offrendo una "globalizzazione dal volto umano". Questo rifletteva un'impazienza di raccogliere "consenso", "dialogo sociale" ed altri simili slogans vaghi e per nulla minacciosi. C'è stata un'enfasi sull'"integrazione sociale", nella quale la sinistra tiepida non si è opposta al consumismo individuale scatenato dal neoliberismo ma ha cercato di appellarsi alla coscienza dei vincitori nella società del mercato per permettere una moderazione delle forze del mercato, sotto le sembianze dell'assistenza alla povertà […] I sostenitori della Terza Via contavano sullo Stato per raggiungere l'integrazione sociale e la compensazione del mercato (persino il pieno impiego, che ancora si sente di quando in quando), mentre i loro rivali - rispetto agli elettori di centro - del Conservatorismo Compassionevole dicono che questo dovrebbe essere fatto dalla "società civile", quelle ONG religiose, commerciali e di altra natura che stanno giocando un ruolo sempre più importante nelle politiche sociali in tutto il mondo."
Se un modello forte si riconosce per le caratteristiche strutturali dell'individualità, dell'universalità e dell'incondizionatezza, non risulta arduo collocare tutte le misure concretamente adottate a livello europeo (si veda la tabella) nel quadro di riferimento "debole".
In tale cornice si collocano anche iniziative e proposte avanzate in Italia (si vedano i box relativi alla legge della Campania e alla proposta per la Lombardia). "Debole" è il riferimento di chi lega la corresponsione di un qualche reddito (minimo o sociale che si chiami) alla prospettiva di un inserimento nel mercato del lavoro, all'appartenenza a qualche categoria protetta o al superamento di un accertamento di povertà o bisogno (la cosiddetta "prova dei mezzi").
La scelta di un modello forte comporta:
- la erogazione individuale ad ogni persona, almeno a partire dai 16 anni di età;
- che non si richieda alcuna contropartita, sia in termini di lavoro che di studio o di altro;
- che la quantità ricevuta sia, per lo meno, uguale a quella determinata dalla soglia di povertà (valore pari alla metà del reddito pro-capite del Paese).
Ma una prospettiva forte è concretamente praticabile? O meglio, quali sono le condizioni di una sua praticabilità? Lasciando da parte la consistenza di bilancio, la reperibilità delle risorse finanziarie, c'è un aspetto che appare sostanziale in tale prospettiva: la questione della presa di coscienza, della presa in carico da parte dei diretti interessati, della massa dei cittadini. In altri termini, è effettivo contributo all'inceppamento, allo scardinamento di un sistema sempre più finanziario, globale, ineguale, socialmente irresponsabile e umanamente snaturato, un'azione, un intervento che vive grazie a poche "menti illuminate" piuttosto che dell'azione e della consapevolezza di numeri consistenti di individui organizzati? È forse questa una riproposizione di espressioni, slogan ed obiettivi estranei alla maggioranza di quelle stesse persone coinvolte in prima fila dal depauperamento sociale ed economico in atto? Su un piano diverso, quali resistenze incontra l'incondizionatezza in chi ancora vede nel "lavoro" - effettivo o fittizio che sia -, pur alienante, "il" valore fondante della dignità sociale?
Anche su questi temi si giocherà il confronto politico prossimo venturo.

__________
* J. I. Fernandez, "Renta basica degli uguali" - 2005, Relazione al convegno
** G. Standing, "Perché i progressisti dovrebbero fare una campagna per il reddito garantito" - 2005, Relazione al convegno
*** L'espressione "welfare state" identifica quell'insieme di politiche pubbliche volte a garantire standard minimi di reddito, alimentazione, salute, istruzione in grado di assicurare a tutti gli individui e a tutte le famiglie un'esistenza dignitosa - Corrado Del Bò -
http://cfs.unipv.it/dida/parz04ep/lezio9.htm

 

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