Pubblicato su politicadomani Num 55 - Febbraio 2006

Dio e Stato
Movimenti politici e religiosità
Verità rivelata, osservanza di una gerarchia di valori al cui vertice c'è Dio, azione, anche armata, volta al recupero delle proprie origini e alla salvaguardia della propria identità, sono gli elementi costitutivi della visione fondamentalistica della società

di Alberto Foresi

Fondamentalismo, è così che si chiama usualmente un movimento di matrice religiosa. Uno dei tanti riconducibili, senza troppe distinzioni, a buona parte delle fedi diffuse nel mondo. Una sorta di etichetta apposta in modo spesso inappropriato a contesti e realtà differenti, sinonimo di fanatismo religioso che spesso si esplica in modo violento.
In realtà non esiste un fondamentalismo ma tanti e differenziati fondamentalismi che si concretizzano secondo le proprie peculiarità a seconda dei vari contesti culturali e religiosi in cui sono nati e si sono sviluppati. L'unico aspetto comune è il legame con la dimensione politica, non tanto per il fatto che sono impegnati nella lotta politica e mirano alla presa del potere - aspetti comunque spesso presenti -, quanto perché vi è alla base la riflessione sui vincoli etici che tengono unite tutte le persone che vivono in una determinata società. Società che è percepita come totalità dei credenti impegnati in quanto tali in ogni campo dell'agire sociale.
Punto di partenza e di arrivo delle teorizzazioni fondamentaliste è la concezione che ogni forma di comunità politica organizzata debba fondarsi su un legame di natura religiosa. Il legame può derivare da un presunto patto stipulato con Dio da un gruppo di credenti oppure da una gerarchia di valori ritenuti irrinunciabili, in cui Dio è al primo posto. Le moderne nazioni occidentali e quelle che ad esse guardano sono fondate sulla neutralità etica e nell'ordinamento dello Stato sono esclusi espliciti riferimenti religiosi. Nei movimenti integralisti, invece, l'insieme dei legami sociali trova fondamento solo nella religione e ogni altro legame diverso da quelli derivanti da leggi di natura religiosa è ritenuto privo di fondamento. Al centro della vita collettiva c'è la religione che ha funzione di integrazione sociale e il compito di promuovere un ordinamento statuale fondato su valori e principi derivanti dal messaggio religioso, solitamente contenuto in un Libro sacro che è diretta manifestazione della Divinità. Tutto ciò che appare quale manifestazione del volere divino deve essere recepito nella sua interezza, senza concessioni verso ciò che potremmo definire "il mutato contesto storico e sociale". Il contenuto del Libro deve essere così accettato integralmente e fedelmente e per evitare che venga stravolto il significato originario al credente non sono concesse opzioni interpretative. In questo modo la Verità rivelata da Dio e custodita nel Libro è assolutamente astorica ed è preclusa ogni possibilità di contestualizzare in una prospettiva storica la rivelazione divina o di adattare le leggi divine alla realtà contemporanea. In questa prospettiva ogni legge terrena appare infinitamente inferiore rispetto alla Legge divina che, in quanto manifesta volontà dell'Essere supremo, è l'unica in grado di realizzare sulla terra un modello integrato di società perfetta. Intimamente connessi con questi aspetti sono il radicale rifiuto di ogni "modernità" e il tentativo di tornare in ogni modo alla dimensione primigenia nella quale fu istituito il legame tra Dio e i suoi fedeli al fine di ricostituire nella sua interezza il patto originario.
Questa visione fondamentalista implica per i fedeli la necessità dell'azione: chi è convinto che esista una verità assoluta e che essa debba valere in tutte le sfere della vita sarà sempre attivo, anche nell'organizzare forme di lotta politica e perfino armata in cui sono evidenti i riferimenti simbolici e religiosi ispiratori. Per i movimenti fondamentalisti la lotta armata - che per la nostra sensibilità è quanto di più contrario vi possa essere ai valori religiosi - è spesso una scelta obbligata. Una scelta necessaria per i suoi fautori per fronteggiare, per esempio, la reazione del potere costituito, che si rifiuta di accettare le teorie fondamentaliste in nome del pluralismo democratico o degli interessi della classe egemone. È in questo aspetto che i movimenti fondamentalisti assomigliano maggiormente, nonostante la radicale diversità delle motivazioni alla base, con i movimenti terroristici o rivoluzionari di matrice laica e politica.
La lotta, politica o armata, rimanda ad un'altra caratteristica del pensiero e dell'azione fondamentalista: la ricerca di un nemico. I movimenti fondamentalisti interpretano spesso il bisogno sociale realmente presente di non smarrire le proprie origini e di non perdere la propria identità collettiva, sempre più minacciata da un modello egemone di società caratterizzato dall'individualismo, dal permissivismo e dal relativismo morale.
Il carattere astorico della Verità rivelata, che è alla base del Fondamentalismo, ostacola la capacità di affrontare in modo analitico questi aspetti, peraltro sostanzialmente negativi, della società contemporanea. C'è la tendenza ad imputarne la responsabilità a soggetti precisi sia interni che esterni, che di volta in volta possono essere identificati nel capitalismo, nel comunismo, nell'ordinamento democratico o, eventualmente, in altre confessioni religiose, allo scopo di coagulare le energie dei propri militanti. I movimenti di matrice fondamentalista non si pongono pertanto l'obiettivo di realizzare un reale miglioramento sociale ma piuttosto quello di incanalare in un'unica direzione le forze, spesso le più attive, presenti nella società.

 

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Num 55 Febbraio 2006 | politicadomani.it