Pubblicato su politicadomani Num 54 - Gennaio 2006

La legge del mercato non esiste
Privatizzazioni: la parola all'esperto
Il Premio Nobel per l'Economia Joseph E. Stiglitz, si schiera contro la politica della BM e del FMI che impongono il passaggio dal pubblico al privato come modello di sviluppo e crescita economica

di Claudio Cipriani

La BM e il FMI hanno affrontato il problema delle privatizzazioni in modo molto superficiale. Il giudizio severo e senza appello è di Joseph Stiglitz, non proprio uno qualsiasi. Professore di Economia alla Columbia University di New York, consigliere di Bill Clinton alla Casa Bianca, senior vice president e chief economist della Banca Mondiale dal 1997 al 2000, Premio Nobel per l'Economia nel 2001. Una stroncatura così netta delle politiche dei due organismi internazionali fatta da tale economista merita di essere approfondita. Ed è quanto è possibile fare immergendosi nella lettura di un suo volume coraggioso e illuminante, oltre che piacevole da leggere, cosa che lo rende tanto più prezioso: "La globalizzazione e i suoi oppositori" (Einaudi, 2002).
"In molti paesi, sia industrializzati sia in via di sviluppo, i governi sprecano spesso energie per fare cose che non sono di loro competenza e si distraggono da ciò che sarebbe davvero importante. Il problema non è tanto che il governo è troppo invadente, ma che non sta facendo la cosa giusta." Questa è la ragione principale perché privatizzare potrebbe essere, invece, la soluzione giusta per consentire all'economia di crescere, afferma Stiglitz. Occorre però, aggiunge subito, che siano verificati alcuni requisiti e che essa avvenga in modo compatibile. "Sfortunatamente, l'FMI e la Banca Mondiale hanno affrontato tale problematica da un punto di vista ideologico molto ristretto: la privatizzazione doveva essere perseguita rapidamente." Il sistema di voti - i più alti andavano ai paesi che privatizzavano più velocemente - assegnato ai paesi che stavano passando dal sistema comunista a quello capitalista non si è tradotto in maggiore benessere. Alla base del fallimento sta il fatto che "il FMI partiva dal presupposto che il mercato, debba soddisfare alla svelta qualsiasi necessità si verifichi mentre, di fatto, molte attività pubbliche vengono poste in essere proprio perché i mercati non riescono a fornire alcuni servizi essenziali." È il caso dei sistemi statali di previdenza sociale, dei sussidi di disoccupazione, degli assegni di invalidità. Una privatizzazione posta in essere velocemente - come prescrive l'FMI - senza un'adeguata normativa che garantisca una corretta ed efficace concorrenza, crea un vuoto che ha altissimi costi sociali, specie nei paesi più poveri.
L'aumento delle tariffe è inevitabile e con l'aumento l'impossibilità di accesso a servizi una volta a disposizione di molti, se non di tutti. Stiglitz fa l'esempio del monopolio della telefonia in Costa d'Avorio: l'azienda francese che ha rilevato il servizio ha talmente aumentato i costi da rendere impossibile per gli studenti universitari l'uso di internet.
Le privatizzazioni hanno un impatto drammatico anche sui lavoratori. Per pareggiare i bilanci in rosso delle aziende di stato i privati tagliano sulle spese di produzione licenziando, spesso a bassissimo costo, i lavoratori "inutili". "Ma gli economisti - afferma Stiglitz - debbono preoccuparsi dell'efficienza complessiva. Ci sono costi sociali associati alla disoccupazione di cui le aziende private semplicemente non tengono conto." E i costi sono altissimi: violenza urbana, aumento della criminalità, conflittualità socio-politica, specialmente nei paesi più poveri dove mancano le tutele sociali. Inoltre - dice l'economista - le privatizzazioni non combattono la corruzione degli apparati statali, se mai la confermano e la incrementano: in ogni paese corrotto le aziende pubbliche sono state vendute a una frazione del loro valore ai privati i quali hanno pagato per questo cospicue prebende ai politici che le hanno intascate, senza che le casse dello stato ne abbiano trovato giovamento. "Se il governo è corrotto difficilmente la privatizzazione potrà risolvere il problema: dopotutto il governo corrotto che ha mal gestito l'azienda sarà lo stesso che gestirà la privatizzazione." Le affermazioni di Stiglitz sono quanto mai attuali oggi, a tre anni dalla pubblicazione del libro.

 

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