Pubblicato su politicadomani Num 55 - Febbraio 2006

Regali da oltreoceano
Potere alla mafia con l’ok dei vertici militari USA
Nella Sicilia del dopoguerra gli alleati si appoggiano ai boss locali. Intanto dagli Usa arriva nell'isola Lucky Luciano. Condannato a 50 di carcere nel 1936 in seguito alle accuse del procuratore T.E. Dewey, il boss newyorkese viene graziato, dopo 9 anni di prigione, per "speciali servizi resi alle Forze Armate degli Stati Uniti", dallo stesso Dewey divenuto Governatore dello Stato di New York

di D.S.

Il 10 luglio del 1943 la Sicilia fu teatro dello sbarco delle imponenti truppe anglo-americane (3.000 navi, 4.000 aerei e 450.000 uomini). "Operazione Husky" fu chiamato in codice dagli anglo-americani. In 38 giorni l'isola fu completamente occupata e liberata dal fascismo. Inizia così per il popolo siciliano, con l'istituzione dell' A.M.G.O.T. (Allied Military Government of Occupied Territory), il governo militare alleato per i territori occupati, un nuovo e complesso scenario politico-sociale.
Una volta rimossi i podestà fascisti gli alleati si trovarono infatti nella necessità di nominare i nuovi amministratori locali. La loro attenzione si rivolse verso le persone che si erano opposte al regime fascista - categoria in cui rientravano anche molti latifondisti - e, fra queste, verso coloro che all'interno delle loro comunità godevano di grande autorità e prestigio. La mafia, uscita dalla clandestinità del periodo fascista, poté riprendere la sua tradizionale funzione di mediazione tra la popolazione locale ed il governo, in questo caso proprio l' A.M.G.O.T., e recuperare il proprio potere.
Il generale Rennel (capo degli affari civili dell'A.M.G.O.T.), in un rapporto alle autorità superiori, scrive: "Di fronte al popolo che tumultuava perché fossero rimossi i podestà fascisti, molti dei miei ufficiali caddero nella trappola di scegliere in sostituzione i primi venuti che si autoproponevano oppure di seguire il consiglio degli interpreti che si erano accodati a loro e che avevano imparato un pò di inglese durante qualche soggiorno negli Stati Uniti. Il risultato non era sempre felice: le scelte finivano per cadere in molti casi sul locale boss mafioso o su un suo uomo ombra il quale, in qualche caso, era cresciuto in un ambiente di gangster americani. Tutto ciò che poteva essere detto di alcuni di questi uomini era che essi erano tanto antifascisti quanto indesiderabili da ogni altro punto di vista. Le difficoltà che gli stranieri incontrano nei primi giorni d'una occupazione a valutare il merito o la pericolosità dei personaggi locali deve essere chiara a chiunque abbia dedicato qualche riflessione a questo proposito" (Francesco Renda, "Storia della Sicilia dal 1860 al 1970", Sellerio, 1984, pp. 95-96).
Per la prima volta nella storia dell'isola i capi della mafia si trovarono investiti direttamente di funzioni e compiti che li coinvolgevano a livello nazionale ed internazionale. La mafia, che fino allora aveva trovato il suo punto di forza nelle alleanze e nelle coperture politiche, venne a trovarsi nella favorevole congiuntura di essere essa stessa forza politica che si identifica con il potere politico, militare ed esecutivo. Si calcola che almeno l'80 per cento dei sindaci nominati dagli Alleati nella Sicilia occidentale fossero noti esponenti della mafia.
Il riemergere della mafia, quindi, oltre che dall'insorgenza del separatismo, fu favorita anche a causa dell'acquiescenza delle forze di occupazione.
Nel 1946, la Giustizia americana aveva rimandato in Italia Salvatore Lucania, meglio conosciuto come Lucky Luciano, re della malavita newyorkese e nato proprio in Sicilia, a Lercara Friddi, provincia di Palermo. Condannato a 50 anni di carcere nel 1936 in seguito alle accuse del procuratore T.E. Dewey, dopo 9 anni di prigione, Luciano viene graziato per "speciali servizi resi alle Forze Armate degli Stati Uniti" dallo stesso Dewey diventato Governatore dello stato di New York.
Dopo lo sbarco gli alleati affidarono molte cariche del governo provvisorio della Sicilia a noti mafiosi: Calogero Vizzini fu nominato sindaco di Villalba, Giuseppe Genco Russo ebbe l'incarico di sovraintendente all'assistenza pubblica di Mussomeli, a Vincenzo Di Carlo fu affidato l'Ufficio per la requisizione del grano, Vito Genovese, l'altro grande boss italo-americano, divenne "l'interprete di fiducia del colonnello Charles Poletti, capo del Comando militare alleato con sede a Nola" (Michele Pantaleone, "Mafia e politica", Einaudi, 1962 - pag. 82). tutto ciò diede ai mafiosi nuova e sicura autorità e con questa la concreta possibilità di arricchirsi e di accrescere il loro potere.

 

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