Pubblicato su politicadomani Num 54 - Gennaio 2006

Elezioni in Bolivia
Primo presidente indio e socialista
Evo Morales: "Metterò fine al neoliberalismo sfruttatore"

di d.s.

Al Palacio Quemado di La Paz, siederà, eletto da oltre il 50% dall'elettorato boliviano, Evo Morales, primo presidente indio a quasi due secoli dall'indipendenza del Paese.
Un gran giorno per la Bolivia. "Ahora es cuando", adesso è quando. Così recitava lo slogan pre-elettorale del Mas, Movimento al socialismo, la lista del neo-eletto leader, il quale ha staccato di un abissale margine percentuale il conservatore Jorge "Tuto" Quiroga (31%), del movimento Potere democratico sociale (Podemos), ed il centrista Samuel Doria Medina (8%), di Unità nazionale (Un). Sonora sconfitta anche per Felipe Quispe (meno del 2%), il "Condor" aymara perdutosi nella rivalità con Evo insieme al suo Mip, il Movimiento indígena Pachakuti.
Dalla sede dei cocaleros di Cochabamba, nel Chapare, Evo Morales ha così esordito nella sua prima conferenza stampa da presidente : "Compagni indigeni, per la prima volta abbiamo vinto. Comincia la nuova storia della Bolivia con eguaglianza e giustizia…basta con la discriminazione e la xenofobia. Vogliamo vivere insieme senza esclusioni, in una unione delle diversità. Il terzo millennio è il tempo dei popoli originari e non dell'impero e del suo modello economico… il governo popolare garantirà la governabilità basandosi su tre pilastri: il parlamento, la piazza e i rapporti con i paesi amici. Non siamo soli mi hanno già chiamato due presidenti latino-americani per congratularsi" (Hugo Chavez, Venezuela, e Fidel Castro, Cuba).
Morales, ha annunciato un governo che "metterà fine al modello neo-liberista e allo stato coloniale". Il suo sarà un programma "di uguaglianza, giustizia sociale, equità e pace", ha detto. Rivolgendosi agli imprenditori, ha detto che il Mas "non ricatta e mai ricatterà gli imprenditori onesti che desiderino investire nel paese perché il movimento indigeno non è escludente".
L'oligarchia bianca, figlia legittima dei colonizzatori di ieri, ha fatto di tutto per demonizzare Morales e impedire l'ascesa del Mas. Tuto Quiroga, leader massimo dell'opposizione ha definito Morales "un narco-tafficante e un terrorista". Oltre il trucco dei sondaggi, manipolati e indirizzati ad un molto improbabile esito equilibrato tra i candidati Morales e Quiroga, diretto in tutta evidenza a influenzare il voto, c'è stato un tentativo più o meno legale di impedire a un gran numero di elettori dell'altipiano, gli indios campesinos, e quindi presumibilmente elettori di Evo, di votare. Una vera e propria depurazione a norma di una legge "ad hoc" che prevedeva la cancellazione dalle liste di chi non aveva votato nelle municipali del 2004. Decreto annunciato in fretta e furia sui giornali del paese. Ma chi legge i giornali fra i campesinos dell'altipiano? Risultato: moltissimi elettori sono stati esclusi dalla votazione. Su un elettorato di 3.6 milioni circa 1 milione di persone non ha potuto votare. Ma non è bastato. "Abbiamo vinto anche con l'arbitro contro", ha detto Morales.
Si profila un quadro complicato e pieno di incognite per il nuovo governo, anche perché nei dipartimenti ricchi e dell'oriente nei quali solo da poco sono stati scoperti ricchissimi giacimenti di gas, hanno stravinto i candidati per un'autonomia d'elite, e anche a La Paz e Cochabamba, dove Morales ha avuto più del 60% dei voti, i governatori saranno all'opposizione. Da un lato la Bolivia andina è tutta per Evo, dall'altro la Bolivia bianca è in larga misura contro Evo. L'autonomia, a detta di molti osservatori, potrebbe diventare secessione.
Otto Reich, il cubano-americano che si occupava dell'America latina durante il primo mandato di Bush, intervistato a caldo, ha detto, rivolgendosi a tutti i boliviani, che "la Bolivia non può vivere senza il mondo, ma il mondo può benissimo vivere senza la Bolivia".
All'origine delle difficoltà che attendono il nuovo presidente ci sono, oltre alla situazione interna, anche fattori e pressioni esterne. Vincere la corruzione, è questo il primo passo da fare per dare al paese la possibilità di fruire delle immense ricchezze di cui dispone. Rimettere mano alla Costituzione per separare i poteri e costituire organi di controllo indipendenti. Ricostruire, a partire dal riconoscimento del genocidio degli indios, l'identità culturale e l'indipendenza politica di un popolo e di una nazione. Riaffermare la sovranità di un continente intero, in nome della libertà e dell'autodeterminazione delle popolazioni contro ogni progetto capitalista di sfruttamento economico e sociale.
E gli Stati Uniti?

 

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