Pubblicato su politicadomani Num 55 - Febbraio 2006

Storie d'Italia
Contaminazioni e collusioni in Sicilia tra mafia e banditismo

di Damiano Sansosti

Il separatismo fu senz'altro uno dei fenomeni più importanti del secondo dopoguerra siciliano.
La classe dominante siciliana, costituita dagli agrari, vistasi privare del proprio tradizionale potere di influenza sul governo centrale e preoccupata dallo slogan dell' "Assalto al latifondo", lanciato dal regime fascista con il varo della legge 2 gennaio 1940, pensò bene di correre ai ripari. Alcuni elementi della borghesia agraria decisero di contrapporsi allo Stato organizzando a Palermo e a Catania dei nuclei clandestini separatisti. Ma l'impulso decisivo per la costituzione ufficiale del Movimento per l'Indipendenza Siciliana (MIS) venne solo con lo sbarco alleato. L'occupazione militare fu infatti accolta con grande entusiasmo non solo dalle masse affamate ma anche dai latifondisti, i quali vi scorsero la possibilità di ridiventare arbitri della politica siciliana.
Al suo costituirsi, il movimento separatista mostrava due anime: una alto-borghese e conservatrice e una popolare e democratica. Queste due anime contrapposte erano tenute assieme dall'ideologia sicilianista, un pretesto per la classe dominante siciliana a trascurare strategie di sviluppo dell'isola perpetrandone le condizioni di sottosviluppo endemico, a instaurare una fittizia solidarietà tra le varie classi e a dare sostegno ad un movimento il cui reale obiettivo era quello di mantenere in vita proprio quelle strutture economiche e sociali che erano la causa prima della miseria contadina. Tutte condizioni su cui fondava la propria ragione di essere e di prosperare la mafia locale, la quale durante il regime aveva dovuto in qualche modo tirarsi da parte anch'essa .
Capo ufficiale del movimento indipendentista era l'avvocato Andrea Finocchiaro Aprile. Di fatto, però, il movimento era manovrato dai grandi proprietari terrieri, come il duca di Carcaci e il barone Lucio Tasca. Quest'ultimo, già leader del Partito Agrario Siciliano, era stato nominato dagli alleati sindaco di Palermo. Il connubio tra separatisti e mafiosi si realizzò così per reciproco interesse: i primi miravano a dare forza al proprio disegno conservatore; i secondi alla legittimazione politica, dopo gli anni bui del fascismo.
Ufficialmente gli alleati respinsero fermamente la richiesta avanzata da Finocchiaro Aprile di appoggiare la costituzione di un governo provvisorio siciliano. Di fatto però il loro atteggiamento fu quanto meno ambiguo: né incoraggiarono né contrastarono le istanze separatiste. Nonostante il governo militare alleato (A.M.G.O.T.) avesse infatti promulgato il divieto di svolgere qualsiasi attività politica, i separatisti potevano organizzare le proprie riunioni senza dover ricorrere a particolari sotterfugi, la bandiera del MIS sventolava liberamente e i manifesti indipendentisti rimanevano affissi sui muri di Palermo.
Con il passaggio dell'amministrazione dell'isola dall'A.M.G.O.T. al Governo italiano (11 febbraio 1944), i separatisti videro tramontare definitivamente la speranza di costituire per via pacifica e diplomatica uno Stato siciliano indipendente. Decisero, pertanto, di cambiare strategia. Fu così che all'interno del movimento maturò la scelta di ricorrere alle armi, affiancando al MIS una organizzazione militare clandestina.
Nell'autunno del 1944 fu costituito l'Esercito Volontario per l'Indipendenza Siciliana (EVIS), che coincise, guarda caso, con l'emanazione dei decreti Gullo che disponevano, tra l'altro, la concessione delle terre incolte e mal coltivate ai contadini, ed una più equa ripartizione dei prodotti nei contratti agrari. I provvedimenti, davano legittimità alle tradizionali aspirazioni dei contadini siciliani, risvegliando in essi la coscienza di classe, e allontanandoli dall'influenza del separatismo. Tutto ciò accrebbe i timori dei latifondisti siciliani riguardo l'avvento in Italia di una democrazia popolare, rafforzò la loro aspirazione separatista e li spinse ad adottare soluzioni estreme. Cessò così di esistere l'anima popolare e progressista dell'indipendentismo siciliano, sopraffatta ormai del tutto da quella conservatrice e mafiosa.
Intanto la debolezza dell'EVIS, che aveva perduto l'appoggio di gran parte dei contadini, spinse i separatisti a ricercare forme di alleanza con il banditismo organizzato.
Secondo Aristide Spanò ("Faccia a faccia con la mafia" - Mondadori, 1978, p. 89) la decisione fu presa in una villa del barone Lucio Tasca nel corso di una riunione nel settembre 1945 in un incontro in cui erano presenti i maggiori esponenti del movimento separatista insieme ai più noti boss mafiosi della Sicilia. Accadde così che nelle bande armate che scorazzavano per le campagne siciliane vi fossero detenuti evasi o dimessi dalle carceri, malfattori, latitanti per reati militari (renitenti e disertori) e comuni, contrabbandieri ed evasori degli ammassi granari. A differenza del banditismo che, invece, aveva una connotazione prettamente rurale: dalla origine sociale dei briganti ai luoghi stessi ove si svolgevano le loro gesta predatorie e violente, tutto era legato al mondo contadino.
Per fortuna, però, la società contadina siciliana reagì al grave disagio di quegli anni anche in un altro modo, ben più civile, coraggioso e costruttivo: la costituzione dei primi sindacati "antimafiosi" dei lavoratori siciliani.

 

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